Quello tranquillo

“La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, l’odio conduce alla sofferenza. Io sento in te molta paura. La paura è la via per il lato oscuro.”
(Buddha)
Saranno i molti vip che hanno abbracciato quel credo – da Richard Gere a Keanu Reeves passando per un’insospettabile Sabina Guzzanti – o il fatto che nei film i buddisti sono sempre dei pozzi di saggezza che insegnano al ragazzino sfigato a spaccare la faccia ai bulli. Ma del buddismo si parla sempre bene.
vulcanoSarà l’immagine pacioccona del testimonial principale, un vero vulcano d’inattività che sorride beato di fronte alle miserie della vita, come a dire “no, non mi alzo, anche perché ho mollato una sostanziosa sgommata nell’ampia veste”.
Ma del buddismo si parla sempre bene.
Eppure, a me il fatto che l’anziano e saggio maestro zen non trovi di meglio da fare che insegnare a Daniel san “dai la cera, togli la cera, frantuma setto nasale” m’ha sempre fatto venire qualche dubbio.
Siamo a Oakkan, in Birmania, una donna in bicicletta investe per errore un bambino, un giovane ecclesiastico di 11 anni. Nello scontro, al bambino cade il cesto destinato alle offerte per la chiesa. La ragazza è di un credo diverso, e la reazione è spropositata: i religiosi danno fuoco a decine di case, bruciano negozi, frantumano setti nasali e ci scappa pure il morto. La folla inferocita di fedeli distrugge completamente uno dei luoghi di culto della minoranza avversaria, una moschea.
Una moschea?
Ma come? Di solito i musulmani sono quelli che fanno queste cose, non quelli che le subiscono! E invece, sorpresa: i colpevoli della rappresaglia non credono in allah, e non sono neanche cristiani. Sono quelli bonari e sorridenti, quelli che credono nell’altro dio, quello tranquillo: i buddisti.
Ora, io so già che gli amici buddisti all’ascolto mi diranno che non c’entra nulla il buddismo, che è non violento, che è solo una scusa, che sono uomini cattivi e che la religione buddista non ha nessuna colpa in quanto successo.
E questo è il peso che do alla vostra obiezione:
Perdonatemi, ma vivo in una nazione dove della gente che dice di credere a uno che ha detto “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”, e poi visto che lui ha anche detto “lasciate che i bambini vengano a me” hanno pensato bene di prenderlo in parola, facendo un po’ di casino con “amatevi”, “bambini” e “venire”. Insomma, parto prevenuto e certi argomenti mi lasciano un po’ scettico, anche perché non ho mai visto nessuno farsi saltare in aria dicendo “Darwin è grande”, mentre se si vanno a cercare i principali gruppi estremisti e violenti nel mondo si scoprirà che, nonostante ce ne siano anche di matrice politica, la maggioranza rimane di ispirazione religiosa, e anzi spesso è a questo tipo di gruppi che si arriva curiosando nell’enorme lista di crimini che ruotano sul concetto di discriminazione (sessuale, razziale, religiosa).
E no, il buddismo non fa eccezione. Ci sono molti paesi che subiscono l’azione di buddisti estremisti, dallo Sri Lanka, al Tibet, alla Birmania, non vi sto a fare la lista che come sempre l’ha già fatta qualcun altro meglio di come potrei farla io.Il punto è sempre quello: fede cieca in testi che tutto sono meno che moderni, che spesso vengono travisati e manipolati dagli amministratori del culto, e che racchiudono grandi cariche violente al loro interno.

Una situazione emblematica è quella tibetana: si parla tanto (e giustamente) dell’innegabile oppressione cinese ai danni dei tibetani, ma si tace quasi sempre della precedente teocrazia che non era poi tanto migliore del dominatore cinese. Magari però possiamo esportare un po’ di democrazia e cristianesimo, così possono sostituire l’odio razziale con l’omofobia. Sono passi avanti.

E via, scusatemi se ho pestato i piedi anche ai simpatici monaci buddisti, lo faccio per par condicio.

“Io sostengo che siamo entrambi atei, solo che io credo in un dio di meno rispetto a voi. Quando capirete perché rifiutate tutti gli altri possibili dèi, capirete anche perché io rifiuto il vostro.”
(Sam Harris)

[M.V.]

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