“Non ho capito bene, ma tanta solidarietà chiunque lei sia.”
(M. Renzi)
Come ben sanno i nostri lettori più affezionati, ci siamo schierati pro-ricerca (e contro gli imbecilli) già da tempo, e parlammo della vicenda di Caterina Simonsen before it was cool. Adesso è partita una girandola mediatica, però, che ha qualche lato che sinceramente trovo sgradevole.
Che se ne parli, è ottimo. Ma se la diretta interessata arriva a chiedere di recuperare la ragione e di parlare dell’argomento vero – la sperimentazione animale e la ricerca – e non di quanti tubi ha nel naso, qualche problema c’è.
Dal mio punto di vista, la questione è semplice: il messaggio di Caterina non viene “letto” dai media (e di conseguenza dai lettori) con la testa, ma con la pancia. La sua vicenda è diventata l’anti-Iene, l’anti-beagle, e così non passa il cuore del messaggio.
L’ondata pro-sperimentazione è sicuramente positiva, purché faccia sì che la gente si informi. E’ inutile che che un politico si dica solidale con Caterina, ma poi non prenda una posizione netta sui “metodi” propinati da ciarlatani, o non si documenti sulla sperimentazione animale prima di parlarne. Se i giornalisti cavalcano l’ondata emotiva ma poi non parlano del problema vero, ossia dei meriti e delle necessità della ricerca, è tutto inutile, e il messaggio di Caterina finirà (se non c’è già finito) nella hotness della colonna destra di Repubblica, per poi venir soppiantato da una galleria di gattini di merda.
Il punto è che la disinformazione scientifica sulla sperimentazione c’è da un sacco di tempo, su molti media. Le minacce di morte, gli auguri di malattia ai figli altrui, da parte di estremisti, ci sono da sempre stati. I reati, gli atti vandalici e pseudo-terroristici, non sono una novità. Caterina è gravemente ammalata, e quindi fa audience. Porta click. Ma la cosa importante non è costituita dal fatto che tutto questo è successo a una ragazza con problemi di salute. La cosa importantè è che, grazie alla forza di mettersi in gioco, Caterina è riuscita potenzialmente a far arrivare al grande pubblico un messaggio, un messaggio bellissimo, che è riassumibile in una parola: informatevi.
L’invito di Caterina è quello di usare la ragione, di informarsi prima di giudicare. E’ questo il messaggio da condividere. E’ inutile premere share sull’ennesimo articolo fotocopia che magari riporta tutti i dettagli sulle malattie di Caterina ma non riesce a trovare spazio per inserire un rigo, il più importante, che contenga le sue idee.
Io sto con Caterina, certo. Ma non perché è malata.
Io sto con Caterina perché sono per la ricerca.
Ci sto perché sono d’accordo con lei.
[M.V.]
Non starò qui a rimarcare quanto siano meschini quelli che augurano ad altri morte e malattia, è davvero superfluo, ci metto giusto la vignetta del maestro Sili.
Il danno più grave compiuto dall’evoluzione è la creazione della morale.
Questa parolina del cazzo fa sì che l’umanità si erga a padrona del pianeta, si auto-nomini superiore al resto del regno animale, quando in realtà non è vero manco per il cazzo. Ragionando come quelle teste di minchia che hanno augurato il peggio alla ragazza, diventando integralisti dell’animalismo, la coerenza imporrebbe anche di rinunciare a qualsiasi trattamento sanitario… poi, però, subentra la paura di morire e tutte ste belle puttanate passano in secondo piano.
ps. Questo Renzi è sempre quello dei cimiteri per i feti?
il messaggio viene letto con la pancia perchè è a quella che è diretto: “sarei morta a 9 anni” non è un’argomentazione razionale.
E’ un dato che può emozionare, ma non per questo non è razionale. Senza quelle cure, sarebbe morta da piccola. Quale fallacia logica ci riscontri?
non è una considerazione valida in un dibattito scientifico come quello sulla validità o meno della ricerca.
è come quando si discute della validità o meno di una pena intervistando il parente delle vittime di un reato che ovviamente dice “lo dovrebbero ammazzà” è una maniera di discutere di un argomento da bar, da autobus. uno stato o una comunità scientifica devono basarsi su altre considerazioni nell’affrontare un argomento.
se il dibattito sulla sperimentazione animale si deve ridurre allo scontro fra la ragazzina malata strappalacrime e il cretino che je risponde “devi morì” tanto vale tifà per l’asteroide e sperà de estinguese il prima possibile.
Ok, ti sei spiegato, in questo caso sono più o meno d’accordo con te.
Nel senso che l’ultima frase che hai scritto la condivido interamente: non può essere una battaglia a chi strappa più lacrime.
C’è però da dire che Caterina sarebbe effettivamente morta senza cure, cure che, ci piaccia o no, sono state testate su animali. In quel senso dicevo che la frase non è “illogica”: la parte “emotiva” (che magari è voluta, magari no, sticazzi) è a sostegno di un messaggio ben più ampio, che è “informatevi”.
Il senso del mio post è proprio quello: il messaggio di Caterina non è “guardate quanto sono malata”, ma “informatevi sulla ricerca”. Il fatto che lei sia visibilmente provata dalle sue malattie ha fatto la sua parte a livello mediatico, ma non è certo quella la parte importante.