Papannella e San Vuja

Pannella in sciopero della fame per qualche cazzo di motivo.

Il papa lo chiama e lui interrompe lo sciopero della sete per prendere un caffé e un paio di sacche di sangue, poi mangia uno spicchio di mela alla faccia di Renzi.

Questa rubrica e questo momento sembrano proprio il luogo migliore per ricordare il compianto Vujadin Boskov con una delle sue migliori massime:

Rigore è quando arbitro fischia.

Un inno alla semplicità dell’esistenza a dispetto del gioco in cui vogliamo impelagarci. Un po’ come quando sappiamo di un Pannella che fa lo sciopero della fame e gli piazziamo lì un “A Panne’, ma vaffanculo!” o come quando un papa gli telefona parlando delle decisioni da prendere in merito alle carceri italiane e gli sussurriamo telefonicamente “A France’, ma vaffanculo!”.

Ecco, quel modo semplice di ricevere e rispondere alla vita in un paese gestito da delinquenti, incalzato da deficienti e popolato da ritardati. Quel modo di prendere sotto braccio la disperazione e farle vedere come si tira avanti con quello che si ha, senza bisogno d’inventarsi santi.

Che chi ha voglia di santi possa essere presto uno di loro, nel frattempo noi qui abbiamo da fare che, per tornare al tutt’altro che santo mastro Boskov:

Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi.

[D.C.]

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