Ormai grandi, adulti oserei dire, e vaccinati, conserviamo ancora un piccolo ricordo di quei momenti in cui perdevamo gli ultimi dentini sostituendoli con denti veri e smettendo di apparire handicappati di fronte al mondo.
E’ il ricordo della soddisfazione di uscire da quella condizione fisica e mentale di ritardo nei confronti delle persone a cui qualcuno avrebbe affidato qualcosa più di un lecca lecca alla camomilla.
Oggi che la vita si è allungata e i social network permettono di urlare al mondo il proprio ritardo, uno dei dentini traballanti dell’umanità è senza dubbio la parentela dichiarata.Questo incisivo ballerino si manifesta principalmente negli account di Facebook, con una sequela di parentele ad minchiam che generalmente iniziano con “vedova” o “sposata con XX“.
Ben arrivati a minkiolandia.
Già questo torto, non tanto nei confronti delle sconsolate vedove reali, quanto di tutti i mariti che vorrebbero essere davvero vedovi, basterebbe a individuare la cifra mentale del folto gruppo “bimbi dal sorriso a pianoforte”, ma per completare il disegno mancano ancora la mamma-migliore amica (del momento), il papà-amico (a cui voglio riconoscere qualcosa ma non dandogliela), le zie-compagnucce (che non è una banda di omosessuali uscita da I Guerrieri della Notte versione livornese, purtroppo) e i figli, figlie, nipoti e chi più ne ha più ne tolga.
In somma, una roba così (attenzione alla rotellina del mouse, che si consuma):
Ora direte “ogni bimbo ha diritto a sorridere anche con i dentini cadenti”, e avreste ragione, ma se guardate bene non noterete due dentini da latte, bensì di una tempesta d’avorio generata da una forma di parodontite parentale acuta.
Infatti stiamo parlando di signorine (e talvolta signorini) che hanno superato il quarto di secolo di “vita”, che se davvero avessero avuto una famiglia numerosa o affezionata la metà di quella che dichiarano, probabilmente adesso starebbero facendo la pubblicità per la Durban’s.
La caccola di questa settimana la scaglio quindi contro la quantità di paraindividui che si presentano, e ci presentano come umanità, con un sorriso che sembra solo dire “un lecca lecca alla camomilla, per favore”. E con quello in bocca giù a spiegarci perché poi accade che ci s’incazzi per tutti i temi che trattiamo su questo blog.
Ogni volta che leggete un articolo di costume e società pensate a questa immagine.
Non sono denti da latte.
[D.C.]
Io ogni volta che vedo famiglie così allargate penso a come le persone si tirino addosso sarcasmo da sole: è un idillio pubblico in cui io, legalmente autorizzata, a vedere tanti fratelli con cognomi diversi, posso dire a voce alta “Madre puttana!” e nessuno potrebbe alzarsi a protestare.
Guarda, sulle mamme non so, ma le figlie se la cavano benino.