Elezioni: il PD cambia l’acronimo in “Prestazione Deludente”.

elezioniOgni volta che si vota, il mio divertimento massimo sta nel cercare di capire chi ha vinto davvero, a dispetto delle dichiarazioni dei vari partiti, che seguono un rigoroso cliché: il PD dice che ha perso anche se ha vinto, il M5S dice che ha vinto anche se ha perso, SEL (o come si chiama adesso quel che resta della sinistra) dice che ha vinto (ma sta parlando della Grecia), Salvini dice che anche se non ha vinto comunque hanno vinto quelli che voleva che vincessero e Berlusconi minaccia di tornare in campo per una ventina di minuti, finché l’infermiera non lo riaccompagna in camera. Il Nuovo Centro Destra sta ancora cercando di capire come sono andate le Europee e perché figurano ancora come partito di Governo. Adinolfi, se qualcuno se lo stesse chiedendo, si è fermato allo 0,6% e si spera torni nel nulla ideologico da cui proviene.
A questo giro, però, il cliché si è rivelato abbastanza fedele alla realtà, tanto da farmi chiedere cosa diranno stavolta i leader dei vari partiti. Perché il Movimento 5 Stelle incassa due risultati importanti (la Raggi favoritissima a Roma e la Appendino che strappa il ballottaggio al PD a Torino) e sarebbe assurdo minimizzarne il successo; il PD tiene a Cagliari, ma arranca su su Milano, Torino e Bologna ed esce di scena anche a Napoli: più che Partito Democratico a questo giro cambierei l’acronimo in Prestazione Deludente. Salvini sorride molto ma ha poco da gioire, e il centrodestra – una volta tanto – appare profondamente diviso, privo di idee in grado di fare presa e di leader degni di questo nome. “Adesso sapete come ci si sente”, ha commentato Cuperlo.

L’affluenza in calo ma non in picchiata è un dato importante soprattutto in vista del referendum costituzionale. E l’aver rischiato di non arrivare neanche al ballottaggio a Roma dovrebbe far vibrare i peli del culo di Renzi: col ballottaggio a Torino e Milano in bilico, essere estromessi dal ballottaggio nella Capitale sarebbe stato un colpo davvero duro. Comunque vada, dopo i risultati definitivi sarà difficile per il premier minimizzare, anche considerato che i candidati di Roma e Milano li aveva scelti proprio lui.

Insomma, bisogna ovviamente aspettare i risultati dei ballottaggi, ed è chiaro che l’attenzione è concentrata sui tre casi – così diversi fra loro – di Milano, Napoli e Roma, ma comunque la situazione apre scenari interessanti: cosa farà il PD per gestire la crisi? Renzi si rimangerà la promessa “mi dimetto se non passa il referendum costituzionale”? Come finirà a Milano, decisamente spaccata in due? Cosa riuscirà a fare la Raggi a Roma? Il programma nebuloso offre un vantaggio indubbio in fase elettorale, ma può rivelarsi un boomerang devastante (i dubbi su “come” il programma verrà attuato non sono pochi). Napoli si conferma una città particolare, nel senso che è l’unica grande città in cui un candidato di sinistra surclassa il proprio equivalente “moderato”: riuscirà la sinistra-sinistra a sfruttare questo (isolato) successo?

Versione breve per i pigri: i cinquestelle colpiscono dove possono sfruttando il centrosinistra in calo, mentre il centrodestra staziona in corsia d’emergenza, sperando che nel frattempo non sopraggiunga qualcuno della lega.

Ci si risente dopo i ballottaggi.

[M.V.]

2 risposte a "Elezioni: il PD cambia l’acronimo in “Prestazione Deludente”."

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