Il giornalismo è morto. Clicca qui per scoprire perché!

“Tutti i giornalisti sono, per via del mestiere che fanno, degli allarmisti: è il loro modo di rendersi interessanti. Essi somigliano in ciò a dei cani che, appena sentono un rumore, si mettono ad abbaiare forte, per questo andrebbero ammazzati a giornalate.”
(A. Schopenhauer)

Questa settimana mi sono esercitato nella nobile arte di farmi i cazzi mìa, per cui mi trovo a non sapere cosa scrivere.

E allora ripiego su una cosa che non ho ancora detto, ma che mi fa girare i coglioni spesso e (mal)volentieri: il cazzo di fottuto click baiting, soprattutto quello fatto dagli organi di informazione.

Capisco che il giornalismo online, anzi, forse più genericamente il giornalismo, stia attraversando una crisi nera, visto che un sacco di giornali chiudono e che un sacco di testate online hanno i conti in rosso e faticano ad ottenere un numero di accessi che permetta alla testata di sopravvivere.

Ma davvero la soluzione al problema è proporre titoli fuorvianti che rimandano ad articoli privi di sostanza o, addirittura, con contenuti che non rispondono all’immancabile domanda a fine post? Ci sono siti d’informazione che leggo volentieri ma di cui detesto profondamente la comunicazione sui social: gli articoli seri vengono lasciati in secondo piano, mentre vengono spinti i contenuti di costume, liste di banalità, gattini che fanno cose buffe (quelle cose buffe che chiunque abbia un fottuto animale domestico vede più o meno tutti i giorni).

La caccia di click-sensazione mi dà al cazzo sempre, e trovo ironico che testate che attaccano più o meno frequentemente Grillo e il suo acchiappar gonzi in modo feroce poi si trovino a scrivere su Facebook roba come questa:

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Si tratta di un articolo su uno studio, per certi versi anche interessante. Cosa mi fa incazzare? Che l’articolo non parla di cosa Facebook sa di te, ma di dati come l’età o le interazioni dell’utente medio di Facebook, di come sia emerso che abbia 130 amici, però se ne ha di più è più famoso,del perché la gente sta sui social, e via dicendo. Non scoprirai un bel cazzo di nulla di quanto Facebook sappia su di te, se non l’ovvio, ossia che i like e le informazioni che metti forniscono un quadro di massima di come sei. E grazie al cazzo, direbbe il Cerreti.

Vi ricordate quando l’Orrore Senza Nome del giornalismo era lo Studio Aperto di Emilio Fede, con i suoi servizi inutili su costume e società infilati a cazzo di cane in mezzo alle altre notizie?

minnieEcco: seguendo molti quotidiani sui social – indipendenti e non – sembra di assistere a un enorme Studio Aperto permanente, fra articoli schierati e pezzi che tentano di saturare l’universo con continui big bang fatti di sticazzi, in un tentativo disperato di fare pesca a strascico fra gli utenti che, anziché le notizie, cercano un po’ di svago, le news divertenti, le cazzate da condividere: pagine d’informazione ridotte alla stessa funzione delle pagine che sfornano meme, con la differenza che almeno, ogni tanto, queste ultime fanno ridere.

Dispiace, perché alcuni giornali riescono ad avere editoriali ed articoli interessanti, sepolti però sotto tonnellate di puttanate irrilevanti e video carini che forse portano click, ma che non fanno altro che distogliere l’attenzione dalle cose significative, col risultato che avremo sempre più click da utenti sempre meno informati.

Non sono un giornalista, ma ho come il sospetto che il giornalismo dovrebbe essere altro.

Se vuoi sapere come la penso, davvero, clicca qui. Prima che lo censurino (no, non lo faranno).

[M.V.]

3 risposte a "Il giornalismo è morto. Clicca qui per scoprire perché!"

  1. L’informazione ha fatto del tutto suo il principio cardine della propaganda (e del marketing): nella testa della gente non si può far entrare niente, se non quello che c’è già. L’adagiarsi su questo principio non poteva che portare a questo punto, ogni notizia sostituita da una boiata o da un’esca razzista.

  2. Si cerca svago, dici bene, che è un po’ anche quello che accade con i libri (ma anche con i film), condividi una frasetta con una bella foto e tutti dietro (vedi tipo le citazioni di repubblica, tanto per metterla in mezzo).
    Con le notizie è uguale, senza arrivare ai gattini, metti una fotp di Arrigoni e tutti con la Palestina, però non sia mai leggere un articolo intero.
    I giornali seguono il pubblico, pure se non saprei pronunciarmi sulla questione se siano i media a creare gli spettatori o viceversa.

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