(E. De Amicis) Lo sapevate? Quando il nostro cervello registra dei suoni fastidiosi, la zona deputata al controllo delle emozioni – l’amigdala – aumenta in maniera vertiginosa la propria attività, emettendo qualcosa di simile a un segnale d’allarme, una roba tipo “spara a quell’imbecille”.
Uno studio della Newcastle University, monitorando le risposte cerebrali con tecniche di risonanza magnetica, ha dunque catalogato i dieci suoni più insopportabili per l’orecchio umano, come il rumore di un coltello sulla bottiglia, o le celebri unghie sulla lavagna, o Profumo che parla di nuovi tagli alla scuola.

Ma al di là di questo, la cosa che mi fa incazzare come una bestia è che si continua a spalare merda sulla scuola, come se l’istituzione che deve formare la cultura, la conoscenza, la curiosità e la voglia di sapere e imparare degli italiani fosse qualcosa di accessorio, di sacrificabile. Eh, no, cazzo. Una buona istruzione, accessibile a tutti e di qualità è un diritto. Se è un diritto, se tutti possono – con l’impegno e la costanza – accedere al sapere, allora diventa anche un dovere, e la base di ogni cosa. A quel punto, pretendere d’essere ignorante e di partecipare alla vita politica anche solo come elettore sarebbe sbagliato – se ti ho dato gli strumenti per capire, e tu li hai rifiutati, ebbene caro palle mi dispiace ma ti devi rassegnare a non contare una sega nulla. Bòni. Prima di darmi del matto – cosa che in effetti sono – pensateci su. Un popolo acculturato è un popolo più attento, più saggio, meno incline a farsela mettere nel culo dal primo stronzo che scende in campo, sia esso un imprenditore inquisito, un avido comico o un professore di francese con idee politiche un po’ estreme. Non sto dicendo che tutti devono essere astrofisici, ingegneri nucleari o linguisti, ma che il livello di cultura generale dev’essere mediamente alto, pena l’esclusione dalle decisioni che riguardano la res publica. Anche perché, diciamolo, se l’ignoranza domina alla base, prima o poi arriva anche alla testa. Quindi, c’è poco da dire: quando viene tagliata l’istruzione bisogna incazzarsi come vipere, e quando si vanno a leggere i programmi di chi si andrà a votare, è bene buttare un’occhio sul capitolo dedicato all’istruzione. Sempre che ce ne sia uno. Sempre che sappiate ancora leggere. [M.V.]