Fabrizio Corona “ho paura delle carceri Italiane”.
Ora, la notizia dell’arresto di Corona passa di per sé nell’ampia fascia “sti cazzi” delle notifiche quotidiane, quello che ci sollazza ancora una volta è invece la forza e l’incidenza delle dichiarazioni rilasciate in un momento così delicato (per lui, perché a me, in somma, come sopra).
Torniamo quindi alla frase di apertura in cui un Corona, arrogante meno di quanto normalmente certe carte di credito consentano, rivela di avere paura del carcere italiano, catapultandoci in un attimo nel pieno della nostra cara rubrica.
Deduciamo che la paura possa trovare origine nelle condanne sulle spalle e nell’essere braccato dagli investigatori. Condanne italiane e investigatori italiani per giunta, difficile a quel punto temere le carceri di Nairobi (sebbene sarebbe d’uopo), ma per non offendere nessun altro Fabrizio preferisce sottolinearlo.
Ma non basta, perché è in questi momenti che si vedono i grandi personaggi, quindi Corona, finito il piagnisteo d’accompagno alla consegna, dichiara “non sono fuggito, me ne sono andato per paura”. Ineccepibile. D’altra parte, se avesse avuto un rapporto migliore con il dizionario, avrebbe gestito meglio quella storia dell’estorsione, che no, non ha nulla a che vedere con la smorfia.
Non è “fuggito” quindi, per mezza europa, ma con ‘sta premessa vagli un po’ a spiegare che singhiozzare al poliziotto che ti sta ammanettando “mi arrendo” non rientra esattamente nei margini del costituirsi…
Teme inoltre per la propria vita. Ora, premesso che se dovessi andare in un carcere italiano la prima cosa che mi preoccuperebbe sarebbe trovare un posto (soprattutto nei week-end), dico che è un po’ tardino per essere preoccupati per la vita, al limite per il viso e per l’ano, ma queste son dicerie.
Senza considerare che, se proprio quella di un operaio che s’alza alle 5 ogni giorno non può considerarsi vita, pure quella del buon Corona, non è che sia un modello di “esistenza sostenibile” né, soprattutto ora, a chilometri zero.
In pace col mondo ci rimettono per fortuna i suoi “fan” su FaceBook, un po’ perché esistono, un po’ per l’essere una sorta di Grillini Coronarici in grado di affermare e contraddire qualsiasi oscenità morale e intellettiva che sia possibile battere su dei tasti, dimostrando ancora una volta che ogni re è emblema del volgo che lo sostiene.