In che stato siamo…

“Non si prenda il mio discorso per ischerzo, ché questo è invero quel penso dell’insegnar la religione nelle scuole: ovverosia che è una bella cazzata.”
(F. Orestano)
Pare che qualche ora fa il ministro Profumo abbia detto che l’ora di religione a scuola, così com’è strutturata, ha poco senso e andrebbe modificata.
In sostanza, dato che ormai viviamo in un paese multietnico, e dato che ormai soprattutto alle elementari e alle medie, il 30 per cento degli studenti è di origine straniera e, spesso, non di religione cattolica, forse sarebbe meglio che quell’ora diventasse “un corso di storia delle religioni o di etica”.
Un primo passo, certo.
Che rispetto a quel che ci vorrebbe ci fa come il cazzo alle vecchie, però: non tanto per quello che viene insegnato, quanto per quello che non viene insegnato.
Ripassino veloce: della religione nelle scuole pubbliche (e quindi laiche) ce n’eravamo liberati nel 1905, allorché il buon Francesco Orestano, nella redazione dei programmi, aveva abolito del tutto l’insegnamento religioso, ma poi il ministro fascista Gentile (no, non il Gentile decapitato dai calvinisti, parlo di quello famoso) l’aveva reintrodotto, tramite la famosa “ora di religione” ancora in vigore oggigiorno.
Ora, io l’ora di religione (che poi non è un’ora: si va dall’ora e mezza della materna, alle due ore della primaria, a un’ora e basta per le scuole secondarie) l’abolirei a pié pari, se non altro perché altro non è che un residuato paraculo del favore concesso da Mussolini a quello stronzo di Pio XII. E questo sopravvolando sul fatto che altro non è che l’indottrinamento a un culto che, al di là dei contenuti comunque spesso discutibili, viene divulgato a spron battuto da una casta ecclesiastica che mentre si difende dalle accuse di partecipare a crack finanziari e di coprire prelati con le fregole trova il tempo di condurre guerre sante contro gay, preservativi in africa, fecondazione assistita e eutanasia.
Perché è scritto in un libro.

Dicevo, io quelle ore le tirerei allegramente nell’orinale, ed eliminatele con gaudente e grande sciabordar d’acqua, reintrodurrei di volàta l’educazione civica, ormai da qualche anno abolita nelle scuole primarie e quasi inesistente alle superiori. Ci sono casi in cui le singole scuole si attivano per una sanissima educazione alla legalità, al vivere comune, ma sono poca cosa e soprattutto spesso sono iniziative sporadiche e non obbligatorie, al contrario dell’insegnamento della religione che è “obbligatorio con facoltà d’esonero” (che è ben diverso da “facoltativo”, se ci pensate).

Ecco, io un po’ di costituzione in più la insegnerei, così che i nostri ragazzi siano in grado di riconoscere alcune stronzate quando qualcuno le dice. In modo da insegnare un po’ d’etica di base, un po’ di codice civile e penale. Non si sa mai che, insegnando ai nostri figli un po’ di legalità, di rispetto e di tolleranza, insegnando che noi ripudiamo la guerra, che siamo tutti parte di uno stato e di una comunità, anziché sparargli nel cranio che siamo condannati alla dannazione eterna se non facciamo quello che hanno deciso che era scritto nelle biografie di un santone morto duemila anni fa, non ci si ritrovi in uno stato un po’ meno rincoglionito, e magari un po’ più civile, di quello in cui siamo.

[M.V.]

3 risposte a "In che stato siamo…"

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