Sono razzista ma…

A Mosca una musulmana se ne andava in giro con la testa mozzata di una ragazzina gridando “Allah è grande!”.

Ho conosciuto una marea di gente che non era razzista ma avrebbe dato fuoco ad ogni singolo zingaro del pianeta, avrebbe voluto i negri solo in un campo di calcio e le rumene a bordo strada dalle 22.00 alle 6.00. Non so se sia stato per prendere le distanze da questi tolleranti o per natura mia, ma ad un certo punto sono diventato razzista.

Ve lo dico chiaro e tondo: da razzisti si vive meglio. Da razzista è più facile viaggiare comodi, perché puoi dirlo subito che i mezzi non li prendi, pieni di negri come sono; da razzista è anche più facile uscire da quelle situazioni imbarazzanti in cui un cinegro vuol venderti la rosa e tu puoi rifiutare e allentare la tensione con la tua compagna di turno dicendole “le comprerei solo per ficcargliele su per il culo e fargli sputare ogni singola moneta che gli hanno dato i froci dei fiori”; da razzista non devi alzarti la domenica mattina per andare in chiesa perché non vuoi stare in mezzo ad un branco di ipocriti ritardati di merda, e quando vedete che c’è una muslim che se ne va in giro con una testa mozzata non dovete far altro che quello che fate ogni volta che vedete un cane sciolto per strada: cambiate marciapiede.

Dovreste provare: è davvero una vita più facile.

Ma.

Eh sì, purtroppo, come in tutte le storie migliori anche qui c’è un “ma”. E il ma è quello che inficia solitamente l’etica rendendola null’altro che la solita pletora di incoerenze.

Sono razzista ma mi stanno sul cazzo pure i razzisti, sono razzista ma il kebab me lo vado a mangiare, sono razzista ma mi fanno schifo pure quelli della mia razza, sono razzista ma il muratore rumeno lo chiamo, le giapponesine bone mi fanno gonfiare il cazzo, il negro in giacca e cravatta a fare la security da H&M mi strappa un sorriso e i religiosi… no i religiosi continuano a starmi sul culo, ma li lascio fare più che posso senza rompere le scatole, e senza finire in galera.

La verità è che anche da razzista, alla fine, è una vitaccia. Ma si tratta comunque di una vita migliore di quella di un salviniano qualsiasi che: “non sono io, sono loro”, amico mio, no no, sei proprio tu, e pure loro. Ma prima tu. E loro mi stanno sul cazzo, perché sono razzista, pensa quanto fai schifo.

Allah è grande!

Ma se la cava meglio con il kebab che con i rapporti sociali.

[D.C.]

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