Nonna soleva dirmi “Il peccato non è chi lo fa, ma chi ne parla”.
Certo, nonna aveva 92 anni e stava sul pezzo come l’aspro sul verde, ma questa frase mi torna in mente più spesso della sega che una mia ex mi fece al Pantheon, soprattutto quando leggo articoli e commenti in giro per la rete libera.
Sorvolando sul casino che stanno combinando in e con la Grecia, per la qual cosa posso essere determinante come uno spermatozoo lanciato anni fa sul pavimento del Pantheon, la mia attenzione non riesce a distrarsi dal caso di quella troiettta violentata da un non Marò.
In realtà l’interesse al caso è relativo, alla fin fine non sono il suo tipo e quel che è fatto è fatto, chi si doveva divertire s’è divertito e chi doveva piangere ha pianto, se poi s’è trattato di violenza va pur bene che ci sia una condanna. Ma il peccato, come diceva nonna, sta in chi ne parla, e qui ne hanno parlato tanti e tanto, più di quanti facciano la cacca con regolarità, se dovessi contarli per statistica.
“Se l’è cercata, la troietta scostumata che va in giro provocante e si lamenta se qualcuno si lascia provocare.”
“La donna deve essere lasciata in pace pure se va in giro nuda a strusciarsi sugli arrapati.”
“Stronzi, due pesi e due misure, se fosse stato un cinegro a stuprare avreste chiesto le ruspe castranti.”
Più o meno queste le linee con cui giornalisti e pubblico hanno disegnato l’enorme ‘sti cazzi su di un caso di cronaca quasi da spiaggia. Un caso utilizzato, come spesso accade, per tirar fuori stati e condizioni di quella che posso definire come poco più che una superstizione: la morale.
Benvenuti nel meraviglioso mondo del “come io dico che tu devi comportarti”, di cui sono generalmente ipocriti maestri i fedeli religiosi, ma anche perbenisti ed equosolidali . La ragione e il torto e il giusto e lo sbagliato e i moventi, tutti ingredienti del minestrone alla “comecazzomipare”, una pietanza che rende appetibile il confronto sociale quanto il più classico panino con la merda senza pane.
Ma ora che siamo tra noi mettiamo un punto a storie come questa, così evitiamo di ripeterci e la prossima volta possiamo direttamente parlare di quanto avesse le tette sode la vittima. La ragazzina/donna che si acchita “da guerra” per scombussolare gli ormoni delle bestie di uomini che si aggirano per strade e locali notturni è una troia senza confini? Sì. Queste immensamente adorabili e visivamente eccitanti creature fanno salire alla mente pensieri di impura violenza e voglia di possederle carnalmente? Sì. Più meno come una gran quantità di stronzi generano irrefrenabile istinto di purissima violenza e giustissima rabbia, a prescindere dal vestiario, dal luogo e dall’orario.
Ma nun se po’ fa.
Per fortuna o purtroppo l’articolo 414 del codice penale, (sì. istigazione a delinquere) nonostante il “Per istigazione s’intende qualsiasi fatto diretto a suscitare o a rafforzare in altri il proposito criminoso di delinquere o di perpetrare i fatti illeciti indicati. Non appare necessario che tale istigazione sia accolta e che porti dunque alla commissione del fatto […]“, non pare coprire attività come troieggiare e stronzeggiare, vale quindi in maggior parte l’ultima frase della nota dello stesso articolo: “[…] l’agente risponde del reato commesso“.
Così quando vedo una ragazzina con il corpo da donna nove decimi nuda per strada non mi rimane che seguire la mia guida in tre passi:
1) me sento male
2) ne rido e derido i costumi
3) mi “autoviolento” con comodo quando torno a casa.
Quando invece incontro un’emerita testa di cazzo:
1) me sento male
2) ne rido e derido i costumi
3) mi “autoviolento” con comodo quando torno a casa.
Che poi possa essere una violenza provocare grosse crisi di cazzo ai poveri passanti è un’idea che mi trova concorde, e che si debba intervenire perché ciò non accada, ad esempio saturando di fregna i cittadini vaccinandoli da eventi del genere, sarebbe una mia priorità sociale e politica. Vi faccio sapere quando mi candido. Per ora non rompete il cazzo e cercate di stare fuori da queste tre categorie: troie, stronzi e violenti, così come fuori stavano di testa nonna e quella mia ex.
[D.C.]