“Sospesi i funerali di Priebke“.
In fondo che fretta c’è? Ormai è morto, e comunque puzzava di cadavere già da un’ottantina d’anni, l’unica differenza è che adesso è il suo.
Un po’ come accade per i vecchi per bene ancora vivi, che non li vuole nessuno e tutti cercano di appiopparli qua e là, ma con la differenza che per quelli non si formano cortei di fazioni opposte.
A dire il vero questa volta i cori sono stati piuttosto unanimi, tra “boia!”, “boia chi molla!” e “boia dé ma chi cazzo è?”. Ma in questo clima di festa da tarallucci e vino (non a caso dalle parti dei Castelli Romani) ci si è dimenticati di scaricare il morto. Che poi oh, cent’anni, ci si affeziona pure.
Un po’ come ci si affeziona a quei nasi adunchi, di quell’affetto che puoi provare per chi, per superstizione, fa tagliare un pezzo di cazzo al figlio. E poi quando ti serve una battuta al volo non ce n’è mai uno a portata di mano.
Però boh, ammazzarli, non voglio farne una questione morale, è lo stile, pure noi potevamo far secchi tutti i pedofilini mangiasoldi che avevamo qui, però poi che ti rimane? A parte la soddisfazione intendo.
Quindi tra nostalgici di roba che non hanno vissuto e vendicatori di chi non hanno perso, ci metto un bello ‘sticazzi alla memoria, per non dimenticare.
[D.C.]