No, non temete, non sto augurando un tumore alle teste di cazzo: quella è prerogativa delle teste di cazzo stesse. Il cancro ai genitali cui mi riferisco nel titolo è metaforico, è una sgradevole comparazione atta a descrivere quella sensazione collocabile a metà fra la tipica stretta dell’ansia, ma localizzata sui testicoli, e un pompino fatto da un dromedario.

E’ di queste ore la notizia che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha stabilito che le carni lavorate fanno venire i tumori, come il fumo, l’alcool, l’arsenico, l’asbesto e un’altra manciata abbondante di sostanze.
E qui toccherebbe di rubare di nuovo il lavoro al Cerreti esclamando a gran voce “…e grazie al cazzo!”, per poi picchiare selvaggiamente tutti gli allarmisti usando come arma contuntente il laptop da cui sparano le loro sagaci puttanate sul web.
Perché, care le mie testine a topinambur, in realtà questa non è una novità, né significa che non si debba più mangiare carne (o, come ha ipotizzato qualche cervello iperventilato da refoli intestinali, vietarne la vendita): semplicemente, come per praticamente ogni cazzo di cosa in natura, se ne abusi rischi di stare male. Succede anche con l’acqua.
Per capirci, l’AIRC ha il compito di informarci su tutte, ma proprio tutte le sostanze potenzialmente cancerogene, quale che sia la dose necessaria a far sì che la sostanza diventi effettivamente “rischiosa”. Le liste includono quindi non solo veleni, sostanze chiaramente nocive e i prevedibili alcool, caffé e tabacco, ma anche l’aria e la luce del sole. Checkmate, breathariani. Siamo tutti fottuti.
Oppure, ma anche no. Basterebbe evitare di leggere le notizie in modo incompleto, o facendosi prendere dal panico, o magari provando a capirle fino in fondo. Basta poco per rendersi conto di come gli studi che determinano l’ingresso delle varie sostanze nelle liste compilate dall’AIRC si basino spesso su test eseguiti ad altissimi dosaggi o con durate d’esposizione molto lunghe, situazioni che difficilmente vi capiteranno nella vita reale. Per cui sì, se rimanete sotto il sole abbrustolendo come una cotoletta per ore e ore siete a rischio cancro, non so se per il sole o perché ormai siete carne lavorata, ma tanto se lo fate i casi sono due: o siete dei completi imbecilli e state cercando di suicidarvi molto lentamente, o siete spersi, nudi, nel Sahara, e allora il cancro alla pelle è l’ultimo dei vostri problemi. Insomma, più che la lista d’appartenenza di una sostanza è necessario controllare quali sono i dosaggi e\o il periodo d’esposizione oltre cui si manifesta un rischio reale.
Insomma, una notizia come questa può essere letta in più modi: si può prendere atto della conferma di qualcosa di sostanzialmente già noto, ossia che il consumo eccessivo di carne – specialmente lavorata – è nocivo per la salute, oppure si può decidere di aprirsi la testa, prendere il cervello, infilarlo in un sacchetto di plastica, pisciare nel sacchetto, sbatterlo forte sul muro, rimetterlo a posto e iniziare a sbrodolare stronzate su internet.
Ehi, avete notato che nelle ultime 48 ore le quotazioni dei sacchetti di plastica sono salite alle stelle?
[M.V.]
se posso permettermi, i bannerini lì sopra fanno cagare, solo dopo il ventesimo articolo che ho letto ho capito che era l’autore del post. pensavo fosse una pubblicità. per il resto, blog simpatico, continuerò a leggervi
Occhio che così non so se ci passa peggio il nostro senso estetico o la tua capacità di acquisire informazioni da testi scritti.
Per il resto, grazie e buona lettura.