Un anno fa eravate tutti Charlie. Oggi internet starnazza per la sospensione di un tecnico RAI cui è scappato un “porcoddio” fra gli SMS del pubblico, e su quale sia la punizione migliore per il ragazzo che ha inviato il messaggio incriminato. Mi ricordate che pena è stata prevista per Bertone?
Oggi si parla di chiudere i confini e sospendere Schengen, perché l’ultima strage di migranti non ha avuto foto sufficientemente emblematiche per scuotere le nostre coscienze. No Aylan, no party.
Ma, soprattutto, oggi si punta il dito contro Ilaria Cucchi, rea di aver pubblicato una foto in costume presa dal profilo di uno dei carabinieri indagati per averle ammazzato di botte il fratello.
Che oh, è vero, stiamo parlando di un gesto un po’ antipatico: prendere una foto pubblicata su Facebook e postarla dicendo “ecco, lui ha pestato a morte mio fratello, volevo vederlo in faccia” è davvero brutto, sia perché il processo è ancora in corso, sia perché la foto è già imbarazzante di suo.
Se l’avessero fatto a me (ora che ci penso, in piccolo, l’hanno fatto: ciao Povia, mi manchi) mi sarebbero girati i coglioni. Certo che, se dobbiamo parlare di giramenti di coglioni, ci sono cose ben peggiori, non trovate? Facciamo un esempio.
Mettiamo caso che un agente, Forzo Dell’Ordine, sia indagato per aver ammazzato di botte un ragazzo, e sia da poco emersa in modo un po’ più preciso la dinamica dell’episodio, anche grazie al fatto che Forzo è stato intercettato telefonicamente mentre si vantava delle percosse inferte al prigioniero – “quel drogato di merda” – dandogli una bella dose di forzadellordineria™ anche grazie alla possanza dei suoi pugni manganellati, magistralmente mossi da bicipiti scolpiti e da un fisico splendidamente efficiente nell’arte del pestaggio ai danni di inermi.
Mettiamo anche caso che la dinamica dell’episodio sia emersa solo di recente perché al primo giro di indagini c’è stata un po’ di sbadataggine, fra il PM che dava del drogatello al morto, i giornali che ne parlavano e non ne parlavano, i politici che minimizzavano, e le forze dell’ordine che si davano delle gran paccone sulle spalle, applaudendo quando, per esempio, dei colleghi di Forzo Dell’Ordine venivano assolti nell’ambito di casi analoghi.
Ora, al netto della vicenda giudiziaria, se io fossi un parente del ragazzo morto, mi girerebbero un po’ i coglioni, e sì, forse anch’io vorrei vedere in faccia chi l’ha massacrato di botte, riducendolo a uno scheletro ricoperto di pelle e lividi e ricucito alla bell’e meglio dentro una sacca per cadaveri. Forse sbaglierei a voler gridare a tutti la mia rabbia, cresciuta in mesi di insabbiamenti e insulti, ma ecco: se sentissi il dito di quelli che hanno offeso, seviziato e ucciso un mio parente puntato contro di me, se sentissi la rabbia dei loro difensori a oltranza, se vedessi l’ipocrisia di chi si permette di sputare addosso a me, che ho postato una foto, e non a chi ha picchiato, spezzato e ucciso, col cazzo che chiederei scusa. Rincarerei, probabilmente, con un enorme vaffanculo.
Ma io non sono Ilaria Cucchi, per mia fortuna. Quello che posso fare è, come sempre, riflettere anche su questa vicenda; e – lasciando un attimo da parte quella cazzo di foto e quello sfogo “di pancia” – pensare alla tenacia e alla forza che sta dietro alla voglia di veder emergere la verità, di combattere gli insabbiamenti, l’omertà e diversi poteri che si spalleggiano e si coprono a vicenda.
Alla fine anche questa storia, con Ilaria da un lato e i suoi detrattori moralisti dall’altro, non è niente più che l’ennesimo episodio in grado di sottolineare la differenza fra essere e avere.
Ilaria Cucchi, i coglioni, li ha.
[M.V.]
Edit: è chiaro che “il colpevole” di qualcosa emerge a indagini e – soprattutto – a processo finito. Ma, come detto dalla stessa Cucchi in una recente intervista, gli elementi che ci sono oggi sono diversi da quelli di qualche anno fa e – oltre alla storia delle intercettazioni – il “pestaggio” è stato raccontato da testimoni appartenenti all’arma (così chiariamo anche che i reati li compiono le persone, e non le categorie). Io il garantismo lo capisco, ma non esageriamo, che sennò va a finire che non c’erano testimoni, ma che dico, non c’erano carabinieri violenti di turno, anzi: non c’è stato nessun pestaggio, magari neanche nessun arresto. Il che sarebbe molto bello, se solo Stefano Cucchi fosse ancora vivo.
Ma non ha le mutande verdi in Lycra.
La giustizia spero faccia il suo corso e i colpevoli siano finalmente condannati, come successo per Aldovrandi e spero succeda per Cucchi e Uva e tanti altri casi.
La sorella di Cucchi ha sbagliato nell’abbassarsi al livello di chi la attacca quotidianamente sui social, è una caduta di stile più dettata appunto da un momento di rabbia che da vera voglia di “caccia mediatica”.
Siamo umani, facciamo errori.
E per fortuna ogni tanto a causa dei nostri errori non muore nessuno.
Marco sia chiaro: ho inteso benissimo cosa volevi raccontare e anche il gesto della Cucchi, il mio “siamo umani commettiamo errori”, è inteso a fra virgolette, giustificare e capire cosa ha fatto lei, non certo a giustificare e capire gli autori di un barbaro e insensato pestaggio operato da persone che indossano divise che con le suddette dovrebbero PROTEGGERE e SERVIRCI noi cittadini…
Comunque penso che possa essere benissimo che l’elemento per cui ti agiti, l’intercettazione, sia una furberia di un’imbrogliona che vuole qualcosa di più dal divorzio del marito, perché altrimenti sappiamo tutti che una storia d’amore che finisce, finisce in privato, fra persone civili che non raccontano nulla e se raccontano è la verità. È un’ipotesi.
Penso anche che sia una battaglia persa, se Cucchi è un morto di Stato. È inutile accapigliarsi sulla Cucchi che sputtana il bananito. non ne vedrete manco uno in galera, medici o sbirri o magistrati che siano.