Vi racconto una storia:
Appena ho iniziato a lavorare nella mia classe di 8enni a settembre, le bambine si erano organizzate in due bande in lotta tra loro. E, quando dico “bande”, non esagero: avevano un nome del gruppo, un’identità chiara che le differenziava dall’altro gruppo, ogni bambina aveva un soprannome, odiavano a morte le componenti del gruppo nemico, ecc. Le prime settimane sono state abbastanza critiche perché non ne volevano sapere assolutamente di andar d’accordo. Un giorno eravamo in giardino per la ricreazione e si lamentavano di presunti tentativi di alcune “ribelli” di un gruppo di giocare con le bambine dell’altro gruppo. Al che intervengo, spiegando loro che una classe dovrebbe essere unita, cooperare, godere di un clima sereno per funzionare bene. E pronuncio l’ironica frase: “Le soluzioni sono due: o andate d’accordo oppure continuate ad ammazzarvi tra voi ogni giorno.”; frase a cui, in coro, rispondono tutte: “Ci ammazziamo tra noi!”. E poi iniziano a picchiarsi.
Morale: gli 8enni potrebbero non comprendere l’ironia, per cui evitiamola per precauzione. Morale 2: il dialogo è fondamentale, specialmente quando è chiaro e democratico.
Siamo arrivati al punto: la comunicazione democratica, ovvero Beppe Grillo.
Non ne parliamo da molto tempo, ché poi ci dite che abbiamo il chiodo fisso e non siamo onesti, e però Bersani? e il conflitto di interessi di Berlusconi? e i pregiudicati in parlamento? E ALLORA LE FOIBE? Insomma, finalmente abbiamo un governo, ma si sa che delle tragedie a caldo non si deve parlare per evitare di dire fregnacce e sembrare una squallida opinionista qualsiasi.
Quindi vorrei tornare sull’argomento Grillo e usare la mia piccola e recente esperienza per fare una riflessione. Questo post sarà abbastanza autoreferenziale e poco divertente ma sono sicura che ci saranno molte anime che potrebbero riconoscersi nel mio personaggio. Magari non proprio uguale, magari voi siete più brutti, che ne so, ma il succo è quello.
La democrazia, dicevamo. Anzi, la web democrazia, per la precisione, che, secondo Grillo e quell’altro pazzo che lo accompagna Casaleggio, è il grande strumento che permette al M5S di vivere e di diffondere la sua rivoluzione a tutti, fino a quando, dal 25%, si passerà a ottenere il 100% dei consensi. La prima domanda che mi salta in mente (a parte i dubbi su quanto sia democratico avere il 100% in un Paese) è: “Ma come si può davvero credere di parlare a tutti tramite Internet in un Paese come l’Italia in cui non tutta la popolazione ha un accesso web?”; e, subito dopo: “Ma poi, questa Internet, è davvero democratica come la disegna Grillo?”
Parliamoci chiaro, il bello (che poi è esattamente anche il brutto) della rete è che davvero ognuno può esprimere la propria opinione, creare contenuti e contribuire a svilupparne altri. E questo è anche male, perché chiunque abbia interesse a diffondere una determinata notizia, anche falsa e/o distorta, può farlo. E tu, coglione internauta, corri il rischio di fidarti, perché la rete è meravigliosa e perché, soprattutto, cliccare Mi Piace fa meno fatica che informarsi sui fatti e capirne di più.
Per questo adesso siamo tutti contro le scie chimiche, pensiamo che i vaccini facciano diventare gay, siam convinti che l’Internet sia davvero un bel posto in cui far crescere i nostri figli ecc. Per questo ora siamo tutti grillini convinti che NOI siamo il bene e LORO sono il male assoluto che si deve arrendere davanti a questa nuova istanza, il popolo del web, l’esercito dei diti indici che fanno click.
Questa logica manichea, in Grillo e nei suoi adepti, è imperante. Il Noi e il Loro, la contrapposizione semplicistica e infantile del Bene e del Male è sempre presente e, a parer mio, è una delle caratteristiche più agghiaccianti del Movimento. Non esistono sfumature, non esiste compromesso: i grillini sono gli unici detentori della verità e del Bello. Mica per niente, il manicheismo fu una religione, esattamente come il M5S, che si basa sul culto dell’idolo, ovvero Beppe Grillo. E in questo ha molto in comune con il PDL, che idolatra la figura di Berlusconi e sussiste grazie alla grande forza carismatica del leader.
Perciò, l’uso che Grillo fa della Rete che, per definizione, dovrebbe essere un luogo di scambio, intreccio, di creazione cooperativa, non è né democratico, né libero, né tutti quegli altri aggettivi con cui si sciacqua la bocca per conquistarvi.
Per quanto mi dolga, tipo come quando son costretta a comprare libri Mondadori perché nessun altro li pubblica, spesso finisco sul sito di Grillo per leggere le minchiate che scrive informarmi su come la pensa il Movimento Beppe, ed è impossibile non notare alcuni particolari:
- Sul blog scrive quasi sempre e solo Beppe Grillo e i suoi contenuti, per la maggior parte, si basano sul mantenimento della dicotomia NOI/LORO. Oppure, ogni tanto, scrivono altre personalità di spicco, tipo l’intellettuale Becchi o Dario Fo, Travaglio o chi per loro; mentre, alle persone comuni, agli elettori, è lasciato lo spazio della colonnina destra.
- Probabilmente io sono distratta ma, tra i commenti, non ho mai trovato risposte di Beppe, e capisco che ogni volta commentino migliaia di utenti, ma comunque boh, dai cazzo, almeno 10 risposte su 1000 si potranno scrivere, no?
- Molti utenti si lamentano che i commenti poco graditi vengano censurati. Adesso, la censura nel web non è mica una novità, se non hai davvero creduto alla favola della MERAVIGLIOSA E LIBERA INTERNET, però capite bene che parlare di “democrazia” e poi censurare i detrattori sia perlomeno contraddittorio. Ma l’ipotesi di non conoscere il significato della parola “democrazia” è sempre in ballo nella mia testolina.
Questi sono alcuni esempi che potrebbero far capire perfettamente (se il lavaggio del cervello non è completato) che Grillo usa la rete semplicemente come cassa di risonanza: a lui del confronto democratico non gliene frega un cazzo. Grillo lancia i suoi messaggi, e poi lascia gli utenti a scannarsi tra loro, facendo credere che quello scambio di informazioni e insulti significhi creare contenuti, mentre, in realtà, gli utenti stanno semplicemente discutendo su un’idea che qualcuno ha creato e calato dall’alto, e poi ti ha convinto, grazie alla sua leadership, che quei contenuti siano collettivi, che rappresentino il bene comune.
Qualche giorno fa, ho scritto su Twitter che mi fanno molta tenerezza i grillini che non capiscono che tutto quello che sta facendo oggi Grillo con la rete, Berlusconi lo fece al tempo con le tv. Al che, un grillino o semplicemente un imbecille qualsiasi, mi ha risposto dicendomi che probabilmente mi drogo, perché Grillo non possiede il 90% dell’informazione in Italia. Mi sembrava quasi scontato che stessi parlando dell’uso unilaterale del mezzo comunicativo ai fini propagandistici, ma evidentemente ho troppa fiducia nell’intelletto umano, e devo spiegare i concetti in maniera elementare per far sì che anche gli organismi unicellulari possano comprenderli.
Per tornare ai social network (che sono una versione più democratica dell’ormai antico blog) e per confermare la mia tesi, anche l’account Twitter di Beppe Grillo non prevede interazioni: esistono solo i messaggi di Grillo e i commenti degli altri utenti, a cui lui, ovviamente, non risponde mai. In compenso, però, Grillo il Manicheo ha creato un popolo di democratici sempre pronti ad insultarti se attacchi il Leader. Leader che, visto che non puoi combattere con la dialettica, almeno hai il diritto sacrosanto di trollare.
Chi usa i social network sa perfettamente che con il grillino medio non si può comunicare, tipo come con la Mussolini che ti insulta la madre appena esprimi dissenso nei suoi confronti. Il grillino medio è uno strano essere a metà tra ameba e grave lesione cerebrale che, fortemente indottrinato dal manicheismo grillino, è convinto di avere ragione a priori, e non importa se tu gli chiedi di argomentare il suo pensiero con qualcosa che sia un po’ più complesso di “siete mortizzombi”, “e allora tieniti il PD e l’amico tuo Bersani”, “non hai capito niente in 20 anni di Berlusconi”, e parlare di cose concrete, del come farci uscire dalla merda, ad esempio. No, a lui non importa, lui è il soldato che deve difendere il Comandante Grillo e, non avendo argomenti, ti insulta.
Vi faccio un piccolo esempio:
Il giorno in cui ho scritto quel messaggio a Grillo, come per magia, sono arrivati alcuni commenti di questo tenore qui, da utenti nuovi che sembrano aver aperto l’account giusto per insultare chi attacca Grillo. Un utente, ad esempio, ha scritto solo 7 tweet in totale, tutti insulti rivolti a me, alla difesa di Beppe. Adesso, non che la cosa mi scandalizzi perché è normale che, se vado a trollare uno famoso, mi si può rivoltare contro l’esercito dei fan. Lo sappiamo, non siamo dei coglioni o dei Travaglio che sembrano nati ieri e non sanno che in rete esistono anche quelli che ti insultano senza motivo se gli stai sul cazzo, o anche se non gli ci stai. Tipo Sindrome di Tourette del cibernauta.
Però un po’ mi girano le palle quando Beppe Grillo piange perché ci sono i troll (tutti del PD, poi) che gli sporcano il blog con i loro “schizzi di merda”.
E, quindi, Beppe, di che stiamo parlando? Dove sono i tuoi schizzi di merda, adesso?
Quello che ha creato Grillo è un grande esercito di idioti (sto generalizzando, sono sicura che qualcuno abbia anche un cervello che ha perso momentaneamente) che, seppur sono convinta che fossero già idioti, adesso si sentono giustificati ad esserlo, perché LORO sono il bene, e NOI siamo il Male, anche se siamo stanchi dei politici corrotti, dei ladri, degli incompetenti, perché comunque non abbiamo votato il M5S, e quindi siamo complici e, dunque, per una assurda logica che quasi mi commuove (cerebralmente) siamo KASTA.
Avevo un’altra idea della democrazia prima che arrivasse Beppe Grillo, e avevo anche più speranza nel genere umano, forse (anche se i berlusconiani mi mettono sempre a dura prova dopo 20 anni). Adesso però devo rivedere le mie posizioni, la mia disponibilità e volontà nel cercare sempre il dialogo, perché mi accorgo che con alcune persone comunicare realmente è difficile, se non impossibile, ed è sconfortante, per tutti quelli che davvero lavorano per creare un Paese realmente democratico.
E, se non sei d’accordo con me, ammazzati.
[S.T.]
Dai che gli haters fanno bene alla pelle 😀
ti lascio due links sul moVmento che mi hanno particolarmente intrigato, e ti faccio una domanda antipatica da clergyman quale sono: non pensi che la militanza ignorante e a prescindere, totalizzante nel rifiuto di qualunque sfumatura, compromesso e quindi politica, sia demenziale sempre – che riguardi i fanboy di Brillo, gli anticomunisti/gli antifascisti (?) i filo palestinesi e gli anti israeliani per sentito dire(!) o gli anarchici (??) con il macbook pro, e che una colpa mortale nel produrre una generazione di ultras della politica come conflitto sia soprattutto,cazzo, di una sinistra che ha avuto per vent’anni come unico collante e propellente l’odio, bada – l’odio! verso una persona che non è avversaria ma semplicemente l’incarnazione del male e quindi da abbattere, eliminare, e tutta una serie di altre PAROLE che sono solo parole e vivaddio, ma che davvero nel dibattito politico non dovrebbero essere PENSATE prima ancora che PRONUNCIATE?
Davvero ci stupisce che, nella migliore tradizione di Matheson, i mostri agli occhi dei mostri siamo diventati noi?
cheerz
http://www.vice.com/it/read/grillo-m5s-casaleggio-internet
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11977
A parte che sono due domande e non una, ma ti rispondo lo stesso perché sono gentile.
1. concordo e, infatti, per lo stesso discorso, sono andata via da un movimento e da un’associazione di attivisti perché stavano appunto diventando tifoserie che alla politica e società non servono assolutamente.
2. delle colpe della sinistra, in questo senso, ho già scritto, anche se, per correttezza, vorrei ricordare che la denigrazione dell’avversario e la dicotomia Bene/Male, anzi, Amore/Odio l’ha inventata qualcun altro, se non mi sbaglio. Certo è pur vero che la sinistra e la sua anima confusa (quando del tutto assente) sembra essere in piedi solo per contrastare Berlusconi, e questo è male, perché fa perdere l’obiettivo politico al partito, e quindi non si offre altro agli elettori che non il contrasto del nemico.
Per quanto riguarda lo stupore, io non mi stupisco, è una logica conseguenza a quello che abbiamo appena detto. Nessuno vuole essere il Male, per cui per logica andrà dalla parte del Bene e, essendo diventato Bene, non può far altro che considerare sbagliato nel modo più assoluto chi non ne fa parte.
Vorrei rassicurarti che non mi sono drogata, anche se non andrà più ad influire sulla mia carriera universitaria. 😉
sono d’accordo al 100% con te su tutto ciò che scrivi. i riferimenti all’uso che grillo fa del web e le analogie con quello che fece con la tv berlusconi mi fanno venire in mente un interessante articolo che è stato postato tempo fa (non mi ricordo se su twitter o su facebook) che analizza esattamente queste dinamiche: http://www.quitthedoner.com/?p=1268
è palese che il web non sia democratico. un’informazione, se così si vuole chiamare, non mediata non è democratica per forza, è semplicemente incontrollata e quindi spesso inattendibile. ed è lo stesso motivo per cui l’idea di una democrazia web è non tanto un’utopia quanto una chiara menzogna: il messaggio (del blog) è uno (e sta in alto), i commenti migliaia e si affogano a vicenda in un magma in continuo evolvere che non avrà lettori.
il mito di una comunicazione in rete e orizzontale viene subito smentito: il blog di grillo, esattamente come le tv di berlusconi, è impostato per una comunicazione top-down (e questo viene spiegato nel dettaglio nell’articolo di cui sopra).
l’altra notazione interessante è l’analogia dialettica e semantica che accomuna i grillini (sì, generalizziamo e fanculo al politically correct) e i berlusconiani e, aggiungo io, gli ultras delle squadre di calcio. non a caso il linguaggio si è via via uniformato, credo che anche tu avrai avuto modo di imbatterti in termini come “rosicone/a” come unica replica ad un post “non allineato”. il fatto è che, dal mio punto di vista, i grillini più convinti e dogmatici, esattamente come i berlusconiani o gli juventini più radicali non sono in grado di dialogare, non vogliono dialogare perché non hanno argomenti (mi sono imbattuto anche in nostalgici moggiani negazionisti). loro hanno ragione a prescindere e tu hai torto a prescindere se non la pensi come loro, se non ti allinei a quella che è la linea di pensiero dettata dall’alto. ricordo ancora con sgomento un video del comizio pre-elezioni di berlusconi qui a torino. ad un certo punto un signore si alza dalla platea e prova a controbattere; immediatamente viene allontanato dalla security e portato all’esterno della sala dove si svolge il comizio e viene assalito quasi fisicamente da “distinte” signore impellicciate e munite di ombrello che gli urlano ossessivamente e continuativamente, senza sosta, “MPS MPS MPS” (erano i tempi dello scandalo Montepaschi) e quindi accusandolo implicitamente di essere comunista solo perché in disaccordo con una frase pronunciata dal leader, lo costringono a rifugiarsi in una stanza. (una scena che in qualche modo mi ha ricordato l’incipit di 2001: odissea nello spazio)
quel “MPS” urlato in continuazione vale il “capra” di Sgarbi nei salotti tv, il “30 sul campo” dell’ultras bianconero, il “troll” o lo “zombi” del grillino: è violenza non solo verbale ma quasi fisica come unica antitesi ad un’osservazione obiettiva e magari anche argomentata ma che va contro la linea che loro hanno sposato acriticamente. non può esserci confronto con chi non vuole e non è in grado di dialogare perché non c’è un linguaggio comune, non c’è possibilità di intendersi. e, francamente, a volte va bene anche così.
Quit the Doner lo seguo sempre e lo stimo tantissimo, anche perché scrive articoli argomentati in modo impeccabile, ma sopratutto con cognizione di causa e con un background culturale che gli permette ovviamente di proporre tesi convincenti e condivisibili.
Chiaramente concordo su tutto quello che hai detto, specie sulla parte riguardante il linguaggio utilizzato che mi intimorisce sia per la violenza sia, in particolare, per la facilità con cui gli slogan e i tormentoni lanciati da Grillo, vengano ripetuti subito dopo da tutti i grillini, che siano i parlamentari o gli elettori. Per questo poi il dialogo diviene difficile, è come se si creasse un piccolo mondo chiuso con dei propri codici, dei propri modi di parlare e agire che è di ostacolo alla costruzione di un confronto aperto con gli altri che non fanno parte del movimento e che, alla fine, sono costretti ad arrendersi, appunto.