(R. Fiorello) Per chi fosse uscito soltanto adesso da sotto un sasso: in Svizzera un referendum sulle quote d’ingresso ha appena messo un “tetto” all’immigrazione. In sostanza, la popolazione svizzera ha deciso che il numero di immigrati che possono ottenere un permesso di dimora sarà limitato a un certo numero. Diritto al soggiorno duraturo? A tratti. Ricongiungimento familiare? Se non crea disagio. Prestazioni sociali? Opzionali. La domanda è: seriamente, ma che cazzo vi aspettavate? Stiamo parlando della Svizzera.
La Svizzera, ok? Quella delle banche che non ci puoi entrare a guardare neanche se ci sono i soldi di Mengele. Che non fa parte dell’UE, non ha l’Euro come in UE, ma smista i capitali più enormi e enormemente loschi di tutta l’UE. Io mi aspetto, un giorno, una scena di questo tipo. L’America va dalla Svizzera e fa “mi servirebbero alcuni fantastiliardi degli svariati fantastiliardi che mi stai tenendo da parte”.
“No.” risponde la Svizzera.
“Come no? Ma sono miei!”
“Non più. E se hai intenzione di protestare, sappi che teniamo sotto tiro tutte le vostre maggiori città – anzi, tutte le maggiori città in generale, per essere precisi – grazie a un sistema di missili nucleari satellitari sviluppato dal CERN.”
“Ma…”
“Dovevate pensarci prima di infilare nello stesso fazzoletto di terra la metà dei soldi del pianeta, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, e gli svizzeri. Revanchismo francese, creatività italiana, efficienza tedesca”.
La Svizzera preme un pulsante e dal sottosuolo esce un esercito di Gundam. Ovviamente il problema non sta nel tetto svizzero all’immigrazione, la Svizzera è già un posto chiuso, particolare, fuori da ogni regola comunitaria. Il problema è che un episodio del genere (col sì che contava di vincere per astensionismo), a pochi mesi dalle elezioni europee, è un’alzata perfetta per tutte le destre populiste, un “si può fare” alla Mel Brooks, con la differenza che qua non c’è niente da ridere. Difficile pensare che le destre europee non vedano questa vittoria del pensiero nazionalista come un’apertura verso un alleanza in Europa al pacato grido di “calci nel culo agli stranieri”. Un bel gruppone unito sotto la bandiera di nazionalismo, euroscetticismo, celodurismo e manganellismo, un mix di Michaloliákos, Storace, Pastörs, Bignasca, Salvini, Le Pen. Gente in grado di chissà quali prodezze.
