Articolo scritto dalle manine congiunte di Costanza Baldi e Marco Valtriani, con un commento grafico di Cristiano Sili che non voleva ma la vita è ingiusta.
Oggi parliamo della gente che fa schifo non capisce granché le cose.
Ancora di più, parliamo della gente con punte di animalismo buonista che fa schifo non capisce granché le cose.
Ma procediamo con ordine.
Non sappiamo se conoscete il “Progetto Quasi”.
Nel caso, ve lo spieghiamo brevemente, perché – davvero – è qualcosa di speciale.
Il Progetto Quasi si occupa “di animali disabili, anziani, quasi morti, appena tiepidi e sull’orlo del trapasso” (Cit. dalla loro pagina Facebook).
“Quasi” è un cane (il nome completo è Quasi-modo), cane affetto da una sindrome rarissima detta “del cane babbuino a spina corta” (sappiamo cosa state pensando ma no, non è la stessa sindrome di Brunetta). ‘Sta povera bestia ha una scoliosi gravissima, il bacino storto, zampe anteriori più corte rispetto alle posteriori e le vertebre cervicali fuse, quindi ha la mobilità del collo pari a quella di Costanzo (ehi, vi sentiamo! e basta! vi abbiamo già detto che non è Brunetta!).
Il progetto nasce per raccogliere fondi per pagare due interventi chirurgici a Quasi. Un gruppetto di anime buone (ma buone davvero) si organizzano con magliette e spille da vendere tramite la loro pagina Facebook e l’idea funziona.
Quindi, pensano, perché non continuare?
I volontari si smazzano come dannati. Cercano sponsor, organizzano meeting, pizzate, concorsi ecc… Ogni singolo euro raccolto viene utilizzato per togliere dai canili animali disabili o in condizioni di disagio, li mettono in stallo, li curano e gli cercano casa.
(Uguale uguale all’Enpa e le sue case sul Mar Rosso. Ops.)
Va beh, si diceva.
La cosa che colpisce di questa associazione, oltre la dedizione per gli ultimi fra gli animali, è il modo in cui quest’ultimi sono presentati, ovvero con un’ironia dissacrante.
Volete sapere alcuni nomi dei loro “sfascioni” (come li definiscono)?
Mongo, Emoglobino (un gatto FIV+ con la coda montata all’Ikea), Cessica, Girella Motta (il cane che quando si emoziona gira in tondo creando una spirale perfetta), Pisa, Muffa, Rapa e, ultimi non ultimi, Gengis-can (cane a cui hanno dovuto asportare tutti i denti) e Kukident.
Ora, se la loro opera di volontariato non vi ha fatto almeno battere un pochino più forte il cuoricino, dovreste amarli solo per i nomi che danno. Altro che Fuffy, Flaffy, Principessa, Gigino o Piccy.
E questa cosa funziona davvero. Tanti sfascioni che non sarebbero stati guardati mezza volta sono stati adottati grazie a loro. Il potere delle risate e dell’irriverenza ci porterà lontano.
Ma, aimè, si scontra anche contro gli scogli dell’idiozia.
Ed è proprio Kukident a scatenare gli imbecilli.
Kukident è brutto.
È un cagnolino che peserà 6 chili bagnato di cui 4 solo di denti. Che ha in fuori.
Cioè gli sporgono proprio fuori dal muso.
Per capirci, come Alfano (senza offesa per Kukident, che comunque ha lo sguardo più vispo).
La descrizione ufficiale presa dalla pagina è “Kukident arriverà da noi martedì: per l’occasione del carnevale lo hanno travestito da apriscatole di design con un fantastico giubottino moda. Il Fignore della Galaffia (grazie alla fan che ci ha suggerito questa perla), Imperatore Definitivo di Ridicolandia, Guardiano degli Sfascioni e Profeta del Torsolismo”.
Capite perché li amiamo?
Adesso, di fronte a un’opera del genere, secondo voi, chi potrà mai arrivare a rompere le palle, dimostrando di
fare schifo non capire granché le cose?
Esatto: gli animalisti da tastiera!!
Non capendo un cazzo della pagina, del progetto, ma soprattutto della vita in generale, cominciano con i loro commenti carichi di pietismo inutile e minacce di vario genere.
“Perché sfascione? Che epiteto è? Non mi fido di voi! Mi fate schifoooooooo!”
“Ma siete tutti da denuncia…”
“Chi ironizza su degli animali in difficoltà o addirittura disabili deve restare paralizzato.”
Trovate gli screen dei commenti più deliranti sulla pagina Facebook del progetto, sottolineati dall’hastag “#PignaInCulo“.
E’ chiaro, l’ironia evidentemente non è per tutti. Così come non è per tutti, purtroppo, la capacità di comprensione di quanto siano molto più importanti i gesti delle parole (sia per dare un nome canzonatorio oppure usate per un commento su un social) e di quanto sia importante saper ridere e soprattutto far ridere.
Cari decerebrati di merda, il cane (o gatto che sia) non capisce la differenza fra Fuffy e Muffa, reagisce solo al tono di voce e ai rinforzi positivi o negativi che gli arrivano dal padrone e dall’ambiente. Pensate, il vostro cane potreste anche chiamarlo Giovanardi, e lui continuerebbe comunque a vivere felice. Il problema magari è che “Giovanardi” è un nome un po’ troppo lungo per un cane. Ma, d’altra parte, è troppo lungo anche per Giovanardi.
Nonostante un post di spiegazione che uno dei volontari si prende la briga di scrivere, i commenti continuano, i paladini (a parole) dei cagnolini disabili continuano nella loro opera di offese e minacce.
I Paperi sono da sempre strenui sostenitori dell’umorismo e dell’ironia utilizzata per far passare un messaggio o per veicolare un’idea; siamo grandi fan del non prendersi troppo sul serio per rafforzarci e rafforzare i nostri pensieri, soprattutto di fronte al dolore.
Certo è difficile. Spesso noi siamo troppo cinici e caustici, e non ci metteremmo mai allo stesso livello di chi, con l’ironia e facendosi davvero il culo, fa davvero del bene. Ma ce la sentiamo di spezzare una lancia in favore di chi ha avuto la forza, l’intelligenza, l’equilibrio, e la maturità di ottenere risultati strabilianti. Come il Progetto Quasi.
I detrattori da tastiera dimostrano solo, a colpi d’ignoranza e cattiveria, di avere le pigne da qualche parte, che per comodità chiameremo testa. Ma che, lo sappiamo tutti, stanno dove le hanno sapientemente avvistate i ragazzi del Progetto Quasi.
Continuate così, ragazzi.
[C.B. & M.V.]
La cosa ironica: se l’evoluzione valesse anche per gli animalisti integralisti, sarebbero i primi a soccombere, per il loro stesso spirito autolesionista