Non si sa come sia potuto accadere: forse è lo scherzo di un membro dello staff un po’ burlone, o forse, come qualcuno ha commentato, “RUSPA” era una password un po’ scontata; a me sembra in realtà un’enorme occasione sprecata. Io, per dire, avrei lasciato tutto com’era e pubblicato giusto un paio di status come questi:
E neanche questo sarebbe stato un “attacco alla democrazia”. Perché gli attacchi alla democrazia non sono certo un account Facebook hackerato; gli attacchi alla democrazia partono dal negare i diritti agli altri, dall’imporre le proprie idee emarginando ancora di più chi già è relegato ai confini della società, dal togliere libertà sventolando la bandiera di una presunta “sicurezza”, facendo passare l’idea che la giustizia possa essere messa nelle mani del singolo, spargendo diffidenza e odio utilizzando le care, vecchie armi della paura, del nazionalismo e del populismo più becero, lo stesso che porta a dire – guarda caso – “è un attacco alla democrazia” invece che “il team che gestisce la mia pagina ha evidentemente impostato una password del cazzo”.
Quindi il signor Salvini può dormire sereno, che non vedrà nessun pericolo per la democrazia, almeno fino a quando non deciderà di tagliarsi di nuovo la barba e avrà dunque bisogno di uno specchio.
[M.V.]