Ha un nome di merda.
Sintetizzata così la profonda disamina avvenuta in redazione, possiamo spendere qualche riga per capire il senso della riforma della legge elettorale in uno stato in crisi, ossia uno stato in cui chi c’ha soldi continua ad averne e chi non ce li ha continua a non averne, ma peggio.
Partiamo da un concetto di base che ci tengo a chiarire, quindi, per venire incontro a alle facoltà mentali della nuova generazione (che tanto non mi legge, ma così sembra che me ne freghi qualche cazzo), ricorrerò al supporto video:
Sì, lo sbarramento è finito al 3%, ma ci siamo capiti, il problema non è l’elezione, bensì l’elettore.
Davvero vogliamo parlare di preferenza, di premio di maggioranza, di ballottaggio a cazzo di cane quando le preferenze del pubblico vanno per gente che urla allo straniero ogni tre per due e poi vuole le mignotte in casa, per gente che “gli animali sono meglio degli uomini” però non siede al parlamento dei gatti, per gente che “va be’, avrà pure rubato, ma con queste leggi come avrebbe potuto diventare milionario?”, per gente che “quando c’era lui” ma oggi non c’è e ne approfittano a piene mani?
Certo, da appassionato di giochi posso garantire che esistono più sistemi migliori che non peggiori di questo per selezionare qualsiasi genere di preferenza, persino Due Spaghi ha un sistema più affidabile, volendo rimanere in ambito magna magna (così prendo i lettori che ho perso quando ho iniziato a ritenere i grilli dei ritardati) [attenzione, non ve lo diranno mai ma la parentesi precedente è stata inserita da un sistema automatizzato del governo globale]. Purtroppo però posso anche dire che non è possibile far funzionare un gioco in cui i partecipanti non posseggano la forma mentis, la capacità e la volontà di partecipare seriamente. Veramente, qui abbiamo anni di campionati con la Juve dei tempi migliori (e parlo di quella di Moggi, non quella di Platinì) e quando finalmente “la gente” è scesa in campo, la cosa migliore che ha saputo fare è stata cacare sul pallone. E mezzo stadio in tripudio.
E mentre forse qualcuno qualche dubbio se lo fa venire, noi discutiamo di come votare, praticamente tutta l’opposizione esce dall’aula e non vota, risparmiandosi pure il minimo di quel cazzo di lavoro per cui sono pagati, e quelli che rimangono dentro hanno la lucidità e la determinazione di Nanni Moretti:
“Se le opposizioni usciranno dall’aula, io voterò no. Se invece restano, allora esco io” Rosy Bindi.
C’è confusione. La legge elettorale andava cambiata. Qualcosa si è fatto. Come dice il mio amico quando la figlia caca nel pannolino. Questo non vuol dire che sia bene. Qualcuno dovrà pulire questa merda, ma non potrà essere qualcuno eletto da gente con la testa piena come un pannolino, né da quella “gente” stessa, né da gente che vende pannolini, che in un mondo di cacca ci sguazza.
Tutto quello che c’è da sapere sull’Italicum è che è per lo più una merda, quindi andrà benissimo per noi, così com’è andato bene il Porcellum, ma dopo aver mangiato era inevitabile dover spurgare.
[D.C.]
Hanno ragione quelli del TerzoSegreto: il problema non è la legge elettorale, sono gli ELETTORI.