E’ affar di tutti, pure tuo!

Il primo contributo partecipativo di Alessandro Bessi

L’altro: «[…] ovviamente il porno classico ha una funzione sociale, di conseguente interesse politico e quindi d’obbligo merita una critica seguita da un analisi […]»

Io: «Non vorrei apparire insensibile o superficiale, ma io sul porno mi ci sego. Le analisi sulla presunta funzione sociale del porno le lascio agli altri, che magari hanno pure più competenze di me per ‘ste cose.»

L’altro: «Beh la società è affar di tutti, pure tuo, tra na sega e l’altra ci puoi pure pensare ;-)»

Vorrei partire da questo scambio di opinioni avvenuto sulla mia bacheca di Facebook per analizzare il supposto nesso di causalità fra il “è affar di tutti, pure tuo” e il “ci puoi pure pensare”.

Prima di andare avanti, vale la pena soffermarsi per un periodo sul “ci puoi pure pensare “, che grazie a una breve analisi semantica può essere interpretato come “pensarci è un tuo dovere, coglione”.

Ricapitolando: se una cosa ci riguarda, dobbiamo occuparcene, altrimenti siamo dei coglioni, dei superficiali. Seguendo questo ragionamento, ogni mattina dovremmo alzarci dal letto e cominciare a pensare alla società, alla politica, all’economia, alla medicina, alla scienza, ecc. perché – guess what! – tutto ciò che contribuisce a caratterizzare questo mondo ci riguarda, più o meno direttamente.

Preso atto di ciò, si giunge a un bivio: decidere di occuparsi di tutto, senza tuttavia avere le competenze necessarie per farlo; oppure ammettere di essere ignoranti sul 99.99999% di ciò che ci riguarda e concentrarsi su quello in cui siamo preparati. La scelta della prima opzione esplicita una certa inconsapevolezza, quando non arroganza, e comporta una notevole perdita di tempo: se non si hanno gli strumenti per analizzare un fenomeno, è molto probabile che si finisca per dire banalità (e quindi essere ignorati), sciocchezze (e quindi essere derisi) o cose che altri hanno già detto decenni anni fa (e quindi essere compatiti). Spesso chi segue questa strada non riesce a comprendere a pieno né la complessità del mondo né quanto sia difficile e impegnativo raggiungere un elevato livello di conoscenza in una specifica disciplina. Altri sono semplicemente delle arroganti teste di cazzo (1). Al contrario, definirei la seconda opzione come la via della consapevolezza: riconoscere l’impossibilità di essere esperti in tutto e scegliere di approfondire quei pochi campi del sapere in cui possiamo dare un contributo sostanziale.

Sono convinto che quest’approccio sarebbe sufficiente a innalzare di gran lunga la qualità del dibattito e dell’informazione. Ovviamente l’adozione di quest’ultimo approccio richiede una certa dose di onestà intellettuale, bene non tangibile che – ahimè – scarseggia da sempre. Per cui rassegnatevi: continueremo ad avere blog che “informano per resistere”, sciroccati che ci mettono in guardia contro il pericolo delle scie chimiche, illuminati che si battono contro il signoraggio bancario, hipster che praticano onanismo intellettuale sugli aspetti più grotteschi della società, astrofisici che scrivono di economia perché pensano di essere più intelligenti degli economisti (2), e tanti altri casi umani a cui scureggia il cervello e che meriterebbero una parte da protagonista in un film di Woody Allen.

(1) Notare come la maggior parte degli elettori e degli eletti del Movimento 5 Stelle non sia altro che un sottoinsieme delle due categorie di persone appena descritte.
(2) Un sacco di persone (anche molto intelligenti), una volta raggiunto un certo successo in uno specifico campo, si sentono in diritto di parlare di tutto.
                                                                                      
[A.B.]

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