(G. Montini) Ieri Papa Francesco ha accolto in piazza San Pietro i partecipanti alla Marcia per la Vita, lanciando un appello per la difesa della vita e la protezione dell’embrione.
I manifestanti appartengono al movimento pro-life. Perché ovviamente se c’è una cosa di cui si occupa la religione è la bioetica: embriologia, aborto, eutanasia, contraccezione.
E ovviamente si affrontano questi argomenti partendo dai testi sacri: la Bibbia (X secolo a.c.), il Tanakh (XIV secolo a.c.), il Corano (VII secolo d.c.). A me piacerebbe un sacco provare a scrivere di morale basandomi, chessò, sull’Epopea di Gilgamesh (XXVII secolo a.c.), sull’Iliade (VI Secolo a.c.) o sul Beowulf (VIII secolo d.c.). Facciamo un esempio per assurdo, tipo che Maometto, i profeti ebraici o cristiani, o i redattori dei sutra fossero uomini senza nessuna reale ispirazione divina. Ovviamente non avevano la più cazzo di pallida idea di cosa sia uno zigote. Ovvamente non avevano la minima possibilità di includere neanche per sbaglio nelle loro opere le indicazioni per conferire più o meno dignità morale all’unione di due gameti. Mettiamo invece che, per qualche motivo, ad avere l’ispirazione divina fossero stati Omero, Esiodo, o Goffredo di Monmouth. E che le genti del mondo, così volubili e inclini a fare cazzate enormi, si siano semplicemente sbagliate a scegliere il profeta, e che la presa delle varie religioni nelle relative zone d’influenza sia stata più frutto di sommovimenti economici e politici che non di eventi divini. Per assurdo, eh. Sarebbe interessante vedere come cambierebbe il concetto di chiesa, di miracolo, di virtù e di morale se la storia avesse scelto altre storie al posto di quelle che hanno preso piede, per un motivo o un altro, nei vari paesi. Se in Giappone anziché il buddismo fosse arrivata la mitologia nordica o il ciclo di Orlando.
Se in qualche modo in sudamerica non fosse arrivato il cristianesimo, ma le Mille e una Notte.

