Il fascino della divisa

collodipapero

Ci sono diversi tipi di divisa. C’è quella estera, che però ormai si usa meno, visto che c’è l’Euro (con buona pace di chi vorrebbe uscirne). C’è quella araldica: per esempio, la divisa della polizia è “sub lege libertas“, che di solito viene tradotto con “la libertà nel rispetto della legge”, tranne rarissimi casi in cui la seconda parte diventa trattabile. C’è la divisa dei capelli, che ora non va tanto di moda ma fino a qualche anno fa andava fortissimo.

Poi c’è la divisa vera e propria, l’uniforme. Una cosa che, peraltro, piaceva un sacco al tizio coi baffi buffi e la divisa. Quella dei capelli, dico.

A me, quando un politico si mette la divisa, sale un brivido lungo la schiena. Anche se non è proprio una divisa, magari è solo una maglietta che, a una divisa, somiglia tantissimo. Vedere un politico (magari un politico condannato per insulto a pubblico ufficiale, LOL, sarebbe davvero ironico!) indossare il surrogato di un’uniforme per propaganda politica mi fa rizzare i peli sulle braccia: c’è chi fa le leggi e chi le fa rispettare, sono due cose diverse, e ogni volta che questi due poteri vengono mescolati succede qualcosa di brutto. Di esempi ne abbiamo parecchi.

razzaQuando poi lo stesso politico che usa la divisa a guisa di manifesto elettorale parla male anche della magistratura, mi sale proprio un fastidio fisico. Manganelli sì, tribunali no. Intravedo uno schema. Ma magari mi sbaglio.

Che poi è lo stesso politico che blatera sovente di immigrazione con quel tono come se, ecco, noi appartenessimo a un’altra razza. Ma magari è un caso.

Intanto, un po’, mi preoccupo.

[M.V.]

 

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