Durante un’intervista fatta in occasione dei suoi sessant’anni il bel faccione sorridente in tivvù di Putin si dice pienamente soddisfatto per come sono andate a finire le cose con le Pussy Riot.
Ma come, già ve le siete dimenticate? Dai, quelle che tutti gli artisti famosi americani dicevano “free Pussy Riot” e dopo non succedeva niente.
Vabbè, vi rinfrescherò la memoria. Sì c’entra la micia, proprio quella, perché il gruppo in questione è composto da sole e punkissime donzelle dotate di passamontagna colorato. Certo, l’anonimato era alla base dell’idea, visto che nella Russia di Putin non è che uno possa sentirsi proprio libero di dire la sua. Nonostante tutto, con i loro flash mob e le loro performance di denuncia erano riuscite ad attirare i riflettori sulla situazione politica russa (e forse essere una pussy è stato un vantaggio).
Ma quanto potevano andare avanti? Avranno fatto male i conti, le nostre povere eroine, azzardando quel tantino in più quando hanno tentato una performance anti-Putin con una canzone-preghiera punk nella cattedrale di Mosca e alla fine tre di loro sono state arrestate. L’accusa? Teppismo e istigazione all’odio religioso. E qui è partita l’indignazione ortodossa capeggiata dal patriarca Cirillo I che ha spostato l’attenzione dalla questione politica.
Infatti l’hanno pagata cara, con due anni di carcere: e poi le esagerate sono loro.
[F.T.]
Questa è la prova tangibile del fatto che in Russia non è mai esistita la libertà, dal 1917 ad oggi. Tutti coloro che hanno preso ad esempio la Russia per il pensiero politico che ha contribuito a diffondere negli ultimi 100 anni, riflettano almeno su questo.
Che un episodio del 2012 sia la prova tangibile dell’assenza di libertà nella russia del 1917 mi pare un po’ forzato, anche perché la libertà ha diverse forme (d’espressione, di associazione, di voto) che ovunque – e anche in Russia – cambiano radicalmente in un centinaio d’anni. Già la Russia di Lenin era diversa da quella di Stalin che era (e ci mancherebbe) diversa da quella di Gorbačëv. Figuriamoci quella “post-crollo” del ’91, quando il comunismo russo ha terminato la sua corsa. C’è ancora gente che prende a modello politico la russia della rivoluzione d’ottobre? Qualcuno con reale peso politico e credibilità?
Per inciso, credo anche io che di reale “libertà” in Russia ce ne sia stata pochina…
Però credo che di quegli ideali sia rimasto davvero poco, mentre vedo ancora troppa gente prendere ispirazione e programmi dai rigurgiti di quel simpatico ventennio che ci ha lasciato un sacco di bei ricordi (e no, non parlo del ventennio berlusconiano). Neanche lì ce n’era molta, di libertà.
Forse sarebbe il caso di andare avanti, anziché continuare a guardare indietro…
(edit: parlo in generale, eh!)