Ce l’ho qui la brioche.

scusate

Quando c’era Silvio mi sentivo stupida se mi capitava di far notare che buona parte dello sfascio morale, culturale e probabilmente anche economico degli ultimi decenni era da imputare a lui; e nemmeno tanto al berlusconismo in politica – alla fine che cazzo è mai stato il berlusconismo in politica? Un cazzo, il berlusconismo è semmai il voler far politica senza saperne niente e riuscirci lo stesso – ma quanto a Mediaset, ai suoi autori più gettonati e in particolare ad alcuni programmi che hanno portato alla ribalta una pletora di comici cretini e showgirls in mutande.

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Mi sentivo stupida perché mi sembrava di essere paranoica, poi ho scoperto che non ero l’unica a pensarla così e che fior di sociologi stavano dibattendo sull’eredità morale di Drive-in. Adesso mi succede meno spesso di avere questi pensieri brutti e dietrologhi, e dopotutto si sente parlare di Silvio solo un giorno sì e un giorno no, al TG5, per riportare le sue opinioni politiche a cui di solito risponde un coro di “E sticazzi?”.

Eppure. Qualche giorno fa dei ragazzini sono stati sospesi da scuola per aver ripreso e diffuso su Whatsapp e social network foto e video dei loro professori, accompagnati da commenti poco educati. Okei, chi se ne frega. Il problema vero è che i genitori degli studenti sospesi sono andati a scuola a protestare perché è stata violata la privacy dei loro figli.

Se siete abbastanza vecchi da avere un ricordo diverso dei vostri genitori, che piuttosto che andare a scuola a farsi ripetere che avevate fatto una cazzata vi avrebbero anche tirato due calci nel culo, probabilmente vi sarete chiesti che cazzo hanno nella testa questi genitori di oggi. Non so se avete approfondito. Io, a pensarci e ripensarci, non sono riuscita a dare la colpa a nessuno che non fosse Silvio. Potete pensare quello che volete del Berlusconi politico, ma a livello sociale non potete non ammettere che esistano un prima e un dopo quello spartiacque rappresentato dalle chiappe di Carmen Russo in perizoma su Italia 1.

Una volta sdoganata la semi-nudità sulle reti nazionali, è bastato pochissimo tempo perché un’intera generazione di ragazzine cominciasse a rendersi conto che bastava possedere un fisico meritevole di essere esposto per avere la possibilità di diventare, se non ricche, perlomeno abbastanza visibili per farsi sposare da qualcuno veramente ricco. E diciamoci la verità, un abbonamento in palestra è meno costoso e impegnativo per un genitore che molti anni di università: e se poi la bimba vuole fare l’insegnante? Si rivela proprio un investimento del cazzo.

Se il modello femminile si basava sull’esposizione di quanta più mercanzia possibile, quello maschile cresceva sull’uomo che non deve chiedere mai, quello che si è fatto da solo nel senso che non si sa da dove sono arrivati i finanziamenti, ma dopo un certo numero di ville ci si dimentica di chiedere. Quello che ha donne come le noccioline, perché per un uomo non serve essere aitanti, basta avere un sacco di soldi. Quindi le donne vogliono i soldi e gli uomini vogliono la figa, perché tanto, non smetterò mai di ripeterlo, siamo animali e lo scopo finale di qualsiasi attività umana è la riproduzione. Quindi più una donna è considerata attraente secondo gli standard vigenti, più gli uomini cercheranno di attrarle con quello che attrae quel tipo di donna. E si cade in un meccanismo per cui le coppie di successo vengono esemplificate da veline e calciatori, ovvero donne più fighe e meno intelligenti della media che si accoppiano con uomini meno intelligenti ma più ricchi della media. Il resto del mondo sta a guardare sulle pagine dei giornalini di gossip o su Studio Aperto, accettando quel modello come il migliore possibile e lavorando per raggiungere i suoi sogni: passare le giornate in palestra, ingrassare i centri estetici, andare a tutti i provini per programmi televisivi, trovare modi per fare soldi facili, apparire prima di essere (una cosa qualsiasi), diventare perfette allegorie del vuoto.

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In tutto questo ovviamente non si dà più la minima importanza a cose stupide come la cultura, ma nemmeno a quella elementare, perché non serve per i progetti che hanno, per i loro figli, gli adulti cresciuti avendo a modello Drive-in: faticare sui libri per ottenere successo e riconoscimento in futuro? Un lavoro soddisfacente ma poco redditizio? Doversi guadagnare qualcosa? E questo sarebbe il successo, la vita che voglio per i miei bambini? Dopotutto essere meno intelligenti della media pare essere caratteristica essenziale di coloro a cui si ispirano quando viene loro chiesto “Cosa vuoi fare da grande?”

Così gli insegnanti diventano esempi di quelli che non ce l’hanno fatta, che sono meno degli altri perché non hanno come scopo primario nella vita quello di farsi vedere *inserire qui caratteristica invidiabile da una velina/un calciatore*, perché sono la personificazione di valori ormai sorpassati dalla maggior parte della popolazione, soprattutto quella “di successo”. Il successo che dicono loro, almeno. Non può esistere qualcuno soddisfatto di quello che è pur non incarnando il modello vincente di quelli che si sono bevuti la balla che Raffaella Fico o Emilio Fede siano modello vincente per un adolescente, quelli cresciuti con Drive-in e che nel 2015 si trovano con figli adolescenti da educare, e li educano quindi a mettere i piedi in testa al più debole, fosse anche una figura di una certa autorità come un insegnante, perché almeno vedono subito tutti di che pasta sei fatto, e se qualcuno non lo riconosce non preoccuparti che viene mamma a scuola per spiegarlo a tutti. Se non riconosci la cultura come un valore non hai bisogno di portare rispetto a chi di cultura ci vive, come un insegnante. Anzi, è più facile additarlo ai figli come modello da non imitare.

Sì, ho generalizzato, non è tutto così facile e lineare e di certo non è tutta colpa di Silvio: bisogna riconoscerglielo, se non avesse trovato terreno fertile per le sue stronzate le sue stronzate non avrebbero attecchito. Se considerassi un valore essere scaltri, magari riconoscerei anche un certo grado di successo nell’impresa di trombarsi ragazzine minorenni pur avendo superato i settant’anni. Non è così, ma quasi sicuramente faccio parte della minoranza e, soprattutto, non ho figli da educare. E ormai da qualche tempo, quando mi chiedono perché, rispondo perché poi mi tocca mandarli a scuola con i vostri.

[N.U.]

16 risposte a "Ce l’ho qui la brioche."

    1. Io aggiungerei solo che oggi ci sono….spero solo alcune…insegnanti che sono delle veline mancate !!!Si lasciano fotografare in perizoma..che sbuca dai pantaloni a vita bassa…dai loro alunni che le derideno !!!! Credo che il berlusconismo abbia fatto proseliti anche in coloro che dovevano essere modelli e maestri proprio perché insegnanti nella nostra scuola pubblica. Ho portato come esempio le donne ma la stessa cosa vale anche per i maschi…quanti insegnanti mancati calciatori.. esistono ??? Per il resto condivido TUTTO !!!!

  1. Credo che Drive In sia semplicemente un prodotto della sua epoca, prima semplicemente le persone che non erano brillanti ricercatori finivano per fare i contadini (senza offesa per i contadini) o andavano in fabbrica o a fare altri lavori manuali (dove si doveva usare meno la testa), ci sono sempre stati, solo che oggi se sei belloccio/a c’è anche la possibilità di finire in tv, credo sia un prodotto dei nostri tempi e non se ne può dare la colpa a drive in, così come non se ne può dare la colpa al tizio che ha inventato la TV, berlusconi ha scoperto che agli uomini piace la figa, beh … una scoperta non da poco, ammettiamolo, ma ha avuto la possibilità di passarla in tv, credo che questo abbia fatto la differenza, e nessuno ne è dispiaciuto, perché alla fine anche io sono cresciuto con i “miti del calcio” ad un passo da me, anche se all’epoca andava molto il basket, ma non sono diventato un calciatore ed il calcio alla fine non l’ho manco mai capito davvero come sport, neanche sono mai diventato un grande cestista… quindi si, se lasci tuo figlio parcheggiato davanti alla tv a guardare drive in in replica 24h al giorno probabilmente ti crescerà disturbato (come sei disturbato tu che ce lo lasci anche senza averlo visto da piccolo drive in) ma la stessa cosa succede con i cartoni animati di oggi, che sono anche peggio, non so se qualcuno li ha visti… ma lì c’è il ruolo del genitore, che se vuole spegne la televisione, ma una puntata di drive in non ha mai trasformato nessuno in uno zombie, era l’espressione di quell’epoca, di quegli anni, tutto qua. Berlusconi ha cavalcato l’onda ? se non era lui c’era un altro al suo posto. Cioè i 40enni che erano arrapati all’epoca guardandosi Drive In non è che hanno scoperto la loro sessualità così, erano già arrapati da prima 😛 è vero che forse c’è stato un impoverimento del tessuto culturale, ma questo è dovuto al fatto che oggi il diritto allo studio è (fortunatamente) esteso a tutti, mentre prima chi a 13-14 anni non aveva voglia di studiare andava a fare il meccanico, il saldatore, il gommista, etc…, gente con la quinta elementare come i miei nonni, che poi hanno lavorato in fabbrica una vita, oggi invece si pretende da quello che sfortunatamente è meno di brillante di arrivare all’università, ma se lui giustamente è un figo e vuole fare il modello io dico buon per lui.

  2. E il futuro è anche peggio.
    I ragazzini/e di oggi ambiscono a diventare YouTuber e ad avere successo con video fatti in casa sui videogiochi!!!
    Che a saperlo, noi cresciuti nella generazione dei riproduttori ci saremmo limitati alle seghe! 😦

    1. Ambiscono a qualsiasi posizione di “successo facile” in qualsiasi area di loro interesse: minimo sforzo per massimo guadagno.
      Il fenomeno degli youtuber in sè non è tanto più tragico dei blogger sgrammaticati che “scrivono di serie TV”.
      Il problema, secondo me, è che oggi come oggi deve essere tutto “espresso”. Concetti come il talento o risultati ottenuti dopo tanto tempo passato a studiare, impegnarsi, esercitarsi, fallire e riprovare sono totalmente sconosciuti ai più.

  3. A Drive In comunque si può sopravvivere, quello che è stato devastante, l’ultimo chiodo sulla bara della Cultura, imho, sono stati l’avvento dei reality e dei talent, interi programmi e palinsesti tirati sul dal “nulla” e che hanno portato tanti “nessuno” al successo.
    Ecco, quando si è depauperato lo Spettacolo della componente “artistica”, a quel punto sì che la gente ha cominciato a pensare che tutto quello che serve è un provino e magari qualcosa che fa rima con provino.

  4. Ma l’autrice dell’articolo ha mai visto una puntata del Drive In?
    Bah…. quanti luoghi comuni…

    1) Drive In è stato il primo programma che ha portato la satira e lo sberleffo dei potenti in televisione. Tanto vero che Ricci è dovuto andare a farlo in Fininvest perché (all’epoca) gli lasciava più libertà espressiva della Rai.
    Era tutto fuorché un programma che riduceva l’intelligenza degli spettatori.

    2) Le tette e i culi c’erano già da un pezzo in televisione. Anche sulla Rai. Drive In è il programma più famoso di quel periodo e quindi ci si ricorda solo di lui.

    3) Cosa c’entra Raffaella Fico, presa giustamente come esempio di una che ha sta in tv senza avere alcun talento, con il Drive In, dove lavoravano fior di professionisti dello spettacolo?

    1. 1) Guarda, fior fiore di sociologi e storici ed esperti di comunicazione dibattono da anni sull’annosa questione: Drive in era una cacata o un programma geniale? Io, che non sono fior fiore di niente di particolare, penso che fosse una cacata. Tu a quanto pare, no. Dunque?
      2) Sì. Dunque?
      3) Cosa c’entrano i ragazzi sospesi e i loro genitori che protestano? Ed Emilio Fede? E i marò? Se devo rispiegarti tutto il post, o ho fallito io o hai fallito tu.

  5. Il collegamento fra la figa e gli stupidi alla tv (che poi se proprio dovevi parlare di Colpo Grosso e Premiatissima, non di Drive In) e i genitori dei ragazzini che non gli tiran due sberle ma rompono i coglioni a scuola mi sfugge.
    Ci sono mille motivi per cui tu stia tirando fuori questa causazione, dubito che tirerai fuori quello vero, celato dietro “O tempora! O mores!”.

    Se guardavi la tv di quei tempi, ti sarebbe bastato spizzare gli ultimi 25 anni di telegiornali e talk show fininvest/mediaset, non già gli stupidi, avresti notato un pattern riproposto tutti i giorni dalle tre alle cinque volte al giorno:
    1) Gossip come affare di Stato
    2) Milano come metafora del Paese
    3) Narrativa del self made man novello John Galt oppresso dalla legge che distrugge le libertà che colpisce lui la sua famiglia e i suoi colleghi, tutti innocenti perché conniventi con John, che di per sè è uomo di provata morale, o non sarebbe Unto dal Signore Iddio
    3a) Processi giudiziari al moviolone (E questo non ha fatto la cosa X, e gli avvocati di Silvione rispondono al fuoco con controdenunce e ricorsi, e il magistrato Y balla katiuscja coi cosacchi)
    3b) Stocazzo di Milan (non più valido, Mediaset Premium ha comprato i diritti anche di altre squadre)
    3c) Incensazione del datore di lavoro in qualsiasi programma TV (non più valido dopo par condicio, però ora i conduttori invece di far propaganda politica, cagano il cazzo con mediaset premium su qualsiasi programma a qualsiasi ora, tranne mediashopping)

    Concentriamoci sul punto 3 e sul corollario 3a. I figli del genitore-Mediaset sono di provata onestà, e se han sputtanato davvero gli insegnanti era una bravata, e quei professori rossi piddini renzi merda non si devono permettere di toccare i cellulari dei nostri fiòl.

    1. Pensa che una volta su YouTube ho visto un’esibizione di Lucio Battisti in diretta sulla Rai, con uno spettatore che si alzava per fare un’osservazione acidissima a Battisti. Te lo immagini come potrebbe succedere oggi? Che se osi non battere le mani quando te lo dicono loro ti fucilano?

      1. Beh, se non vai lì a far la statua di cera per poi rianimarti a comando su richiesta della voce cavernosa “VAI VAIIIIIIIIIII” di un tizio corpulento e viola, non ti fanno entrare proprio.
        La televisione italiana è sintetica da decenni, ha sfruttato l’urbanistica delle periferie milanesi (Cologno Monzese e Rogoredo) rispetto alla città per rendere inaccessibile la merce al passante o al pagante, è cosa di tutti i giorni portare pullman di gente da paesi più o meno lontani a “fare il pubblico” come richiesto dalla produzione al telequiz o al programma di tivu del dolore, cosa che per la RAI è novità dell’ultimo decennio: prima poteva esserci la mitomania dell’essere visti dalla mamma, ma erano spettatori, talvolta abitanti nei quartieri limitrofi, che andavano ad assistere nei teatri in cui venivano effettuate le riprese. L’effetto “ggente de bborgata” di Forum e Uomini e Donne è ricreato da figuranti e comparse di fiction e film.
        La TV, non solo quella italiana, è un pulpito, non uno spazio di discussione. Ma non penso che ci sia penuria di adepti

  6. Io farei cominciare l’inizio della fine qualche decennio prima. L’ha spiegato bene Umberto Eco in fenomenologia di Mike Buongiorno (estratto del suo “Diario Minimo”). In rete si trova il pdf, vi consiglio di leggerlo, e’ interessante.

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