Chi ti ha imparato l’italiano?

“La grammatica, la stessa arida grammatica, diventa qualcosa come una stregoneria evocativa; e quel che mi evoca altro non è che un sommo girar di palle.”
(C. Baudelaire)
Premetto che i grammar nazi mi stanno sui coglioni: non sapendo come ribattere sul piano dei contenuti, si rifanno su quello della forma. Quando questo accade in contesti informali, è solitamente indice di pochezza, nonché di scarsa conoscenza della netiquette.
Eppure, almeno in parte, non posso che essere solidale: di stupri della lingua italiana se ne vedono così tanti e così imbarazzanti che a volte non ci si chiede semplicemente se gl’improvvisati scrittori abbiano i pucìni nella testa, ma più approfonditamente se siano piccoli di mericanel o di pepoi.
Può capitare che uno non segua le regole in maniera precisa, per carità, esistono i lapsus, esistono i refusi, e più banalmente ci si può sbagliare. Pur avendo la fortuna di avere conoscenti che fanno più o meno un buon uso della lingua italiana, quantomeno nella forma, gironzolando su internet non c’è scampo: prima o poi l’orrore grammaticale vi assalirà, con precisione, cattiveria e brutalità.
Oppure vi coglierà in strada, usando come corpo ospite una dichiarazione d’amore vergata su un muro. Citando Aliens: “vengono fuori dalle fottute pareti“.
Il problema però è quando, dalla risata per un più che maldestro q’anto ti amo, si passa allo sconforto. Quello, per esempio, che ha colto il sottoscritto nell’apprendere da un amico che c’è gente in quinta ginnasio che fa errori anche gravi di ortografia e sintassi nei compiti in classe, in momenti quindi in cui l’attenzione dovrebbe essere interamente rivolta alla produzione del test, e in cui si può rileggere e correggere in tutta calma, campanella permettendo.
Certo, quando il test online sul sito da cui ho preso le immagini esordisce chiedendo
Come scrivi correttamente…

• Qual’e’
• Qual e’
• Quale’

dimenticando del tutto l’esistenza degli accenti, uno si sente moralmente costretto a frantumare il monitor con un pugno. Se non l’avessi fatto, avrei anche scoperto che il 55% dei partecipanti al test ha scelto la prima risposta: preoccupante, non trovate?
Purtroppo c’è poco da fare se non far studiare l’italiano ai bambini, fin da piccoli, in modo che si abituino a parlare correttamente, sia in casa che a scuola.
Lo so, è un finale scontato, ma altre soluzioni non ne vedo: qualsiasi cosa io dica, che sia un po’ più approfondita di “facciamoli studiare da piccoli”, arriverebbe già troppo tardi.
[M.V.] 

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