Sputtanamento rapido di Marco Bertini
Di ritorno da un viaggio della speranza per poter vedere un film di Woody Allen a Pontedera (che a Pisa certi autori non vengono proiettati), parlo con V. del più e del meno in auto. D’un tratto ella con commossa gratitudine racconta di una “lettera di S. Agostino” sul rapporto uomo-donna letta alla radio DeeJay dal Volo Fabio.
Mi dice fosse bellissima. Seguono 5 minuti di ammirazione per una mente che seppur immersa in ambiente misogino fosse capace di tanta sensibilità per la femmina.
La tranquillizzo quindi che non me la sarei fatta sfuggire, promettendo di cercarla l’indomani sulla Santa Rete.
Orbene eccomi a surfare molto sbarazzino tra siti di mamme tutte rosa e cavalieri templari e poeti che musicano versi. Ok, l’ho trovata. Si, forse è carina, ma non sono per nulla quieto. Non c’è mai scritto da dove provenga. Mai una volta che ci fosse scritto “lettera 233 di Agostino ai commercialisti” oppure “lettera 1040 a San Frustacchio”.
I versi finiscono sempre con quel povero Esse puntato Agostino.
Moltissimo insospettito (non nascondo, anche per la provenienza ed il sedime di sviluppo dove trova eco questa poesia) decido di scrivere ad una docente universitaria di letteratura antica specializzata in fonti religiose.
La risposta è stata la triste conferma di quanto sospettavo.
E’ frequente, nella vita quotidiana, imbattersi in “nozioni” che nascono nel web e vengono spacciate per vere dalla ripetizione. Poi qualcuno famoso e superficiale usa queste informazioni su grande scala, ed ecco che oggi decine di migliaia di persone credono al dolce poeta e tenero amico della donna “Agostino”. Non sanno che questa rosea dolcezza del sentire appartiene più probabilmente al poeta neomelodico nocerino Saverio “’o drago” Agostino.
La Società degli Apoti è l’unica salvezza: bastano 2 click per subodorare le puttanate.
[M.B.]