“Non vedo ragione per cui si dovrebbero uccidere gli animali e farli diventare cibo per l’uomo, quando esistono tanti altri alimenti che sostituiscono la carne, se non il fatto che fanno quasi tutti càa.”
(T. Gyatso)
Dopo la Topa, si passa alla Fava, tanto per rimanere in tema.
La Fava è una pianta della famiglia delle leguminose; in relazione alla grandezza del seme, che rappresenta la parte edibile, le Fave vengono distinte quattro varietà botaniche o sottospecie, fra cui si ricordano la Fava di Ciùo e la Fava di Menelicche.
Detto questo, passo testé all’argomento del giorno, ossia il vegetarianesimo. Anzi, no, i vegetariani e, ancor più, i vegani. Perché detto francamente al sottoscritto non è che importi molto di cosa mangiate; solo, ecco, non mi dovete rompere la Fava.
Citando un amico, che però usa l’esempio che vado a proporvi in altro ambito squisitamente religioso, se una persona si diverte a picchiarsi la Fava su uno scoglio, sono un po’ fatti suoi. Chi sono io per dirgli “ehi, tu, smetti di picchiarti la Fava su uno scoglio”?
Parimenti, certo, mi aspetto che all’invito di picchiarmi la Fava su uno scoglio, nel caso in cui io opponga un cortese diniego, motivato dall’argomentazione logica che mi serve ad altri scopi differenti dal masochismo (e che comunque ognuno con la sua Fava ci fa un po’ quel che gli pare) detta persona abbia un atteggiamento maturo e rispettoso e non se ne esca con “ma allora devi morì”.
La dieta vegetariana è, oltre che non dannosa, addirittura salubre? Personalmente nutro pochi dubbi sul fatto che la risposta sia sì, ci sono decine (centinaia?) di studi – e prove – in merito.
Chiariamoci: io sono fermamente convinto che l’uomo, in quanto onnivoro, debba seguire una dieta equilibrata comprendente un po’ di tutto, e che tragga benefici dal consumo di carne, meglio se moderato. A dire il vero il mio consumo non è moderato, ma vi ricordate l’esempio della Fava? Ecco.
Nonostante questa mia convinzione, però, trovo che la scelta etica di chi decide di non mangiare carne abbia perfettamente senso, e anzi che la decisione di non arrecare danno o sofferenza agli animali sia un modo decisamente nobile di porsi nei confronti delle altre creature (certo, se poi il vegan di turno sbotta con “io quelli che mangiano carne li ammazzerei tutti”, la nobiltà va un po’ a farsi in culo).
Mi fanno invece girare le palle quelli che sostengono baggianate per cui che l’uomo ha una conformazione ossea che dimostra che è strutturato per digerire solo l’ortica cruda, o che i nostri denti sembrano studiati appositamente per ciucciare la resina dai pini, o altre robe del genere, prive di alcun fondamento scientifico; o ancora peggio di gente che (de)nutre il proprio gatto con alimenti vegan, o che priva sé stesso e il figlio neonato dei nutrienti di base, con le note, agghiaccianti conseguenze.
Un po’ come quelli che si rifiutano di curare i figli con metodi tradizionali, utilizzando surrogati del tutto inefficaci, e che poi pretendono pure di convincerti che c’è un’enorme cospirazione in atto. Sarò malfidato, ma mi sembra che ci sia una terrificante correlazione fra i cospirazionisti (il fruttarianesimo cura il cancro, l’AIDS non esiste, le scie chimiche ci stanno uccidendo, e così via), la gente che usa più il pensiero magico di quello logico, e gl’imbecilli.
Non ho intenzione di spiegarvi io come funziona il metodo scientifico, o cos’è il razionalismo, o quali sono le falle logiche che ciabattano spente nei cervelli dei followers dei movimenti antispecisti, fruttariani e culariani.
Solo, ecco, non ditemi più che l’uomo e il cane appartengono alla stessa specie, o che strutturalmente l’uomo è fatto per mangiare solo steccoli e biada, o che sono un assassino perché mangio il pollo, perché se è vero che per sfizio non mi sognerei mai di fare del male a un animale, sul prendere a calci nel culo l’ennesimo estremista che mi sta rompendo la Fava potrei farci un pensierino.
[M.V.]
A chiosa dell’articolo, come sempre, una battuta a tema copiata da Luttazzi.
“Ogni volta che un uomo sta facendo il simpatico con voi, non sta facendo altro che offrirvi il suo cazzo!” (D. Luttazzi)
“Everytime a man’s being nice to you, he’s offering you dick.” (C. Rock)
posso garantirti che a me della salute m’importa una sega e che ho sempre provato un bel fastidio a sentire le chiacchere sulla dentatura fatta così e lo stomaco fatto colà, visto che nel mio caso la scelta vegetariana è una scelta etica il cui motore è una visione del mondo in cui la salute dell’essere umano e la sua porca gola non sono gli unici fattori da prendere in considerazione al momento di scegliere chi o cosa mangiare.
tuttavia vorrei farti una domanda riguardo alla fava e allo scoglio e non si tratta di una domanda retorica, né di una provocazione, perché io non ho una risposta.
si suppone che quello che fai tu con la tua fava sia affar tuo, certo, perché chi paga o chi gode per essa sei sempre tu (e qualche altro fortunato beneficiario, suppongo, ma non viene al caso entrare nello specifico).
esiste un momento in cui la libertà individuale incontra delle restrizioni di tipo morale, che si trasformano in tipo legale in un secondo momento. nuocere alla salute degli altri esseri umani è sbagliato ed è pure un reato. nuocere alla salute degli altri esseri viventi è un reato solo in alcuni casi. nella nostra società è considerato sbagliato (ed è perseguibile penalmente) fare del male agli animali in modo gratuito. il problema è stabilire cosa sia gratuito e cosa non lo sia. tu dici che non faresti male a un animale “per sfizio”, ma, perdonami, tu gli animali li mangi per sfizio, ché le alternative non ti mancano mica. diciamo che hai deciso che uccidere gli animali per nutrirsene è accettabile, ma magari ucciderli per diversione non lo è. la linea di demarcazione però non è così netta. le pellicce possono essere considerate crudeli, così come la caccia o la corrida, perché tutte queste cose possono essere considerate superflue (benché perfettamente legali). ma mangiare animali non lo è? io non escludo che un giorno anche questa scelta, che attualmente è considerata una scelta individuale, verrà regolata da delle leggi.
se faccio dei figli e mi rifiuto di curarli con la medicina tradizionale, perché credo alla magia wicca, gli assistenti sociali possono portarmi via i pargoli. che ne è della fava e dello scoglio? la questione è che i miei figli, nonostante siano miei, non lo sono nella stessa misura in cui lo è la mia fava (avessi la fortuna di averne una) e hanno diritto a essere curati. anche gli animali hanno dei diritti, però, nonostante il diritto alla vita non sia tra questi.
la domanda che ti volevo fare è questa: come si stabilisce il limite alla libertà individuale?
essendo antiabortista fino a non molto tempo fa, mi facevo spesso la domanda che tu ti sei posto: ma perché gli antiabortisti non la piantano di spaccare le palle, procreano bambini a tutto spiano senza abortire mai mai mai e lasciano che noialtre facciamo col nostro corpo e coi nostri feti quello che più ci piace? la risposta è semplice: perché loro credono che i feti abbiano dei diritti, esattamente come io credo che gli animali ne abbiano.
con questo non voglio affatto dire che gli antiabortisti incontrino la mia simpatia, anzi: li ammazzerei tutti (ahahah), solo che trovo piuttosto limitante l’argomento: “fateci fare quello che ci pare”, perché è ovvio che questa posizione non è sempre difendibile. e allora ti chiedo: quando lo è?
ehm, naturalmente intendevo:
*essendo favorevole all’aborto…
e con “fino a non molto tempo fa” mi riferisco al fatto che fino a non molto tempo fa mi facevo quella domanda, non che adesso sono diventata contraria.
dio, che fatica!
“Come si stabilisce il limite alla libertà individuale?”
Precisazioni a parte, che male non fanno, anche se più o meno avevo capito… bella domanda.
Io posso darti la mia risposta, che non è affatto detto che sia quella giusta, anzi, che non è affatto detto che sia una risposta. E ci tengo a precisare questa cosa. Cioè che non credo d’aver ragione, su nulla: metto in campo un modo di vedere e sentire le cose, e di ragionarci su. (così dovrei almeno essere sicuro che tu non mi scambi per un prete)
In generale chiamiamo libertà la condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere. Uscendo dal campo puramente speculativo, la nostra libertà incontra non solo quella degli altri, ma anche le leggi, la fisica del mondo, e tutto il resto, e ne risulta limitata di conseguenza.
Il sistema di interconnessioni che regola le interazioni fra i vari agenti, e i rispettivi gradi di libertà, è ovviamente talmente complesso che parlare di tutte le implicazioni legate alla libertà non solo va oltre il mio limitato cervellino, ma prenderebbe davvero troppo tempo e troppo spazio (nonché tutto il volume necessario a gonfiare i tuoi ipotetici coglioni, quelli posti appena sotto la metaforica fava).
Per quanto mi riguarda, e mi rendo conto che potrei risultare antipatico, io pongo l’uomo al centro di tutto. Sì, la vita di mio figlio, e degli altri uomini, arriva ben prima di quella di tutti i cuccioli di foca del pianeta. In questo sono egoista (eticamente) e, nei limiti, utilitarista.
Penso che si debba procurare agli altri (inclusi gli animali e, paradossalmente, anche le piante) la minore sofferenza possibile in accordo con il tentativo di raggiungere la propria felicità e del proprio piacere, e ancor più con la conservazione della propria salute; in questo, credo che le leggi naturali e la scienza possano darci una mano nel valutare cosa è bene e cosa è male per la collettività, ma questo non cambia il fatto che, temo, porrei sempre la vita di un uomo avanti a quella di un pellicano.
In un’ottica di ricerca della felicità, per farti un esempio che parta da qualcosa che hai citato, lascerei alla coppia la decisione su aborto\non aborto, con l’ultima parola alla donna (per il ruolo che riveste non solo nella gestazione, ma anche nei primi mesi di vita del bambino). Personalmente sono contrario all’aborto, ma credo sia giusto che ogni coppia decida autonomamente.
Ecco, per esempio: nel caso in cui si debba decidere sul far sterilizzare, o abortire un cane, credo che debba decidere in coscienza il padrone del cane (perché di padrone si tratta, il cane di suo non so se avrebbe scelto proprio quell’umano lì, se lasciato libero di scegliere), in accordo con le esigenze della comunità che ospita entrambi.
Poi, ovviamente, entrano in gioco le leggi e le normative. Quelle cose per cui ognuno di noi lotta, in modo da adeguarle il più possibile al proprio pensiero.
Sul consumo di carne, come rilevi, c’è una grossa zona d’ombra, che a fronte d’una grande libertà permette anche comportamenti percepiti come eticamente sgradevoli (senza contare quelli seriamente disumani, spesso già illegali ma sconsideratamente talvolta tollerati) da un sacco di persone.
Quando queste persone saranno in maggioranza (e forse, portando alla luce fatti crudeli tali che la coscienza sovrasti il piacere, questo numero aumenterà), allora forse le cose cambieranno. Dopo tutto, sono cambiate negli anni, cambieranno ancora.
Per quanto riguarda il povero razionalista che ha scritto il post, quando verrà fuori che consumare carne nuoce sommamente alla razza umana – e dunque anche a lui e a suo figlio – e oltre ogni ragionevole dubbio sarà dimostrato che mangiare solo vegetali porti indubbi vantaggi non solo allo sviluppo e ala salute ma anche all’umore e alla vita sul pianeta, sappiate che sarà il primo a mutar d’opinione.
Ma nel frattempo si considera un onnivoro, e mangia anche carne, così come tanti altri animali, convinto che la carne sia un valido apporto energetico e proteico, che gli faccia secernere serotonina, e che cazzo ci stia benissimo con una bella birra.
“Come si stabilisce il limite alla libertà individuale?”
Credo che ognuno lotti per far sì che questo limite si avvicini alle proprie convinzioni.
E spero che alla fine sia la razionalità e la scienza a dirci dove andare. Cioè spero che sceglieremo “con la testa” e non “con la pancia”, a costo di cambiare le mie abitudini.
Personalmente, al di là del dibattito sul cibo, trovo più drammatica la discussione sulla sperimentazione animale, o sulla ricerca sulle staminali, o sull’aborto o la procreazione assistita, e cinicamente vedo quello del vegetarianesimo come un problema secondario (forse sbagliando).
Insomma, grazie della domanda, ma non ho, in realtà, una risposta.
E quindi scusa se t’ho fatto perder tempo.
Oh quanto vorrei intervenire nella discussione, ma già il tempo impiegato a leggere l’articolo ha superato la quota a mia disposizione per l’argomento. Peccato.
Però mi pare d’intuire che qui ci sarebbe del materiale per la mia rubrica…
perdita di tempo, dici eh? forse invece che stare qui a discutere dovrei andare in giro a iniettare stricnina nella macinata al supermercato, così vi convincerei una buona volta che mangiare la carne è pericoloso e poco salutare.
ad ogni modo vorrei che fosse chiaro che anch’io metto la vita umana al primo posto (con le debite eccezioni: la vita del mio cane mi è più cara, in effetti, di quella di un sacco di sconosciuti, ma le valutazioni sui “prossimi congiunti” suppongo siano poco rilevanti), solo che quando si tratta di nutrirsi di animali sul piatto della bilancia non ci sono le vite di umani e animali a confronto: da una parte abbiamo la vita degli animali, dall’altra un’abitudine alimentare (supportata dalla tradizione e dal gusto, ma non da autentica necessità). quando faccio questa valutazione non criminalizzo chi mangia carne, tutt’altro. credo che in una società in cui mangiare carne è normale, sia normale che questo accada, ma questo non mi impedisce di auspicarmi che le cose cambino.
non posso negare che esistano vegani bisognosi di diffondere il verbo, i rompipalle ci sono dappertutto, però quando mi si accusa di credermi migliore in quanto vegana la considero un’obiezione idiota: non vale forse lo stesso per chiunque faccia una qualunque scelta? chi vota a sinistra non si considera migliore di chi vota a destra e viceversa? così come c’è quello che a tavola ti chiede per chi hai votato l’ultima volta per poterti spiegare come mai lui ha votato meglio, così c’è anche il vegano che ti spiega perché non mangiare carne lo è, in fondo per entrambi non si tratta davvero di scelte private, perché le conseguenze di queste scelte ricadono anche su terzi. vorrei persino spezzare una lancia in favore del cattolico pedante che cerca di salvare la tua anima, per quanto la religione possa sembrare la scelta privata per eccellenza, evidentemente lui non la pensa allo stesso modo, visto che lasciarti marcire nel peccato farebbe di lui un peccatore. questo non significa che mi risparmierei una sola battuta sarcastica a chi si prendesse la briga di provare a convertirmi, tuttavia non cercherei neanche di stare a spiegargli che ognuno con la sua fava ci fa quel che gli pare…
Parto da qui: “la vita del mio cane mi è più cara, in effetti, di quella di un sacco di sconosciuti”
Mh. Quindi fammi capire. Se il tuo cane e uno sconosciuto stanno affogando, e tu puoi salvare solo uno dei due, salverai il cane. E poi spiegherai tu al figlio o alla moglie dello sconosciuto che l’hai lasciato morire per salvare il tuo cane. Ecco, io non riesco a pensarla così, probabilmente perché non riesco a mettere sullo stesso piano un uomo e un cane. Sempre “imho”, parlando di scelte etiche, tu puoi giudicare me un mostro per come la penso, e io potrei fare altrettanto; oppure possiamo ragionare sulle motivazioni dell’altro e poi cambiare o non cambiare idea.
Per esempio, sul tuo discorso sulla carne, sono d’accordissimo sul fatto che tu voglia cambiare le cose sulla base delle tue convinzioni, non sono convintissimo che non ci sia “necessità” di consumare carne (quantomeno durante l’allattamento), si torna sullo “scientifico” (e non credo sia dimostrato nulla, che io sappia ci sono teorie discordanti, al momento).
Tornerei sull’etico, che mi sembra importante.
Ovviamente, ognuno difende le proprie idee, quello che contesto io sono i modi, quando sono incoerenti, aggessivi, basati su dogmi e errori logici.
Il prete che pretende che io non usi il preservativo (padre, il problema è che se hanno più di 12 anni rimangono incinte!), il “cattorazionale” che cerca di convincermi che religione e pensiero scientifico possono coesistere (se credi in lourdes, che cazzo vieni in ospedale? vai a lourdes), l’omeopata che cerca di convincermi che l’omeopatia non è un placebo ma funziona “scientificamente” (e che l’acqua ha una sua memoria, che bello, ogni sorso d’acqua che bevo butto giù il ricordo di pisciate precedenti), il vegano che mi chiama assassino (e io chiamo assassino te, che in assenza di cibo vegetale per salvare un coniglio faresti morire di fame un bambino).
Le convinzioni etiche possono nascere su qualsiasi cosa, bisogna renderci conto però che le persone pensano in modo diverso. Se io parlo con un vegano, cerco di mettermi nei suoi panni, non di considerarlo un idiota a priori (semmai posso farlo dopo, ma spesso è un giudizio sulla persona e non sull’idea in sé, per quanto esistano anche idee che reputo profondamente imbecilli “de facto”). Ma è difficile farlo con qualcuno che ti guarda e vede un assassino, e te lo urla in faccia. Ma credo che a livello di “sensibilizzare”, mettere sullo stesso piatto un’orata e un bambino affamato farà fare ottenere più consenso agli onnivori che agli erbivori, motivo per cui cercherei sinceramente più il dialogo che l’aggressione.
Poi, insomma, ognuno conduca le sue battaglie come vuole.
PS: spero di non aver offeso nessuno con questo e i precedenti post, e vorrei ringraziare preventivamente Elena per lo scambio d’idee sicuramente appassionato da ambo le parti, ma decisamente civile.
ok, avrei delle cose da risponderti, ma lo farò solo davanti a un piatto vegano. per il momento mi accontento dello scambio civile che abbiamo avuto qui (dal vivo potrò iniziare a lanciarti verdure quando perderò la pazienza, sarà più divertente che scrivere in capslock).
Ehi Ehi, è roba mia, parlava di me!
Il motivo per cui “non perdo tempo” a discutere di certi argomenti sta proprio nelle tue parole “in fondo per entrambi non si tratta davvero di scelte private”. Ora fintanto che questo punto sia “in fondo” e “secondo loro”, io m’informo del fatto e lascio le chiacchiere ai perditempo, tanto più che se c’è una persona, come credo tu sia, abbastanza intelligente da mettere in fila due concetti, sarà anche abbastanza intelligente da conoscere già principio, sviluppo e conclusione di una discussione del genere. Dunque tu non tenti di convincere me ed io non tento di convincere te. Inoltre nessuno dei due è uno scienziato con innovative rivelazioni alimentari, non ci sono pertanto nuovi elementi per “riaprire il caso”.
Non forzerei il paragone con il cattolico, che per quanto possa farmi singolarmente tenerezza, alimenta una organizzazione che quotidianamente incide con forte negatività sulla mia esistenza; mentre il vegano/animalista/fissato di turno svanisce ancora innocuamente con il rituale “ma nun me rompe li cojoni”.
Però, se volessimo, potrei star qui a leggere le solite più o meno strampalate ipotesi sul perché dovrei mangiare o non mangiare cosa, andando ad evidenziare di volta in volta le solite incoerenze, i dogmi, le mode, le fisse, le sciocchezze e, là dove presenti, le normali banalità.
Poi oh, se vuoi fare un discorso e mi esordisci con “anch’io metto la vita umana al primo posto (con le debite eccezioni: la vita del mio cane mi è più cara, in effetti, di quella di un sacco di sconosciuti […]”, be’ allora anch’io sono vegetariano (con le debite eccezioni: la carne di agnello mi è più cara di tante verdure). Quindi siamo a posto no? Siamo esattamente dalla stessa parte: quella di chi si prende per il culo.
Sul pezzo della stricnina nella carne ti gioco il jolly, che di cazzate son io il primo a farmene sfuggire una quantità,
Ah, visto che non l’avete ancora fatto (o almeno credo visto che ho letto il meno possibile), lo faccio io: Hitler.
non ho mica capito se il tempo lo perdi o no, pare di sì, in quanto alla fine non ti sei limitato a scrivere che avresti scritto, ma lo hai addirittura fatto.
il paragone con il cattolico ha un senso se si pensa all’individuo cattolico con il quale si può avere il piacere di conversare (ho un paio di amici che sono così), evidentemente non sto parlando di istituzioni, ché quando si è trattato di lavorare in un circuito cattolico (ho fatto anche questo) gli scontri con le suore cattive che cercavano di convincermi le detenute a non usare il preservativo o si rifiutavano di dar loro da mangiare il mercoledì delle ceneri non sono certo mancati. se vuoi faccio anch’io il giochetto di dirti che siccome penso che tu sia una persona intelligente credo che tu capisca la differenza, oppure te lo risparmio, che dici?
per me puoi nominare qualsiasi strampalata ipotesi sul perché mangiare o no cosa: evidentemente io il tempo lo perdo volentieri, finché le obiezioni non diventano del calibro: “sì, ma il leone la gazzella se la mangia” o “anche le piante soffrono” perché sono vegetariana da più di 15 anni e se il livello è questo io me ne chiamo fuori, anche perché non si è mai trattato di convincere nessuno a cambiare parere, la mia obiezione iniziale, ovvero che la filosofia del “fateci fare quello che ci pare” trova un limite quando si scontra con dei soggetti etici, resta in piedi. se mi si dice che gli animali hanno effettivamente a diritto a non soffrire, ma è giusto che le loro vite vengano sacrificate per gli interessi dell’uomo è evidentemente un pensiero che non condivido, ma che non posso discutere, perché si tratta di un diverso sistema di valori rispetto al mio. è diverso dal provare a sostenere che quello che mangio è una cosa che riguarda solo me e che nessuno può dirmi se quello che faccio è giusto o sbagliato.
quanto alla vita del mio cane secondo me vi sta sfuggendo il riferimento al “grado di parentela” che scherzosamente gli attribuisco. il mio cane fa parte del mio vissuto e del mio mondo affettivo, è ovvio che per me valga più di qualunque essere umano sconosciuto.
sacrificherei la vita di un essere umano per lui? non lo so, non credo di poterlo dire senza trovarmi in una situazione simile. ma se salvare un vostro prossimo congiunto mettesse in serio pericolo la vita di moltissime altre persone e voi lo faceste io non credo che da questo si potrebbe desumere qualcosa sul vostro sistema di valori. c’è un motivo per cui un giudice non può giudicare un suo parente stretto e una madre può scegliere di non testimoniare contro suo figlio. se state pensando che in quel caso si tratta di persone e non di cani un giudice non può neanche giudicare il ladro che ha rubato in casa sua. perché? perché si da per scontato che avendo ricevuto un danno personale non sarà obiettivo e allo stesso modo io non sarei obiettiva e non escludo che rinnegherei il mio stesso sistema di valori per salvare la vita del mio cane. se voialtri vi considerate invece dei granitici mostri di coerenza non abbiatevene a male se invece io, in quanto vegana costretta a convivere con l’incoerenza delle mie scelte giorno per giorno, accetto la cosa con serenità (ahahah).
quanto a hitler, lo metto insieme al leone che mangia la gazzella e le piante che soffrono.
Ma sì che scherzi quando dici che il tuo cane vale più della vita di un uomo! E’ solo che se, dovessi scegliere, salveresti il cane piuttosto che l’uomo.
Mi perdonerai se mi sfugge la parte scherzosa!
Poi non ho capito la parte dell'”ognuno mangia quel che vuole” e a posto così. Perché il problema principale credevo fosse proprio quello di voler convincere (o costringere, a seconda della stricnina usata) gli onnivori a mangiare esclusivamente vegetali. Se così non è, non vedo il problema.
A margine, se il motivo per mangiare solo vegetali è che questi non soffrono morendo, be’, anch’io me ne chiamo fuori.
Sei vegetariana da 15 anni, dunque certi argomenti decadono automaticamente (http://theultimateplaylist.com/wp-content/uploads/2012/03/willy-wonka-wilder-300×300.jpg).
Io sono onnivoro da più di trenta, questo dovrebbe chiudere la discussione.
Per il sistema di valori, invece, direi proprio che sì, è rappresentato dai comportamenti assunti e dalle scelte fatte. Non certo dalle dichiarazioni.
Quando tu mi dici che l’uomo viene prima di tutto, ma poi di fatto gli preferisci un cane, stai semplicemente mentendo, e non ne vedo il motivo. A meno che in cuor tuo non pensi che il tuo comportamento sia sbagliato (exscusatio non petita…).
Il problema della coerenza emerge solo là dove tu non riesca ad esimerti dal dichiarare a priori quale sarà il tuo comportamento. Per non essere incoerenti basta non farsi vessillo di un valore che non si possiede. Basta essere sinceri, intellettualmente onesti o, semplicemente, tacere.
Un po’ come vale per i “buoni cristiani” che dichiarano di essere buoni cristiani e poi se ne fregano quotidianamente dei bisognosi. Mica dico che debbano ogni giorno raccogliere un morto di fame, semplicemente basterebbe che non sventolassero di essere buoni cristiani. Ma nemmeno cristiani. E magari nemmeno buoni.
Comunque dobbiamo smetterla di vederci così o la gente inizierà a sospettare qualcosa.