Il lavoro rende.

Sparita la scritta “il lavoro rende liberi”.

Trafugata dal campo di Dachau l’insegna storica già rubata cinque anni fa dai cancelli di Auschwitz. Nasi adunchi, polizia e curiosi si sperticano in teorie più o meno verosimili riguardo il movente del gesto, collezionisti nostalgici, bravi ubriachi, neonazisti impertinenti, grillini in trasferta, derive deviate dell’oktoberfest, altri cazzi scappellati intenti a ricreare un po’ di hype sull’argomento onde rivalutare la figura dell’ebreo nella moderna contingenza bellica dell’assetto geopolitico del medioriente in progressiva  intersezione con il mondo occidentale, Byo Blu.

La verità è che l’insegna se l’è fatta prestare il giovane Renzi, che grazie alla sua vocazione pubblicitaria ha concordato con il governo tedesco un piano d’azione infallibile che, in concomitanza con l’attuazione dell’osannato Jobs Act, rivaluterà l’impatto del lavoro sulla popolazione di pezzenti sedicenti furbi o, come vengono più comunemente definiti, italiani.

Il lavoro rende liberi, il lavoro rende ricchi, il lavoro rende felici, il lavoro rende.

Il discorso ovviamente cambia quando siete voi a dover fare il lavoro, cioè, cambia per voi, perché per il capitale il lavoro continua a rendere. E se i gestori del capitale non sono in grado di rielaborarlo, sfruttarlo a dovere, innovare, progredire, reinventare o semplicemente tenerlo in piedi, basta convincere un po’ di più i lavoratori che il lavoro rende “famosi” (o quel cazzo di privilegio che preferiscono pensare di avere rispetto agli altri) riducendo ulteriormente paghe e diritti.

Ovviamente non tutti i lavori sono così, c’è la libera professione, c’è il lavoro in aziende sane, ci sono i mestieri artistici, e probabilmente gli italiani che vivono di questo sono tutti e cinque felici.

Ma dato che continuiamo a non applicare nessun tipo di controllo demografico, il numero di persone senza doti, senza capacità, senza particolare valore continuano ad aumentare, e uno stato che si spacci per tale deve comunque organizzarsi per consentire anche a questi soggetti una esistenza dignitosa. E il concetto di dignitoso supera di gran lunga i plausibili mille euro di un posto già decente, in un paese dalle città con affitti da 800 euro, tasse al 50%, necessità di mezzi propri, bollette e spese tanto accessorie quanto obbligatorie, senza considerare, per usare una metafora alla portata di tutti, che nel 2014 non è possibile comprare un’auto e considerare il servo sterzo un lusso extra, o, se è così, dobbiamo ammettere di essere indietro, molto indietro, rispetto al vero occidente, quello che guida l’umanità verso il futuro.

Un affronto rubare l’insegna di Dachau, quando sarebbe bastato saldarla dall’altro verso.

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