Azzardo in piazza

Marco Baldini: “Ho fatto domanda come parcheggiatore all’Olimpico”

E sti cazzi!

Dispiace, ovviamente, che Marco Baldini, come tanti altri, sia un giocatore patologico che s’è sputtanato un patrimonio grazie a quella tassa sull’idiozia che è il gioco d’azzardo. Certo, è difficile non cedere all’impulso di usare due pesi e due misure nel valutare le possibilità di ottenere aiuto – inteso come terapia – da parte di uno showman rispetto a quelle di un poveraccio che, anziché informarci con una brillante intervista che non è buono manco ad ammazzarsi, si ammazza davvero. Ma si farà uno sforzo. Eppure, queste interviste di Baldini mi irritano sempre di più.

Parlasse almeno del problema, si proponesse come testimonial, come caso umano, per aiutare chi è finito nel tunnel del gioco patologico, e invece no: “io qui”, “io là”, “sono cambiato”, “ops, non era vero”. Chiacchiere vuote solo per ricordarci che esiste e che sta male, come una ex che t’ha fatto becco e che però non molla e vuole farti sentire in colpa per non averla perdonata.

Baldini a me come conduttore è sempre piaciuto, e mi spiace che sia, ormai da anni, nella morsa del gioco d’azzardo; ma co’ ‘sta cosa che con cadenza regolare annuncia che si leva dal cazzo, che ha chiuso con la radio, che va a fare lavori umili, che non vuole aiuto da nessuno, che rifiuta le collette, ecco: ha rotto un po’ i coglioni. Alla quarta uscita da attention whore della sfiga hai perso di credibilità. Baldini va a fare il parcheggiatore? Esticazzi: tanto fra qualche mese tornerà a parlare della sua, temo ormai inguaribile, azzardopatia.

[M.V.]

3 risposte a "Azzardo in piazza"

  1. Proprio adesso che commento quest’articolo sto ascoltando una vecchia registrazione di Viva Radio 2.
    Qualche mese fa, mentre provavo una scheda TV sul mio PC, mi sintonizzai su Agon Channel e c’era l’approfondimento di Antonio Caprarica, che parlava del gioco. In collegamento da Firenze c’era Baldini, visibilmente invecchiato (non dimostra affatto 55 anni, ma almeno 70), conciato come un vecchio hippie, e lui ammise candidamente perché rilascia tutte queste interviste da “attention whore” in cui dice di fare questo e quell’altro: lo pagano. Ebbene sì, l’unica fonte di guadagno di denaro di Baldini sono le interviste. Non disse, ovviamente, quanto chiede per sparare il suo pistolotto davanti a un cronista, ma secondo lui è sufficiente per vivere e destinare un po’ di soldi al ripianamento del debito mostruoso che vanta.
    Io credo che il parcheggiatore all’Olimpico non lo farà mai, lo dice per il gusto di dire qualcosa che lo faccia sembrare “pentito, contrito e redento” (cit.). A marzo, quando andò in onda l’intervista, lui aveva detto che comunque continuava a giocare. Contento lui… io però lo sono meno. Penso a Giuseppe, suo papà, e a Lucia, la sorella maggiore, a quello che continuano a passare per colpa sua. Forse dirò una cosa cattiva, ma se fossi stato nei loro panni io lo avrei abbandonato al suo destino da un pezzo, ma proprio nel senso brutto del termine: sbattuto fuori casa, a mendicare a Santa Maria Novella o a vendere il sedere alle Cascine. Perché d’accordo, Baldini è malato del gioco, ma è anche vero che ci marcia su questa condizione. Quando lui guarirà dalla ludopatia (se mai succederà), dovrà fare i conti con la durezza della vita che gli si parerà davanti. La ludopatia gli permette di posticipare il momento in cui finalmente si potrà considerare un adulto vaccinato.

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