Milano, sevizie in casa di riposo.
Non parliamo quasi mai dei vecchi, una parte e una porzione importante di questo paese. La memoria storica, la tradizione, la saggezza, l’insegnamento di chi ha superato la selezione naturale giungendo alla terza età. E non ne parliamo mai perché ci fanno schifo.
Suvvia: grinze di pelle che impestano le strade, buste di fave secche incapaci di fare cose come “guidare a più di 30 chilometri orari od odorare di persone vive“, partigiani della conservazione che non hanno nulla da perdere ma animati dalle paure di chi pensa di dover vivere in eterno. L’unico elemento che suscita simpatia per queste creature inutili è la loro capacità di odiare indiscriminatamente tutto e tutti, mentre scatarranno ovunque tentando di non far strabordare il pannolone per lo sforzo.
Nessuno ama i vecchi, e chi afferma il contrario mente, o li ama come si amano i bambini, i negri e le cavie da laboratorio: lontani.
Oppure si tratta di gerontofilia, allora va bene, che l’amore è amore.
Comunque, pare che in questa particolare clinica si maltrattassero dei vecchi malati d’Alzheimer, che è un po’ come fare il dito medio al pesce rosso, che quando finisce il giro della boccia vi saluta col solito sguardo vivace. Vecchi che le famiglie non avevano certo intenzione di tenersi fra i coglioni, che di vita ce n’è una e passarla con chi non fa altro che ricordarti di quanto sia una merda semplicemente con il suo ostinarsi ad esistere, è davvero troppo. Vecchi buttati lì a finire, a consumarsi, nelle mani di gente che non avrebbe potuto mantenere un lavoro in ambito civile, ma che trova impiego in questi purgatori alle soglie dell’inferno, mentre ripagano le salme deambulanti di tutti i loro peccati, angeli della spada di fuoco e dalla morale di merda.
Lo so, la merda è un elemento ricorrente, ma in questo caso ognuno ci mette la sua, chi perché ha perso il corpo, chi perché ha perso la testa. Il risultato eccolo qui.
Eppure una soluzione ci sarebbe: una città dei vecchi. Un grande centro a misura di disabile, completamente realizzato in gomma, senza denaro, ricco di servizi automatizzati. Vecchi ai vecchi, liberi di lavorare gratis, raccontare ricordi di altri od osservare simulazioni di automi che scavano buche, urlando loro “Giovino’ e nun se buca pe’ così, che te riesce fori tutto…“. Praticamente un eden.
Alla sera gli operatori ecologici raccattano quelli rimasti per strada, e via nelle buche, mentre ai sopravvissuti minestrina e gelato, che tanto, per quel che gli manca, meglio che se la godano.
[D.C.]
Bel post, mi piace! 🙂