Accendiamo la tv, con la benzina.

tupperwaste

Salve, miei adorati lettori, vi sono mancata?

□   Sì, moltissimo

□   No, moltissimo

□   Scusa, chi cazzo sei?

Oggi parliamo di una notizia che mi sta molto a cuore, tipo l’Apocalisse, ma meno divertente. Una notizia un po’ vecchiotta che è tornata alla ribalta (e non solo nella mia mente) da qualche giorno: amici, fra una settimana comincia un nuovo reality, finalmente.

Si chiama “Mission” e ha come obiettivo quello di far luce sulle condizioni dei rifugiati africani.

Un reality con la presunzione di documentario. Meraviglioso, gente, meraviglioso.

Tutto è partito da questo articolo di Federico Marcon, che lavora per una importante ONG italiana e che ammiro per la grande onestà intellettuale, prima di tutto. Vorrei tornare a lezione solo per finire davanti a qualche birra smadonnando su Mission con lui, davvero. No, non è vero, anche perché è un figo della madonna.

E invece mi tocca smadonnare da sola, e senza birre. La cosa che mi sconvolge tra tutte è l’opinione comune (tra l’altro immagino basata su statistiche che giudico agghiaccianti) che un programma non possa avere credibilità o suscitare attenzione nel pubblico se non ci sono i VIPS (e la chiusura di “C’era una volta” lo conferma).

Siamo delle pecore, se solo le pecore fossero così stupide da guardare la tv.

Da qualche giorno, rifletto su come questa deriva “reality” stia distruggendo pian piano tutte le nostre passioni: la musica, il teatro, la danza, la letteratura, trasformando l’arte in mero spettacolo in cui vince la simpatia, la faccia che buca lo schermo (e oh, mai che sia lo schermo che ti spacca la faccia, invece), la storia commovente, a discapito della qualità o del merito, a discapito dell’arte, appunto. Per me i reality ammazzano tutto.

Spero, a questo punto, ne facciano uno sui miei ex o sul Parlamento.

Facciamo finta, in linea con i nostri governi, che l’arte non valga un cazzo, e che sia solo una cosa da coltivare per conto nostro, magari senza farlo sapere troppo in giro, ché magari ci prendono per froci se sanno che piangiamo coi Notturni di Chopin. Facciamo finta.

Però, Mission, cristodiddio, non è un programma per demolire l’arte: è una fottuta beffa sui diritti umani. La cosa incredibile è che sia promossa dall’UNHCR. Io mi arrendo, davvero. E ora vi mostro un video, un’anteprima per cui probabilmente vi arrenderete tutti. Qui possiamo notare quanto sia utile questo programma, in cui due vips, che non sono manco sicura si facciano il bidet da soli senza ustionarsi, ci mostrano come vivono dei poveri negri rifugiati, che non hanno manco la vernice per ridipingere le pareti, o una squadra di imbianchini, ‘sti pezzenti.

Adesso, forse sono di parte, forse sono solo incazzata perché, come dice Marcon, ci sono davvero troppi pregiudizi sul mondo della cooperazione, sia per quanto riguarda i cooperanti (che sono professionisti, mi preme ripeterlo, lavorano, prendono un sacco di soldi anche, e non sono dei cazzo di hippy allo sbaraglio che vogliono provare la vita avventurosa, tipo Paola Barale, ad esempio), sia sulle condizioni di chi nel Terzo Mondo ci vive, che finché saranno considerate mero folklore, non apporteranno beneficio ad alcuno.

Ma chi sono io per insegnarvi l’intercultura e la cooperazione? D’altronde non mi avete ancora visto in nessun reality. D’altronde non prendo 700 euro al giorno (questo articolo non lo commento perché mi accuserebbero di blasfemia pure all’inferno, se lo facessi) per far finta di non poter farmi la doccia perché non c’è il bagno, facendo probabilmente finta di essere in un campo profughi (notizia da accertare, ma non mi stupirebbe a questo punto).

Io sono pessimista, io penso sempre al peggio. Per fortuna c’è l’UNCHR che è “fiducioso che la Rai tratterà l’argomento con la massima sensibilità e delicatezza evitando ogni spettacolarizzazione”.

AHAHAHAHAHHAAHAH non fatemi ridere, vi prego.

A proposito di ridere, non vi ho ancora detto la parte più bella di tutte: il presentatore sarà nientepopodimeno che ALBANO CARRISI.

Sì, proprio Albano, che possiamo ricordare per iniziative di volontariato per niente spettacolarizzate, come questa:

download

Sempre Albano, accusato di percepire uno stipendio decisamente troppo lauto (si parlava di 750mila euro) e in contraddizione coi nobili principi enunciati dal reality, ha affermato che si tratta SOLO di 500 mila euro, più qualche spicciolo per le figlie, anche loro coinvolte nello show perché hanno avuto una vita troppo tranquilla e facile, e invece è giusto che vadano un paio di settimane a vivere tra persone che campano con meno di 1 euro al giorno, percependone 700, al giorno.

Non fa una piega.

A parte tutto, nonostante il mio negativismo congenito, spero davvero che questo stupido programma riesca a far luce sul dramma dei rifugiati.

Lo spero davvero.

E spero che quella luce arrivi dall’incendio che appiccherò agli studi Rai.

Pace.

[S.T.]

3 risposte a "Accendiamo la tv, con la benzina."

  1. Ok. L’UNCHR patrocina un REALITY sui RIFUGIATI con VIPS e ALBANO conduttore.
    Me ne torno sulla montagna del sapone, la fortifico e non ne scenderò nemmeno sotto bombardamenti atomici. (Aggiungere bestemmie a scelta tra un punto e l’altro).

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