Conto dispari.

intramuscolo

Provengo da una famiglia dove le donne sono sempre state estremamente “avanti” rispetto agli anni in cui vivevano.
Soprattutto in quella di mia madre.
Nella sua famiglia erano le donne che mandavano avanti il podere, aravano il campo, governavano le bestie, le uccidevano e le “conciavano”, oltre ad occuparsi dei conti, dei figli e della casa. I miei genitori mi hanno cresciuta con il mantra “sii forte, fiera e indipendente soprattutto economicamente”. Uomini e donne avevano e hanno, in parole spicciole, ognuno il proprio ruolo e nessuno è inferiore all’altro. Oh, per quei “tempi” era una rivoluzione, altro che ’68.

Mia nonna paterna, per dire, fa propaganda all’inseminazione artificiale esclamando: “oh, non c’hai manco bisogno di sposarti. Vai lì, scegli come lo vuoi e zac, in 5 minuti fatto tutto. Sì beh, togli un po’ di divertimento, ma pace”.

Ecco, per farvi capire. Mia nonna è più avanti di tanta gente della mia età.

Insomma, son cresciuta a pane, porchetta e femminismo (suvvia, passatemelo che ora va di moda infilarlo ovunque… no, no, ok, non vi fate venire la giugulare gonfia, cambio parola: uguaglianza, va bene?).
Oggi, rispetto a 30 anni fa, non dovrebbero esserci più particolari discriminazioni nate dal sesso dell’individuo. Vivere in un periodo storico dove la parità fra gli individui è sbandierata, voluta, fatta vessillo da molti, dovrebbe essere una figata. Vivere in un epoca dove una donna è donna anche senza figli e marito è una conquista grossa. Essere libera di decidere se essere una casalinga o una donna in carriera senza essere giudicata, liberatorio; ancora di più se si pensa che oggi anche un uomo ha libertà di diventare un casalingo.

Bello, no?
No, un cazzo.
Perché gli stereotipi rimangono e saltano fuori nelle piccolezze della vita quotidiana.
In questi giorni sono andata al mare con il mio compagno e sabato ci siamo fermati a mangiare al ristorante dello stabilimento balneare.
Si ride, si scherza, si arriva alla cassa e tiro fuori il portafoglio per pagare.

Il cassiere esplode in una risata ed esclama: “bello lui, che viene al mare e paga tutto lei!”
Decido di optare per la risposta più diplomatica e alternativa rispetto al più calzante “…e ‘sticazzi?”, ossia: “embè, abbiamo voluto la parità, no?”
“Ah, sì, sì…” risponde il ristoratore con il tono un po’ afflitto “ma da parte della mia metà non c’è ancora questa parità”.
Ora, non è certo la prima volta che qualcuno ci fa questa battuta (di merda).
Per esempio, qualche volta, orari permettendo, raggiungo il mio compagno sul suo posto di lavoro e pranziamo insieme. A volte pago io, a volte lui. Quando pago io, il cassiere – tutte le stracazzo di volte – se ne esce con un “ooooh bello lui che fa pagare la donna, così si fa!!”
Dio lupo. Hai rotto il cazzo.
No ma seriamente, eh.
Ho sulla lingua un “oh, ma se ti prude tanto, il pranzo te lo offro pure a te, eh.”
Senza contare che, se invece paga il mio compagno, pare che il cervello del ristoratore sia in grado di cancellare selettivamente quel singolo episodio, pronto a resettarsi in favore della battutina imbecille al conto successivo.

Ma come, non siamo per la parità, per l’uguaglianza?
Non lottiamo, giustamente, per avere stessi stipendi, stesse possibilità di carriera, stesso riconoscimento sociale?
Quindi cosa c’è di strano se io donna, che lavoro e vivo insieme al mio compagno, pago il conto per entrambi? Essendo adulti, tutte le spese sono divise e non stiamo certo a tenere il conteggio con il pallottoliere.

Forse per qualcuno che una donna paghi è inconcepibile, un po’ come per Salvini è inconcepibile che dei negri “profughi” possano andare in vacanza. Neanche se la vacanza l’hanno vinta. Neanche se quella vacanza l’hanno vinta con un concorso per presepi, cioè quella stessa roba con cui Salvini ci ha stracciato i coglioni per mesi.

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Insomma: sono giorni che discutiamo (e stracciamo i coglioni) sui social se sia giusto o meno usare la declinazione al femminile di determinati termini “sindaca/avvocata/medica”, riempiendoci la bocca di giustizia sociale e riconoscimento della donna, quando nel viver comune non posso neppure pagare un pranzo senza che una battutina di merda svilisca sia il mio uomo che me.

È inutile che si usino termini politicamente corretti come “sindaca” se poi una donna che paga il conto suscita ilarità spicciola e offese più o meno velate.

(Ah già, ma io non sono una donna. Forse sono un’anomalia in quanto ho “la testa mezza rasata e bevo birra”, citando uno dei tanti seguaci rincoglioniti di Adinolfi)

Sembrano fatti di poco conto, lo so, ma si parte con lo storcere la bocca di fronte ad un conto pagato da una donna, si prosegue con l’additare l’abbigliamento succinto di una ragazza come inappropriato o provocante e si finisce a votare il Popolo della Famiglia.

O a giustificare un gruppo di ragazzi che stuprano una coetanea, dicendo che loro hanno fatto una bravata e lei è solo una troia. No, non sto dicendo che sono la stessa cosa, ma sono tutte piante nate dallo stesso seme, quello che fa vedere la donna come qualcosa di inferiore, un oggetto, un trofeo.

Alla faccia della parità.

[C.B.]

12 risposte a "Conto dispari."

  1. scusa ma sono uno di quelli che appena sente parlare di femminismo…mi sale la pressione.
    Giusto per non entrare troppo a gamba tesa: siete voi donne le prima ad essere un pò confuse sull’argomento…perchè, da quello che dici, pare effettivamente che tu sia coerente con la voglia di uguaglianza che sbandieri, la maggior parte delle donne invece si incazza se il compagno non paga, non apre la porta..ecc ecc tutte cose sacrosante ma che sottolineano la differenza tra i due sessi (che imho c’è ed è stupido cercare di far finta che non esista).
    ergo: volete la vera uguaglianza o accettate il fatto che uomini e donne sono diversi e quindi il concetto di uguaglianza è quantomeno farlocco?

    1. Mi sfugge il nesso tra il fatto che ci siano donne che portano avanti atteggiamenti che sottendono una mentalità maschilista e una ipotetica differenza organica tra individui di sesso maschile e femminile, inoltre non vedo come questa correlazione possa dimostrare che la parità dei sessi sia qualcosa di sbagliato ma magari il mio problema è che anche io spesso offro cene e bevute…

      1. aspè…per capirci: farsi aprire la porta o offrire da bere è favorire un atteggiamento maschilista? e perchè allora non cercate di allinearvi voi tutte donne prima di rompere i maroni ai maschi? (scusa la schiettezza) o quantomeno siate oneste e ammettete che se la cosa non è condivisa da voi donne tutte evidentemente non gli si possono affibbiare le stimmate della guerra santa…soprattutto se la guerra la fate agli uomini (nel tuo esempio il cassiere che magari nella sua vita ha avuto a che fare solo con donne “maschiliste”)
        comunque chi può dire se la parità dei sessi è giusta o sbagliata? uno può essere d’accordo o no ma il concetto di giusto o sbagliato è talmente vago da non avere senso…giusto o sbagliato in base a cosa? alla legge? alla natura?

  2. “la maggior parte delle donne etc etc” … quindi, presumo saresti d’accordo col dire che “la maggior parte degli uomini” puzza, non si lava abbastanza, mette il calcio di fronte a tutto, è pelosa, piscia fuori dal vaso, rutta, non sa cucinare ed è Bob l’aggiustatutto con la pancetta.
    … no?
    Io conosco un sacco di donne a cui girano i coglioni se apri loro la porta in quanto maschio – ma va benissimo se gliela apri perchè sei un essere umano, sei gentile e sei davanti a loro. E se loro sono davanti a te, te la aprono loro.
    Poi ci saranno sicuramente le persone cagacazzi, ma quelle esistono di tutti i sessi e di tutti i formati.
    Ci sono anche gli uomini che si incazzano se è la donna a pagare il conto, o ad aprire la porta. Loro invece vanno bene? Sono una forma estremista di galanteria?
    E poi; la parità è un diritto, non qualcosa che bisogna dimostrare di volere.

    1. si, se dobiamo parlare per stereotipi si..la maggior parte degli uomini è pelosa, mette il calcio davanti a tutto ecc ecc (il non lavarsi onestamente no…ma forse in questo ha ragione goldie nel commento sotto)
      però l’irrazionalità che volevo fare emergere è proprio questa: spiegami per favore come fai a distinguere uno che ti apre la porta perchè è uomo da uno che lo fa perchè è gentile (che poi una volta la galanteria nei confronti della donna era solo un modo virile di dire di essere gentili..pare ora che sia invece simbolo di maschilismo…boh)

  3. Sono alla cassa di una sagra da qualche giorno. È bello vedere le ragazze che smentiscono xenat78. Si vede che ognuno sceglie chi frequentare 😊
    Lo dico da donna che sa aprirsi la porta e paga i conti a turno col proprio compagno, un po’ come le altre ragazze che frequento…

    1. giusto per chiarire che è facile saltare a conclusioni: io e mia moglie abbiamo sempre diviso tutto, ovviamente anche i conti…ma questo non mi ha mai impedito di essere galante con lei quando l’occasione lo permetteva e sicuramente lei non si è mai sentita sminuita come donna.
      ps prima che scriviate altre cazzate tipo il “velatissimo” giudizio sulle persone che frequento…non fate lo stesso errore con mia moglie visto che è scomparsa da poco e per citare un noto film…io vi troverò! (ovviamente scherzo ma per favore evitate se possibile)

      1. Mi spiace moltissimo per la tua perdita, e mi scuso se il mio commento ti ha offeso. Per quanto riguarda il merito del mio commento tu parli di “maggioranza delle donne” che si incazzarebbe se non ha la cena pagata, e nel mio ambiente, semplicemente, non lo vedo accadere mai. Quindi mi pare evidente che frequentiamo persone diverse, anche se per te questa è solo una cazzata… Il fatto che il mio compagno paghi la cena è un atto di galanteria nei miei confronti che non mi fa sentire svilita, e mi piace poter pagare la cena a lui con lo stesso spirito, senza per questo dover sentire ogni volta commenti. È così strano?

      2. no, non è strano anzi. sicuramente nella mia esperienza influisce l’aver vissuto tanti anni in sicilia dove questo tipo di atteggiamento è più radicato…ma il mio intento non è sminuire l’uno o l’altro comportamento, è solo cercare di fare emergere quella che io vedo come una contraddizione del femminismo che vuole portare avanti delle lotte per le donne senza considerare che non tutte le donne le condividono.
        ps grazie per l’empatia…e non c’è bisogno delle scuse, ho scritto quella parte proprio per prevenire eventuali offese, probabilmente ho sbagliato ma quando si affrontano argomenti del genere…beh, sarà uno stereotipo anche questo ma molte femministe non sono molto delicate nell’esporre le proprie argomentazioni…

    2. Credo che tutti i movimenti portino in se’ delle contraddizioni, soprattutto quando cercano di contrapporsi a tradizioni radicate. Non sono mai stata femminista, e sono portata a pensare che il femminismo oggi non esista più ma è innegabile che nella generazione passata abbia avuto il merito di “liberare” le donne da tutta una serie di sovrastrutture sociali. Per come la vedo io, il fatto stesso che ci siano donne che non condividono certe lotte, come tu sottolinei, è comunque una “vittoria” nell’affermazione della propria personalità: tornando al solito esempio banale del conto al ristorante, io che voglio pagare la cena posso farlo, esattamente come può farsela offrire la donna che preferisce certi gesti. Quello che provoca fastidio, e spesso innesca reazioni “femministe”, è il fatto che il primo comportamento generi quasi sempre dei commenti da parte di estranei, e ti posso assicurare che quando succede una volta, o due, o tre, sorvoli, ma quando capita tutti i santi giorni, e magari da parte delle stesse persone, diventa davvero irritante. Le “lotte” sociali, alla fine, non dovrebbero servire ad “imporre” un nuovo modello, quanto a rivendicarne l’esistenza e la dignità, e a dare agli individui in nome di cui si lotta la possibilità di scegliere la direzione che preferiscono. Imho, ovviamente 🙂

      1. No, non si arrabbia nessuno, tranquillo 🙂
        C’è libertà di linkare, qui, a meno che non sia palesemente spam, e non è certo questo il caso.

        Mi fa sorridere, però, tutta la discussione nata e sviluppatasi intorno a termine “femminismo”; e mi fa sorridere che contro il femminismo (che a tua detta è estremista di per sé) tu risponda con una articolo di Fabrizio Leone, che per quando possa essere divertente da leggere in piccole dosi è una delle persone più estremiste che conosco.
        Molte femministe estremiste non sono molto delicate nell’esporre le proprie argomentazioni, è vero.
        Però esordisci dicendo “siete voi donne le prima ad essere un pò confuse sull’argomento”, ma poi confondi l’uguaglianza a livello di diritti (che è quello di cui stiamo parlando) con l’uguaglianza biologica (che nessuno sano di mente proverebbe a negare); e ti chiedi se sia giusto o no che due esseri umani abbiano pari diritti. Ecco, se io fossi, dei due esseri umani, quello con meno diritti, un po’ le balle mi girerebbero a sentire questi discorsi.

        Comunque, è una bella discussione quella che è venuta fuori, e mi farebbe piacere dire due parole.

        1) Il femminismo non è intrinsecamente estremo o estremista. Il femminismo nasce come movimento per la parità politica, sociale ed economica tra i sessi. In sostanza sostiene che il sesso non dovrebbe essere una discriminante quando si tratta di stabilire i diritti di un cittadino. Come ogni movimento (da quello LGBT a quello per la desegregazione dei neri) ha al suo interno frange estremiste, ma le idee che lo animano sono assolutamente logiche, a meno che tu non sia maschilista (che, a differenza del femminismo, non è un movimento con una storia ben precisa e idee strutturate, ma un atteggiamento, proprio di chi crede che l’uomo sia superiore alla donna). Femministe estremiste e rancorose ce ne sono, ma questo non rende il femminismo estremo di per sé. Così come ci sono un sacco di animalisti estremisti, ma non per questo è estremista di per sé chi lotta per i diritti degli animali. Peraltro, mi preme far notare come il termine “femminismo” nell’articolo sia stato utlizzato in una frase semi-seria in cui, in virtù dell’abuso nei confronti del termine stesso, viene “sostituito” con la parola “uguaglianza” proprio per non far andare il sangue alla testa a qualcuno. Evidentemente senza successo.

        2) Sul femminicidio c’è una confusione enorme (anche nell’articolo di Leone). Si parla di femminicidio nel caso di violenza esercitata sulle donne “in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”. La legge introduce una serie di aggravanti (che quindi aumentano la pena per chi delinque) nei casi di violenza domestica oppressiva, di stalking e simili, e una serie di servizi gratuiti a tutela della vittime e dei figli delle stesse. Dire che la legge pone a livelli diversi l’omicidio di uomini e donne è semplicemente falso: la legge dice che è un’aggravante se vengono compiuti delitti in nome di una discriminazione di genere di stampo patriarcale, che non è la stessa cosa. Non è previsto il contrario perché in Italia non c’è un’impostazione matriarcale, nessuna donna uccide il marito “perché deve stare muto, sottomesso e al suo posto” come conseguenza di un’impostazione familiare ai limiti del medievale. In sostanza no, non credo che l’articolo che citi sia “condivisibile”, perché fa cherry picking coi dati e poggia su una base estremamente traballante: la frase “l’omicidio di una compagna è punito più severamente dell’omicidio di un compagno” è semplicemente falsa, vale solo se sussistono le aggravanti di cui sopra. Dici che sono aggravanti sbagliate?

        3) La violenza delle donne sugli uomini, domestica e non, è un altro problema, di ordine diverso (che origina anch’essa dal maschilismo, ma con dinamiche opposte), di cui abbiamo parlato anche noi (qui: https://nonsiseviziaunpaperino.com/2014/09/28/violenza/ e qui: https://nonsiseviziaunpaperino.com/2016/02/08/disparita-fra-i-sessi/).

        4) Esistono donne che non vogliono “pari diritti”? La soluzione è semplice: i diritti li mettiamo, chi non li vuole non ne farà uso. Non è che perché alcuni gay non sono interessati al matrimonio allora non parifichiamo i diritti di etero e omosessuali. Tanto non credo che una donna che vuol essere trattata come una principessa o un angelo del focolare faccia fatica a trovare un maschietto che l’accontenti, ma questo coi diritti delle donne c’entra un po’ poco, non trovi?

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