Monopolio dell’etica

L’etica è quella cosa che ci fa distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato.
Prima ancora di entrare nel merito dell’articolo vorrei premettere una cosa: esiste un’etica assoluta? Un ipotetico codice di leggi che distinguono ciò che è bene da ciò che è male?
Personalmente penso di no.
2000 anni fa era giusto uccidere una moglie infedele. Non solo era permesso, ma era proprio “giusto” e “buono”. Le persone erano convinte che le donne infedeli meritassero tale punizione e nessuno ci vedeva niente di male. 200 anni fa era giusto impiccare un pirata. 123 anni fa era giusto uccidere qualcuno per punizione anche in Italia (solo nel 1889 è stata abolita la pena di morte in Italia). Oggi è giusto rinchiudere una persona in una stanza di due metri per due, costringendolo a rimanere lì per anni e anni.

Non è solo una questione di tempo, ma anche di spazio. Tutt’oggi ci sono posti dove lapidare una moglie infedele è cosa buona e giusta, dove impiccare gente è cosa buona e giusta, dove rinchiudere qualcuno in galera è cosa buona e giusta.
Noi stessi potremmo considerare alcune di queste cose come buone e giuste.
Spero che questo sia sufficiente per dimostrare che non esiste un’etica universale, “giusta” sempre e per tutti.

Questo dovrebbe già bastare ai più acuti di voi per capire dove andrò a parare.
Il fatto è che, se non esiste un’etica sempre giusta per tutti, perché esistono al mondo persone convinte di avere il monopolio dell’etica? Il fatto sarebbe già ingiusto di per sé, ma come se non bastasse queste persone si rifanno a un codice etico vecchio di duemila anni. Così vecchio che contiene roba come “Tutto ciò che non ha né pinne né squame nelle acque sarà per voi in abominio.” (levitico 11.12) Certo, per me che sono intollerante ai molluschi questa è ancora una regola valida, buona e giusta, ma per la maggior parte della popolazione che senso ha una norma di questo tipo?
Queste persone affermano che il loro codice etico è sempre giusto, perché fornito da un’entità superiore incapace di dare informazioni sbagliate, ma allo stesso tempo tagliano e censurano pezzi di quello stesso codice per evitare che la gente si accorga di quanto folle (per i giorni nostri) esso sia.

by Dario Corallo

Ci dicono che il loro è un codice sempre vero, immutabile, ma allo stesso tempo “interpretabile”. Cinquecento anni fa hanno interpretato che gli uomini aborigeni delle americhe e dell’africa subsahariana non avessero anima e quindi non fossero da considerarsi uomini, ma solo bestie e schiavi. Oggi hanno interpretato che i gay hanno un “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale.” (De pastorali personarum homosexualium cura, 1986, Joseph Ratzinger). Domani potrebbero interpretare che tutti i biondi sono degli stronzi, chissà.

L’etica è una cosa che deve venire dalla ragione, non dal dogma. Per sua stessa definizione deve venire dalla ragione di tutti (in un determinato momento, in un determinato posto). Capisco che per molti usare la ragione sia una spesa di sforzi eccessiva e si lascino bellamente guidare da un’etica “preconfezionata”. Capisco che sia faticoso chiedersi ogni volta: “sarà giusto o sarà sbagliato?”. Ma a queste persone io vorrei tanto dire: Se avete bisogno di un pastore vuol dire che siete delle pecore, e in quanto tali il vostro destino è quello di essere sfruttati, perché il pastore protegge le pecore dai lupi, ma solo per tosarle, e infine mangiarle.
Per troppo tempo abbiamo lasciato che l’etica non venisse più controllata dalla ragione; ai “pecoroni” rivolgo le parole del Poeta: “uomini siate, e non pecore matte,”

[S.G.]

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