E mentre in Italia ci si scanna per le inutilissime primarie del Pd, dall’altra parte del Pacifico si è in dirittura di arrivo per le elezioni presidenziali di questo novembre.
Certo, la situazione è molto diversa rispetto a quattro anni fa, quando l’attuale presidente Obama veniva salutato da tutti come colui che avrebbe cambiato il mondo.
Forse ci saremo fatti ingannare dall’abbronzatura, ma certo è che di quel “Yes, we can!” è rimasto ben poco; nel suo discorso al congresso dei Democratici, Obama ci tiene a precisare che saranno tempi duri quelli che verranno, che non si potranno fare magie, che ci sarà da lavorare sodo, ma che lui è comunque lì per dire la verità e non fare ottimistiche ma vuote promesse. Viene da chiedersi se il discorso non gliel’abbia scritto Bersani.
Ma poveraccio, gli sono toccati gli anni della crisi e i promessi posti di lavoro hanno lasciato il posto a 23 milioni di disoccupati; le guerre in Iraq e Afghanistan continuano nonostante le dichiarazioni sul ritiro delle truppe, e la tanto promessa società meno diseguale sembra che non sia arrivata. Insomma, scarso Change e decisamente poca Hope. Evidentemente essere neri non basta.
Dall’altro lato si oppone Romney, un repubblicano che repubblicano non si può: più religioso di Barlow, più antiabortista di Alemanno, più omofobo di Babini, più bellicoso di Schwarzkopf; viene quasi da pensare che a confronto Bush (uno dei due a caso) fosse quasi un moderato.
I Conservatori hanno ben visto che dato lo scarso successo di Obama si poteva candidare anche uno così, con un programma riassumibile con “meno assistenzialismo, più America“.
E nei sondaggi i due sono più o meno alla pari.
Si spera solo che gli americani abbiano il cuore di scegliere il meno peggio.
[F.T.]
Pare che Romney stia tentando in tutti i modi di suicidarsi politicamente http://tinyurl.com/8bodomv
Con certe dichiarazioni persino l’appoggio di Chuck Norris (http://tinyurl.com/d9h2jwt)potrebbe non bastare…