Dopo il tira e molla fra dimissioni e ritorni, dopo scontri fra haters e sostenitori e dopo un numero di hashtag che aveva già da settimane superato il limite consentito dall’espandibilità testicolare di chiunque, Ignazio Marino non è più il sindaco di Roma. Insultato dai detrattori, scaricato dai compagni di partito, investito da scandali più o meno significativi, Marino se ne va e arriva Tronca, già prefetto di Milano, come commissario straordinario.
Per fortuna, mi viene da dire, perché pur non essendo un fan del PD, io per Marino ci stavo male. Proprio per lui come persona. Aveva accettato un incarico folle, ed è finito impallinato da ogni lato; per me, che non ho praticamente mai votato per un vincente, non può che stare simpatico. E insomma, adesso, dopo questa breve e travagliata parentesi mariniana, Roma può riprendere la sua discesa verso il caos e l’entropia.
Dopo Alemanno, mi rendo conto, Marino non andava bene. Molto meglio così, molto meglio rimanere temporaneamente nelle mani di un commissario straordinario ex-finanziere che come primo atto va a baciare il culo del papa (“benvenuta, sinistra”, cit.), in attesa che i cinquestelle polverizzino il prossimo candidato piddino e portino alla guida della capitale uno dei propri uomini migliori.
Ah, no, scusate, non uno dei migliori: uno vale uno, quindi uno dei propri uomini qualsiasi. Sperando che sia meno ignorante di Di Battista (“ISIS? Volevo dire Hamas!”), meno fascistello di Di Maio (“Via a calci!”) e meno fulminato di Sibilia (“Lo sbarco sulla luna è una farsa”). Che in fondo oh, mica è difficile.
In realtà probabilmente i ragazzi di Peppe metteranno in campo uno fra De Vito, Raggi, Stefàno e Frongia, ossia i quattro consiglieri comunali uscenti. Il che, devo concederlo, non è una brutta mossa, perché si è scelto di favorire un po’ di esperienza in favore della notorietà, mettendo in pole position qualcuno già addentro ai meccanismi del comune di Roma: se la scelta fosse confermata, sarebbe quantomeno una scelta di responsabilità. La prima, che io mi ricordi. E comunque ok, un nome noto sarebbe più sicuro, ma tanto la destra storica è completamente sputtanata e il PD si è auto-distrutto: la vittoria dei cinquestelle sarebbe plausibile anche nel caso in cui candidassero lo Scrondo.
E va bene così, davvero: nel mio piccolo rimango convinto che una città che ha avuto una dose massiccia di centrodestra delinquente, e che chieda a gran voce un governo all’insegna del cerchiobottismo incompetente, si meriti ampiamente un giro sulla giostra cinquestelle. Tanto, peggio di così, si sa che non può andare.
A meno che non siate livornesi, in tal caso l’ultima frase è ri-negoziabile.
In bocca al lupo, Roma.
[M.V.]
Mi hai fatto tornare in mente un film che ho visto tempo fa, e che rifletteva proprio sul mondo della politica e sulle sue storture. Il film è questo: https://wwayne.wordpress.com/2014/01/08/il-fine-giustifica-i-mezzi/. L’hai visto?
Quantomeno è un modo creativo di ottenere un click 🙂
Comunque no, non l’ho visto, ma dalla tua recensione sembra interessante.
Sono convinto che lo adoreresti anche tu. Grazie per la risposta! 🙂
Secondo me alla fine della fiera Marchini lo mette in saccoccia a tutti, se corre veramente da solo