Sono davvero in pochi a fare battute che facciano davvero ridere sulla questione brexit. Dev’essere perché, a conti fatti, non c’è davvero un cazzo da ridere.
O forse perché la situazione è così seria, complessa, e con conseguenze così imprevedibili che risulta difficile fare battute che non scadano in un becero pressapochismo.
Per fortuna io, pur non capendo una sega di economia, politiche internazionali ed equilibri di mercato, ne so tantissimo di becero pressapochismo. Dunque eccomi qua.
L’Inghilterra esce dall’Europa, la borsa di Londra crolla, seguita da quelle asiatiche. Ma l’UKIP – fra i principali promotori della brexit – ha la soluzione. Basta che l’inghilterra possa accedere al mercato unico senza tariffe aggiuntive. E una fettina di culo, Nigel?
Secondo fonti solo di pochissimo per nulla attendibili è questo punto che Mario Draghi si è girato verso i suoi collaboratori più stretti e ha chiesto come si dicesse in inglese “puppami la fava”.
Ve lo ricordate l’UKIP? I fascisti inglesi, gli alleati di Grillo in Europa. Grillo che, peraltro, potrebbe trovarsi al centro di una piccol(issim)a rivolta interna proprio sulla questione Europa (e uscita dall’Euro), visto che uno dei suoi fedelissimi, ossia Claudio “Byoblu” Messora, ha notato come siano cambiati tutti i post del blog dell’ortottero che parlavano di uscita dall’Europa, modificati in modo da risultare “in riga” con l’attuale posizione dei vertici a cinque stelle – assai più moderata della precedente – che è stata adottata, stranissimissimamente, senza consultare la base del Movimento. Sempre stranissimissimamente, l’articolo di Byoblu non compare, a differenza di molte altre volte, sul blog-sede-di-partito dei cinquestelle. Com’era quella cosa che uno vale uno?
Stavamo dicendo? Ah, sì, la brexit. Ovviamente non mi metterò ad analizzare tutte le conseguenze (sono in grado a malapena di capire le analisi fatte da gente che ne sa, e non parlo neanche di quelle più articolate, ma di quelle coi disegni), anche perché “chi sono io per giudicare?” (cit.)
Mi preme invece puntare il dito su una questione: si è parlato molto, nei giorni pre-referendum, di come le schede referendarie inglesi siano molto più semplici delle nostre. Nella fattispecie, agli inglesi è stato chiesto di uscire o meno dall’Europa così:
Che, in effetti, è semplice. Secondo me, un po’ troppo. Vivo nella convinzione che niente è semplice. Soprattutto in politica. Semplificare è una delle parole d’ordine del nostro tempo ed è, sempre in my humble opinion, il motivo per cui sta andando tutto a puttane. Badate bene, non parlo di ridurre la burocrazia o l’abuso del legalese, per carità, ma proprio del pretendere di capire e giudicare senza approfondire. Si semplificano i discorsi su medicina, economia, lavoro, immigrazione. Si riduce tutto ai minimi termini, perdendo di vista le sfumature, gli effetti a lungo termine. Mi chiedo, con un approccio del genere, cosa diventerebbe il referendum costituzionale prossimo venturo.
Perché, allo stato attuale delle cose, il livello del dibattito è questo. “La Costituzione non si tocca!” “Siete contro il cambiamento!” “W Renzi!” “Renzi dimettiti!” “È l’uomo la vera bestia!”.
Si parla, poco e male, delle conseguenze dell’eliminazione del bicameralismo perfetto. Ma non c’è solo quello. E la riforma delle Regioni? Che conseguenze ha il rimettere nelle mani dello Stato l’ambiente, la gestione di porti, aeroporti, trasporti e navigazione, la gestione della produzione e distribuzione dell’energia, le politiche per occupazione, sicurezza sul lavoro e ordinamento delle professioni? Potrebbe essere un bene come un male, è una cosa di cui discutere, che ne dite? E l’abolizione del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro? Chi ne farà le veci? Nessuno? Era un organismo obsoleto oppure no? La riduzione del quorum per i referendum se chi li propone supera le 800.000 firme, è giusta o no? Non c’è il rischio che solo 300.000 persone in più facciano “pesare troppo” il voto di una fetta troppo piccola di potenziali elettori (più o meno quelle 300.000 firme abbasserebbero il quorum di circa 10 milioni di potenziali votanti). È un bene? È un male? Perché?
Quanti elettori inglesi hanno votato “con coscienza” e quanti per schieramento, ossia volendo sostenere o affossare Cameron, votando de panza mossi da questo o quel pregiudizio, dal nazionalismo, o dal filo-europeismo? E quanti hanno realmente in testa, con precisione, le possibili conseguenze dell’uscita dall’Europa o del suo contrario?
Parallelamente, quanti pensano alla questione della riforma della Costituzione ragionando nel merito della stessa, e quanti invece voterebbero sulla base della simpatia o dell’antipatia verso l’attuale Governo, che poi è il risultato ultimo dell’estrema semplificazione della questione?
Non lo so, non lo so davvero, ma sinceramente ho paura di conoscerla, la risposta a questa domanda. Spero di sbagliarmi, ma ho sinceramente un po’ di paura che la tendenza a semplificare sia difficilmente invertibile e che, soprattutto, ci stia portando verso un baratro bello profondo. Stiamo semplificando un sacco, vero. Ma la realtà non sarà più semplice solo perché lo vogliamo noi, né sarà più bella o benevola perché ci piacerebbe che lo fosse.
Rimarrebbe da dare un’opinione sulla brexit. Ma ehi, ve l’ho detto: so un cazzo io. Facciamo la prossima volta, ok?
Buon fine settimana a tutti.
[M.V.]
Una risposta a "Anarchy in the Uk"