Bocciato al senato il decreto salva Sallusti.
Incredibilmente, dopo che la Lega e l’armata hippy di Rutelli hanno chiesto di votare segretamente, il decreto è stato bocciato con i voti non sa di chi…
La diffamazione è un brutto, bruttissimo coso, e tutti erano d’accordo che costasse almeno un anno di carcere, perché questi screanzati di giornalai, sempre più che giornalisti, scriverebbero qualsiasi cosa pur di vendere un centinaio di migliaia di copie in più.
O meglio, tutti erano d’accordo quando a perseverare nel pernicioso comportamento erano degli scomodi quanto insulsi giornalai di settore, di un altro settore. Ma quando qualcuno a prendere una toppa è l’amico Sallusti, è il momento di rivedere le regole, che lui non può aver sbagliato, al limite sono sbagliate le regole. Qualcosa di vagamente familiare.
Quindi, preda dei più rapaci opportunismi, gli addetti ai lavori si sono prodigati nella stesura di un decreto che sostituisse il carcere previsto con una bella multa (si parla di 5000-50000 euro, a seconda di quanto lo “stronzo” sia piazzato bene nella frase di riferimento), ma quando si può fare del giustizialismo di ripicca, peraltro motivato, la Lega non può perdere l’occasione: scrutinio segreto e bocciatura del decreto.
E grazie al cazzo!
Sospireranno i miei piccoli lettori.
Esatto! Sospiro io.
Ovviamente i pappon protettor difensori di Sallusti si sono detti rammaricati dal comportamento della Lega che, secondo Gasparri, ha preso “una decisione sbagliata, presa nascondendosi dietro il voto segreto, che rischia di far rimanere in vigore le leggi vigenti invece di introdurre giuste innovazioni”, supercazzola da immaginare raccontata con il labbro pendulo dell’illustre parlamentare..
Secondo il PD Luigi Zanda, la votazione segreta «è stata usata come arma rancorosa contro la libertà di stampa», questo a prescindere dalla chimerica libertà di voto e dalla presumibile esistenza di una stampa libera.
A uscirne con il notevole stile che lo contraddistingue è invece proprio il signor Sallusti, che ponendo rimedio alle proprie colpe asserisce che a San Vittore si troverà bene in compagnia di tanti altri giornalisti. Ora, al di là che se di giornalisti si trattasse, quelli a San Vittore andrebbero solo a confermare la sua permanenza, utilizzare come “grande uscita di scena” il fanciullesco e fortemente italico “tanto lo fanno tutti”, ci fa davvero sognare.
Rimane che le probabilità, con regole talmente accuratamente gestite (sia quelle attuali che quelle proposte), che anche quei pochi che avessero voglia e capacità di fare i giornalisti, siano decorosamente accompagnati verso un percorso da onesti e “famatori” giornalai.
[D.C.]