(la scritta presente sulle fibbie dei cinturoni dei soldati della Guardia Svizzera) Caro Papa Re, grazie.
Ché oggi resistere alla tentazione di tirare l’ennesima palla di fango sulla vaga e vuota sparata populist-complottist-idiota di Popolino in merito alla sperimentazione animale (la scelta stessa di usare la parola “vivisezione” denota demagogia e pressappochismo) sarebbe stata dura, molto più dura che prendere per il culo Zio Popolone che sommerge di doppi sensi una donna durante un incontro di campagna elettorale. Certo, il vecchio arrapato è alla frutta, e sul buffone ignorante s’è già detto davvero troppo, e non solo noi, ma sarebbe stata dura davvero. Eppure, anche davanti a tutto questo, oggi si deve parlare per forza di te, Papa Re, perché tu, nostro beneamato pontefice, che Dio ti accolga presto nella sua gloria, ti levi dalle palle.
La notizia ovviamente ci colma il cuore di mestizia, tante sono le cose buone che hai fatto, a guisa di un vecchio nonno buono.
Come dimenticare infatti il tuo fermo condannare l’omosessualità come malattia, attività coerentemente portata avanti con dedizione dal 1986 a oggi, in cui, hai dichiarato che un orientamento sessuale diventa, inseme ad aborto e eutanasia, una minaccia per la pace? Ci credi così tanto che una personcina ammodo come la Kadaga, promotrice della pena di morte per i gay, si merita addirittura un incoraggiamento ufficiale. E che dire delle mani in pasta nei casini dello IOR – perché tu, Papa Re infallibile, sei stato anche Decano del collegio Cardinalizio, prima che papa. O del silenzioso coprire gente di merda come Ruthiunza e Reverberi dall’alto del tuo grandissimo raziocinio?
