(J. Bergoglio)
Si parla tanto del modernismo di papa Francesco, il Papa Dellaggente™, questo papa umile e santo che compie gesta eroiche e che starebbe rivoluzionando la chiesa, tipo puntando il dito molto forte contro i pedofili una volta che la giustizia è un po’ più che a metà del suo corso naturale o quando riprendersi il cazzo allegro in casa fa meno danni che lasciarlo a spasso. Ma ecco: siccome non si può parlare sempre delle cose buone, bisogna parlare anche di quelle cattive. Perché ok, è vero, una volta ogni tanto avviene il miracolo, il malato terminale incurabile guarisce come per magia, grazie a dio, ma ricordiamoci che nei restanti 99.999 casi su 100.000 il malato terminale incurabile schiatta, sempre grazie a dio. Che poi, chi dovrebbe ringraziare per la sua malattia incurabile? Bravi, sempre lui.
Dicevo? Ah, sì. Il papa. Dunque: il Papa Dellaggente™ ha speso parole molto moderne e soprattutto rispettose della laicità invitando i medici a preservare la vita, evitando di sostenere l’eutanasia e la fecondazione assistita, e soprattutto di praticare aborti, che l’omino del cervello si offende di bruttissimo se nascono meno bambini, perché l’astinenza è cosa buona e giusta ma dobbiamo pur tutelarla, la sessualità dei suoi ministri in terra. Qui c’è il discorso integrale.
Ora, siamo d’accordo che la posizione della chiesa è quella e non è che ci sia molto da discutere. E ovviamente se tu, amico cattolico, vuoi avere un bambino acefalo, vuoi morire fra atroci sofferenze e vuoi evitare di dare soldi alla ricerca sulle staminali (tanto poi ci pensa dio papà a curarti il cancro), è un tuo sacrosanto diritto farlo, anche perché te l’ha detto un tizio vestito buffo, e chi sono io per giudicare?
Un problema, legale, è quando tu, amico cattolico, neghi a un cittadino un diritto sancito dalla legge. Su legge, scienza e coscienza il codice deontologico dei medici è chiarissimo, se non ti va di fare il medico, fai altro, o quantomeno non fare il ginecologo o il ricercatore. Altrimenti stai rubando il lavoro a gente che quel lavoro lo farebbe bene (a differenza di “lo farebbe ma anche no”). Ma di questo abbiamo già parlato.
Un altro problema, ben più grave, e teologico, è questo: se dio si incazza se giochi con la vita, perché tu, amico cattolico, puoi andare in ospedale? Se grazie a dio hai una prosperosa neoplasia maligna, tienitela: sia fatta la sua volontà. Puoi sempre sperare
in quella remissione spont nel miracolo di cui parlavamo prima. Se violentano una ragazzina e lei vuole abortire, perché sta per avere a sedici anni un figlio down da uno stupratore, non può. E tu puoi bombardare di roba chimica e radioattiva un tumore?
Eh no, ciccio. Se con la vita non si gioca, non ci si gioca mai.
No, dai, sto scherzando, non voglio che tu, a fronte di questi dilemmi, pensi o ti faccia domande. Non vorrei che per lo sforzo ti si staccasse un trombo. Nel caso, comunque, grazie a dio.
[M.V.]
Una risposta a "Grazie a dio."