(N. Machiavelli) Chiusa la Trilogia Anatomica, si apre questo lunedì la mia Trilogia Fecale.
Il primo pezzo – questo per intendersi – nasce da una mia blanda riflessione, nata per l’appunto mentre ero mollemente adagiato sul ribaltabile d’un vaso sanitario, su quanto sia difficile oggigiorno far capire alle genti la differenza fra un fatto e una stronzata.
Non è facile per diversi motivi, fra cui ho isolato come sommi problemi il pensiero magico, la difesa della sacralità dell’opinione, e il citare fonti a cazzo.
Cadere in questi errori imbriglia la mente dell’interlocutore, specie quello barricato entro invalicabili mura di superstizione o fanatismo, rendendo il dialogo difficile, ma difficile difficile, tipo lavarsi i denti tenendo entrambe le mani immerse fino all’elsa nelle terga.

Non ho pretesa di dire il vero. Il mio scopo, come spesso mi capita, è solo quello di invitare alla riflessione, per cui non v’incazzate se vado a toccare qualcosa che vi da noja.
Prima di tutto, ecco il nemico numero uno: il pensiero magico. Dicesi pensiero magico un tipo di elaborazione cognitiva in cui manca una relazione causale tra due eventi o fenomeni. Il problema del pensiero magico è che tramite esso si stabilisce un rapporto fra due “cose” (fatti, concetti) che in realtà è assolutamente inesistente. Il punto non è tanto sulle cavolate tipo la superstizione, che boh, se hai paura che versare il sale ti renda la vita un inferno, sono fatti tuoi; no, il problema è quando questo ha delle conseguenze sia nei fatti (il tipico esempio è la scelta di una cura alternativa del tutto inefficace, per esempio per un figlio), che nelle parole, tramite quelle che chiamo “false correlazioni” (argomentazioni fallaci spacciate per vere in virtù di boh).
Il primo caso è quello tipico di chi crede che dato che pregando al capezzale dei malati alle volte è capitato che il malato guarisse – con percentuali curiosamente vicine alla remissione spontanea della malattia in oggetto – allora la preghiera guarisce i malanni. Di solito io rispondo “bene, e allora chettefrega delle medicine? prega, sarà fatta la volontà di [dio a caso].”
Per falsa correlazione (termine mio) intendo invece quel fenomeno per cui se sul sito X si parla di cipolle peruviane, e il video Y presente sul sito X mostra delle cipolle, esse saranno sicuramente peruviane, oppure che se una persona di cui mi fido dice una cosa Z, essa sarà vera per forza. Cioè, stabilire la veridicità di una cosa non in base a una fonte seria, ma a un legame illogico. “Pippo ha detto cose vere su X, quindi se parla di Y dirà cose vere”. Certo, nella vita bisogna avere qualche punto di riferimento, anche io ce l’ho, però dato che a pigliàllo in culo si fa alla svelta, meglio stare un pochino all’erta.
La difesa della sacralità dell’opinione è forse l’accidente dialettico che mi sta più in punta di fava, è quella cosa per cui ci si ritrova, nostro malgrado, in dialoghi di questo tipo:
Sottinteso: “non vorrai mica impedirmi di esprimere un’opinione?”Tizio: Beh, poi insomma, Barry Lyndon è un thriller.
Tu: Ma no, è storico-drammatico, ci sono dei canoni che determinano il genere, l’aderenza al periodo, il tipo di vicenda narrata, le scelte di regia…
Tizio: eh, ma secondo me è un thriller. Opinione mia.
Beh, no, ma se è una stronzata mi riservo il diritto di fartelo notare, perché non si sa mai che qualcuno pensi che hai ragione e che poi si sparge la voce che quel film in costume di Kubrick è un plagio de la donna che visse due volte..
Se stiamo parlando di qualsiasi cosa, dobbiamo condividere quantomeno un vocabolario e dei fatti concreti minimi su cui basarci, oppure è inutile parlare. Solo se (dati e studi ufficiali alla mano, anche quando essi hanno contorni sfumati) concordiamo sugli effetti reali della cannabis possiamo parlare dei suoi utilizzi e di se e come debba essere liberalizzata. Altrimenti parliamo solo di fumo, e non solo letteralmente.
E questo mi porta all’ultimo punto, il citare fonti a cazzo. Lo dirò fuori dai denti: uno studio decennale dell’AMA è parecchio più attendibile del blog di tuo cugino, anche se tuo cugino è un bravissimo infermiere. Non è questione di quantità, ma di metodo di lavoro: se una cosa non è evidente, ne dev’essere dimostrata l’esistenza, oppure dal punto di vista scientifico non esiste. Mille siti che dicono che le scie chimiche uccidono, senza uno straccio di prova, valgono meno di uno studio serio che dimostra quanto la teoria sia strampalata.
Sempre citando la cannabis: se due bloggers dicono che loro cazzo stanno benissimo anche dopo aver fumato un sacco, non è uno studio, sono due tizi che se la stanno spassando alla grande (beati loro, ma non è una fonte attendibile).
Milioni di persone che credono che il cancro si guarisce con le uova marce non faranno sparire il cancro succhiando uova marce, pensare convintamente che il tuo gatto è vegano non lo salverà da una brutta morte se gli dai solo patate e zucchine, e così via. Il problema non è tanto se stiri il gatto a suon di melanzane, ma quando convinci altri a farlo: abituarsi a cercare fonti sicure non è male, è il motivo per cui su questo blog, sebbene si esprimano fondamentalmente opionioni, si chiede a tutti i redattori di rendere conto personalmente di quello che dicono, fornendo le fonti alla bisogna.
E con questo chiudo, dopo essere riuscito ad essere sia prolisso che non esauriente, ma in fondo è lunedì, ho tutta la settimana per peggiorare ulteriormente le cose.
[M.V.]
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