“Sono stufo di questo lavoro: è ingrato e pieno di dolore. Ho trascorso i migliori anni della mia vita come benefattore pubblico.”
(S. Berlusconi)
Potrei parlare d’altro, davvero, ma chi vogliamo prendere per il culo? Quella condanna è ancora nell’aria, e no, non sto per fare un ribaltamento ironico di qualche tipo, parlo proprio della condanna di Berlusconi. Quel Berlusconi che ieri ha dichiarato “io sono innocente.”
E invece, Silvio, no.
Eppure, alla goduria s’affianca rapido lo sgomento. Perché non so se avete capito che alla vecchia volpe il solito trucchetto è già riuscito. Il trucchetto è, a qualsiasi cosa, rispondere “…esticazzi?”
Alla romana. Avvalendosi di una più complessa formula toscana, “m’importa una secchiata di nerchie”. Perché questo è: Berlusconi viene condannato, e per tutta risposta va per dieci minuti sulla più importante rete nazionale a dire che è un perseguitato (“pregiudicato, Silvio, si dice pregiudicato”), organizza comizi dal chiaro retrogusto elettorale, si proclama innocente nonostante tre gradi di giudizio affermino il contrario.
All’estero non capiscono. Cioè, davvero: il potere giudiziario vigila sugli altri, è arbitro e garante della vita civile. Se ti becchi una condanna sono cazzi, vai fuori dalle palle con disonore, punto. Da noi no: vent’anni di berlusconismo ci hanno abituato alle sue uscite buffonesche tanto che il prenderlo per il culo (anziché a calci in bocca) diventa alla fine una copertura, una legittimazione dei suoi reati. Me lo immagino, di fronte alla condanna.
“Esticazzi?”
Non ha motivo per reagire diversamente. Spinoza fa qualche battuta, Travaglio si bagna le mutande, Grillo sbrodola qualche cazzata, Vendola spara un paio di avverbi lunghi, il PD si spacca (ancora un paio di spaccature e si arriva alla fissione nucleare), fine. Tutto come al solito.
Qualcuno dice che Berlusconi dovrebbe dimettersi.
“Esticazzi?”
Dovrebbe dimettersi? E perché? Non c’è una base civile abbastanza forte, in Italia, per cui un pregiudicato non possa occupare una posizione di prestigio, comando, potere. Ci vorrebbe una legge, ma non c’è. Una condanna per evasione fiscale, uno dei reati più gravi nei confronti della collettività, in un paese dove un premier (incidentalmente, lui) ha fatto passare l’idea che insomma, un po’ di nero cosa vuoi che sia, gli imprenditori dovranno pur sopravvivere, vale quanto il due di picche, con la briscola a quadri. Davvero, la risposta ovvia del Cavaliere (che forse perderà il titolo di Cavaliere, ma che tutti chiameranno ancora Cavaliere tanto per confermare il trend) ai cori di “buuu, dimettiti!” è banale, ed è “perché dovrei?”, anzi è
“Esticazzi?”
Certo, si gode, è una piccola vittoria, che se amministrata bene potrebbe, dico potrebbe, farci fare qualche passo avanti. Ma politicamente Berlusconi non ha un’opposizione degna in grado di segarlo fuori dai giochi. Troppo immaturi i grillini, spezzati i piddini, ininfluenti gli altri. Per cui sì, si festeggia.
Esticazzi?
[M.V.]
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