Confesso: avrei voluto parlare di Fiorito che, dopo la condanna, oggi ha deciso di mollare la politica e mettersi a fare il filantropo. Ripeto: Fiorito, il FILANTROPO.
Poi però ho pensato che sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa. E perché sparare sulla Croce Rossa quando puoi sparare su diverse Croci Rosse?
Come ben sapete, cari e affezionatissimi lettori, oggi è un giorno molto triste per il Paese e no, non per Little Tony. Volendo, potreste anche passare la giornata mestamente a causa della sua dipartita, io non ve lo impedirò, ma non è questo che ci riempie i cuori di amarezza e infelicità inaudite oggi. No. Oggi no.
Oggi l’Italia ha perso.
Oh, ve la ricordate l’Italia degli italiani che a febbraio volevano cambiare il mondo votando il M5S, amici? Quelli che la politica in mano ai cittadini, via i politici dalla politica, via i giornalisti dai giornali, via la televisione dai televisori, la partecipazione attiva, i meetup, gli streaming minuto per minuto ecc. ecc.?
Ve la ricordate, sì?
Ecco: oggi, al termine del fine settimana di elezioni amministrative, i risultati delle votazioni sono pesanti come un film drammatico. Ma che dico film drammatico: un film drammatico FRANCESE.
Quindi le domande che mi faccio, ingenuamente, sono due: lo spirito partecipativo del M5S, che coinvolgeva grandi masse di elettori e le portava a sentirsi finalmente attrici protagoniste della cosa pubblica, è già morto, oppure non è mai nato (leggasi: fondamentalmente a noi italiani ce ne sbatte la minchia della politica e volevamo solo fare un po’ di caciara a Carnevale vestiti da Guy Fawkes)?
Prontamente mi risponde il cittadino Alessandro di Battista:

in netta contraddizione rispetto al suo stesso candidato sindaco di Roma, il bello e talentuoso Marcello De Vito che, però, in linea col Di Battista, è totalmente incapace di comprendere le colpe e i passi falsi del M5S in queste elezioni (tra cui, mi permetto di dire: candidare a sindaco l’unico avvocato al mondo con evidenti difficoltà dialettiche) e, come da prassi, inizia a puntare il dito su chiunque.
Il mio istinto materno primordiale mi porterebbe adesso a provare profonda tenerezza per questi dolcissimi grillini che oggi si sono accorti che forse, in un paese dove domina la TV e internet non è certamente il media più utilizzato per informarsi, non è proprio tutta st’ideona basare le campagne elettorali sul web, e tirare merda sui giornalisti, e poi lamentarsi perché “non abbiamo avuto spazio sui giornali e in televisione”. Ommioddio, ma quanto sono teneri?! Mi viene voglia di abbracciarli tutti fino a far perdere loro il respiro e poi camminarci addosso col mio tacco 15 delle grandi occasioni. *faccina innocente*
Sicuramente l’elezione capitolina è quella che ha catalizzato l’attenzione di tutti (oppure solo la mia per motivi che non sto qui a raccontarvi), quindi concentriamoci sui LOL di Roma, anche perché ho la febbre e quindi facciamo come voglio io.
E chi è il nostro preferito tra i candidati romani? Lui, proprio lui, colui che ha migliorato Roma (nei suoi sogni, suppongo) e che ci ha regalato senza dubbio un momento epico oggi, con un’uscita geniale e degna del nostro miglior comico vivente: Gianni Alemanno, il sindaco uscente a calci nel culo speriamo, che ha giustificato così i 12 punti di distacco da Marino. Sì, avete capito bene: è colpa del derby. I romanisti erano tristi e sconsolati e non hanno potuto votare, robe che la scusa del cane che si mangia i compiti e i 13 nonni morti ogni mese son proprio una roba da dilettanti.
A Roma non ha votato praticamente la metà degli aventi diritto, e Gianni dà la colpa al derby. Tutto questo è meraviglioso, a che cazzo serve la sociologia, mi chiedo.
C’è da dire che il buon Gianni non si perde d’animo e subito si rimette all’opera per combattere e vincere la battaglia, ricordando con nostalgia i tempi andati in cui era un grande picchiatore

Adesso ha deciso di battere Marino, tentando la rimonta come ai tempi dello scontro con Rutelli (oh ma ve lo ricordate Rutelli?), e s’è messo in testa che in meno di due settimane deve, in ordine:
- Capire perché i giovani romani si siano astenuti;
- Attrarre i voti dei grillini (e con quelli dei criptofascisti ce la potrebbe pure fare);
- Attrarre i voti dei fan di Marchini (cioè i metrosessuali e le parioline).
Ma noi siamo gente che ormai non si stupisce più di nulla perché, d’altra parte, questo stronzo fascista di mer sindaco è riuscito comunque ad arrivare al ballottaggio, il che è indicativo su quanto a tutti questi romani piaccia sguazzare nella melma, e soprattutto sull’inconsistenza degli altri due candidati maggiormente pubblicizzati.
Sapete chi vuole far uscire Roma dallo stagno per guardare le stelle (semicitazione colta)? Ignazio Marino. E come lo vuole fare, adesso? Chiedendo aiuto al M5S.
E la risposta dei grillini, se pur nelle parole sconclusionate di De Vito, non si è fatta certamente attendere:
Adesso, amici romani, anche se non avete votato per il mio preferito e vi odierò per sempre per questo, avete una decina di giorni per salvarvi. O almeno per provarci.
Confido in voi, e intanto aspetteremo tutti il ballottaggio così.
Per fortuna non si vede ancora il muro.
[S.T.]
secondo te, quando Di Battista parla di “Movimeno”:
a) si riferisce alla felice decrescita del suo elettorato
b) freudianamente rivela una volontà politica trattenuta sempre più a stento dai verticismi informali ben noti
c) si tocca
Ho riso molto per quel refuso, sopratutto perché “Movimeno” è la prima cosa che viene in mente a me quando lo sento dire: “non abbiamo commesso alcun errore se non di comunicazione”.
Comunque la C.