(F. Forgione) Mò vi frego. Perché lo so già cosa state pensando, che userò Crocetta per parlare di nuovo male dei grillini. E invece no, che in Sicilia hanno anche fatto cose buone.
Scusate, link sbagliato. Dicevo: in Sicilia hanno anche fatto cose buone.
E invece niente. Parlerò di Crocetta per parlare di Crocetta.
Ma andiamo con ordine.
Rosario Crocetta è un brav’uomo, a mio modesto avviso. Davvero. Lo perdono anche di aver messo Zichichi ai Beni Culturali.
Qualche giorno fa Crocetta ha ricevuto Pietro Grasso – giusto per fare la pace con il parlamento dopo la gaffe di Battiato, che poi in realtà Grasso non c’entrava granché, ma Grasso è di Licata, ci stava. Nel corso della visita il presidente siciliano, come si confà a un bravo ospite, omaggia il presidente del Senato con due doni. E fin qui tutto bene.
Il primo è un agnello pasquale di frutta martorana. E va bene. L’incontro è avvenuto intorno a Pasqua, la frutta martorana è un prodotto tipico, un agnello morto vero sarebbe stato difficile da maneggiare e trasportare, per cui ben venga il festeggiare insieme con un surrogato di ovino veganoide la Dea Eostre.


“Due nomi dal suo pantheon di sinistra?”

“Papa. Giovanni.”
I due politici hanno poi toccato temi importanti e parlato di cose serie e reali, ma personalmente questo momento mi ha lasciato l’amaro in bocca, perché si è voluto celebrare questo incontro inserendo in modo pesante in quei doni – che dovrebbero essere il ricordo dell’evento – il sentimento religioso. Che anche se fosse condiviso dai due uomini non dovrebbe avere motivo di essere così presente in quell’occasione, istituzionale e, a rigor di logica, laica.
A rigor di logica. Vana speranza, lo so. [M.V.]
Una risposta a "La Crocetta di Crocetta."