Quando il saggio indica la luna, lo stolto porge il culo.

anovantagradi

A volte, a darci l’ispirazione è la grandezza. O l’innovativa visione di qualcuno. O il genio. A volte, invece, è la mole di commenti del cazzo letti a seguito di una frase marginale. Insomma, a ciascuno il suo; le persone ispirate si faranno guidare dalla grandezza della visione di qualche genio, io – che sono una persona di merda – dai commenti del cazzo.

Mi riferisco ad alcune frasi comparse sulla nostra pagina e su bacheche varie a seguito dell’articolo di ieri. Ma non riguardo all’articolo di ieri: la frase più commentata, quasi a voler sottolineare quanto effettivamente funzioni l’agitare un salame in faccia a un vegano, è stata “Volevamo parlare dell’asilo vegano ma abbiamo deciso di aspettare di vedere se succede qualcosa. Perché, purtroppo, abbiamo il timore che qualcosa succederà.

Ho letto un po’ di tutto. Da “si parla di un solo pasto vegano al giorno” (come se fosse credibile che una coppia veg che fa tutta la trafila per dare pasti veg all’asilo poi la sera si metta a cucinare una fiorentina per il figlio), a “invece di occuparvi dei bambini vegani malnutriti dovreste occuparvi di quelli onnivori obesi, che sono di più” (come se le due cose fossero minimamente paragonabili per cause, effetti ed estensione), fino all’aberrante “siete delle merde perché vi augurate che succeda qualcosa di male, così potete fare polemica”.

Eh, no, troppo facile leggere A e capire B, presi dalla foga di volersi indignare e incazzare perché ci si sente offesi. A parte che ovviamente se siete persone normodotate che nutrono e curano il figlio in modo sensato non ce l’abbiamo con voi neanche se mangiate sassi e sterpi, c’è un abisso fra augurarsi e temere. Quando leggiamo di qualche coglione che, per seguire una fede o una convinzione di qualche tipo, muore perché non si cura o, ancora peggio, lascia ammalare e magari morire il proprio figlio, il sentimento della rabbia è solo conseguente a quello della tristezza, e in nessun caso c’è la minima traccia di soddisfazione. Poi, se non l’avete notato, questo è un sito che sfancula a nastro. Se siete rimasti turbati, vi rimandiamo alla nostra dichiarazione d’intenti.

Solo nell’ultimo anno ci sono stati diversi casi di malnutrizione infantile in famiglie vegane; se da un lato per i primi due anni è normale che un bambino non mangi derivati animali (il latte della mamma ovviamente non lo é, ma non lo sono neanche i latti artificiali usati a quell’età), quando inizia lo svezzamento nutrire un bambino senza derivati animali è molto difficile e, in qualche modo, rischioso se non fatto con la testa. Questo perché, e so già che mi romperete i coglioni ma pazienza, la dieta vegana può essere nobile quanto volete, ma ha bisogno di accorgimenti, integrazioni e attenzione per non diventare dannosa; e se questi danni sono tollerabili per un adulto, non lo sono per un bambino in via di sviluppo.

Secondo l’American Dietetic Association svezzare un bambino con una dieta vegana è  possibile, devono però essere messi in piedi regimi alimentari attentamente controllati, stilati da pediatri specializzati, in concomitanza con integratori alimentari. Solo che spesso (come nel caso del bambino di Firenze), il problema non è la dieta vegana tout court ma l’atteggiamento anti-medico dei genitori, per cui la dieta viene fatta “a braccio”, il piccolo non viene controllato da un pediatra, né – figuriamoci – vaccinato o protetto dalle prime malattie; la cosa, accompagnata alla carenza vitaminica, può essere devastante: per dirne una, ad oggi non ci sono  fonti vegetali sicure riconosciute scientificamente per la vitamina B12, e il mancato uso di un integratore può causare gravi danni (lasciando perdere sterili polemiche su quanto sia “naturale”, termine da me odiato ma tanto caro ad alcune frange di erbivori, una dieta che ha bisogno di un integratore per tenerti in piedi). Da qui il timore, e ripeto timore, che all’allargarsi del veganismo anche alle fasce d’età più basse non segua di pari passo una cultura corretta dell’alimentazione, e che si presentino sempre più casi problematici.

Ribadiamo: il problema non è la dieta vegan in sé, figuriamoci: ognuno è libero di mangiare quello che vuole. Il problema è quando il veganesimo diventa alla stregua di una religione, viene messo in pratica a cazzo di cane, e si accompagna a pseudo-cure olistiche per malattie anche banali, all’antivaccinismo più becro e alla lettura dei fondi di caffé come strumento diagnostico, cosa che – purtroppo – accade molto di frequente.

Un’ultima considerazione. Ho detto che ognuno è libero di mangiare quello che vuole. Ognuno. Anche gli onnivori. Anche se a voi non va bene, amici vegani. Non pensiate che io non mi sia mai infiltrato in gruppi vegan, ho visto le teorie strampalate che si passa certa gente, i linciaggi contro i “carnivori assassini”, gli auguri di morte a uomini, donne e bambini, roba da prendere certa gente a calci nel culo finché non vomita l’intestino. E purtroppo, dato che questi soggetti sono i più chiassosi e attivi, questa è l’immagine che la persona media ha del “vegano medio”, ossia uno che messo accanto a Cruciani fa risultare normale Cruciani. Quindi, amici vegani “moderati”, invece che continuare a spaccare il cazzo agli “onnivori”, iniziate a isolare i disadattati, i violenti, i cazzari dalle vostre fila: poi, magari, riprendiamo a parlare.

[B.K.]

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