Organi d’informazione diversamente qualificati.

Oggi, il Fatto Quotidiano ha riempito la Canna Quotidiana con qualcosa di troppo forte, e se n’è uscito con questa perla:

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Che è una cazzata. L’ultima di una serie messa in piedi da blog, giornali, attivisti, e in generale da chi parla a cazzo di cane del referendum sulle trivelle che in realtà non è sulle trivelle. Siccome è da qualche tempo che mi girano i coglioni in modo particolarmente violento quando sento puttanate, vediamo di fare un po’ il punto.

Il 17 Aprile si vota per il referendum relativo “all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”, una dicitura in grado di uccidere la leggibilità di questo post più del fatto che lo sto scrivendo io.

Allora, partiamo dalle basi. Votare a un referendum è un diritto. Astenersi, pure. Altrimenti chi si astiene verrebbe multato: per la Costituzione italiana votare è un “dovere civico”, parte di quel dovere di solidarietà politica di cui parla l’art. 2, ma non è prevista nessuna sanzione per chi non va a votare (“e grazie al cazzo”, mi verrebbe da aggiungere). Altrimenti non sarebbe un diritto, ma un dovere tout court. Quand’è che un cittadino non va a votare? Quando, di fronte a un quesito, decide che la cosa non gli interessa o non ha un’idea precisa, e quindi decide che non può occuparsene lui e rimette la questione nelle mani del Parlamento. Oppure perché il partito che vota gli ha detto di non farlo (un po’ come quelli che non hanno capito una mazza ma vanno a votare per lo stesso, identico motivo). Ma che sia per menefreghismo, faziosità o umiltà, poco importa; parafrasando Frankenstein Junior, “si può fare”.

Qualsiasi politico o schieramento dichiara più o meno apertamente la sua posizione, e questo – checché ne dicano gli amici del Fatto – non è reato. Il Testo Unico delle Leggi Elettoriali non dice che un pubblico ufficiale o un soggetto investito di pubblico potere non possa dire la sua, dice che è punibile penalmente chi, “abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse si adopera a costringere” o a “vincolare” a votare (o non votare) in un certo modo. Qui nessuno sta abusando di nulla o costringendo chicchessia, quindi quella del Fatto Quotidiano è una cazzata abissale. Senza se e senza ma. Oltretutto, Renzi non ha detto “fate così”, ha detto “spero che le cose vadano così”, che è diverso.

Questo, lo dico a uso e consumo di qualche decerebrato, non vuol dire che Renzi sia un santo o che lo scorporamento del referendum dalle elezioni amministrative non sia stata una mossa bastarda, per carità, solo che – statece – Renzi ha detto una cosa che, anche se non la condividete, è assolutamente legale.

Oltretutto, sulle “trivelle” ho sentito un tale mare di cazzate che il tanto temuto disastro ambientale mi pare che, più che nel Mediterraneo, sia successo nel cervello di qualcuno.

Comunque vada il referendum non ci saranno nuove trivellazioni vicino alla costa, che sono già vietate dalla legge 208 del 28/12/2015, semplicemente alcune fra le piattaforme esistenti, indipendentemente dalla presenza o meno di materiale da estrarre, non potranno chiedere il rinnovo delle concessioni, continuando a lavorare. Non verranno smantellate, rimarranno lì a fare da tappo. E no, le trivellazioni non causano danni ambientali rilevanti a meno che non siano non a norma (in quel caso è un reato, non è la trivellazione in sé, è il fatto che viene fatta a cazzo di cane). E no, le trivellazioni non provocano terremoti, porca madonna, smettete di leggere i siti sulle scie chimiche e tornate alle elementari perché siete delle cazzo di capre di merda.

(Se volete un riassuntino scritto bene, e con meno parolacce, l’ha fatto Davide Valentini: leggetelo qui. E leggete anche il resto di quello che scrive, che male non vi fa.)

Questo referendum, mettetevelo in testa, non c’entra un cazzo con le trivelle, ma non solo, c’entra il giusto anche con l’ambiente in sé, è una questione che è molto più politica che ambientalista. Lo scontro fra le lobby delle estrazioni e le lobby ecologiste è solo marginale rispetto al peso politico, tant’è che la mossa di Renzi di far votare “a parte” è una furbata tanto meschina quanto evidente, al pari dello spingere verso il sì con motivazioni farlocche del fronte opposto. Il punto di questo articolo è un altro: smettetela di gridare all’attentato alla Costituzione e alla democrazia ad ogni pisciata di farfalla.

Chi vuole il ha le sue ragioni, chi vuole il No pure, chi spera nell’astensione anche, e sono ragioni in primis politiche, in seconda istanza economiche, e solo infine di natura ecologica. Mi sta sul cazzo chi passa il tempo a provare delegittimare chi ha idee diverse dalle proprie sparando stronzate, diffondendo notizie false e allarmismo a caso. A maggior ragione quando si tratta di testate giornalistiche, anche se in questo caso più che un organo d’informazione mi ricordano un organo preposto all’evacuazione.

[M.V.]

3 risposte a "Organi d’informazione diversamente qualificati."

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