L’Oscar del romanticismo da spiaggia

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Se ad Oscar Wilde avessero detto che un giorno sarebbe finito a didascalizzare le vostre cosce al mare, avrebbe optato per l’oftalmologia come il padre. Tant’è.

Rieccoci nella versione estiva di questa rubrica stura social.

I film e i cartoni animati che abbiamo guardato da piccoli, ci hanno insidiato la mente di un inverecondo numero di bugie, soprattutto legate al suggestivo centro emozionale costituito dal paesaggio-marino-estivo.

Che so, eravamo tutti convinti che durante il tramonto in spiaggia, il sole che colava a picco diventasse quindici volte più grande, come se il potere dell’orizzonte lo avvicinasse di almeno 49.597.870,691 Km, rendendolo super partecipe della nostra storia d’amore, che vedeva la sua dichiarazione più bella sulla spiaggia al tramonto. Quando mai. Quello che va a picco è lo stesso normalissimo pallino che ci ha tolto uno strato di pelle di giorno. Diciamo pure che l’aggressività solare degli ultimi anni ci rosola a tal punto che quando lo abbiamo di fronte al tramonto lo guardiamo con occhi di sfida, la nostra faccia è mono espressione perché la pelle tira tutta in modo bastardo, e di dichiararci non ce ne fotte un cazzo.

Eravamo tutti convinti che al mare, pronti a vigilare sulla nostra incapacità branchiale, ci fossero corpi maschili estratti dal marmo, affiancati da un paio di tette abnormi e sodissime con una donna attorno. Entrambi ben eretti su una torretta. Stronzata epocale. Al massimo le spiagge più serie ci propinano la versione panzuta di Capitan Findus, in coppia con una camionista lesbica che al posto delle tette ha la versione deluxe del pettorale maschile. Entrambi seduti su una sediolina di tela da 9,90 alla Lidl.

Eravamo tutti convinti che al mare, d’estate, per qualche misterioso ma assolutamente magico motivo, il cosmo ci avrebbe sbattuto in faccia l’amore della nostra vita. Certo. Peccato che in spiaggia, l’unica cosa che il destino ti sbatte sempre in faccia, è il cazzo di Super Tele dei bambini a fianco. I più fortunati rimediano una scopata notturna sulla spiaggia, che non è mai come nei film, perché sui lettini in carta vetrata, peraltro pieni di sabbia, con una normalissima posizione del missionario ti scartavetri la schiena in modo irreversibile, e subito dopo ti saluti per sempre.

Ok. Ma adesso c’è Facebook, e in qualche modo ci dobbiamo riprendere l’autostima e i sogni infranti. Quando siamo al mare, al mondo bisogna comunicare che il mare è dannatamente romantico, incantato, e che la nostra vacanza è qualcosa di talmente invidiabile, che l’unica didascalia possibile per convincere tutti è “io non torno più. A tal proposito, amici, non fate promesse che non potete mantenere, visto che tornate ogni cazzo di volta e ci dobbiamo scialacquare otto settimane di depressione da rientro e venticinque album di tramonti/fiori/piedi in acqua.

In quale modo l’utenza social tenta di riappropriarsi della romanticheria da mare&spiaggia? Ecco le mosse più popolari:

la magia delle ombre: quante volte, al tramonto, la vostra fidanzata vi obbliga all’immobilismo, perché si accorge delle vostre ombre vicine e carine sul bagnasciuga? E vuoi non farci un set da postare subito-subito? Uomini, coraggio. Del resto, pensate a quelli che sono violentati psicologicamente per fare l’ombra di un cuore con le braccia in pieno giorno…

– il Kissone sulla guancia: eh sì, anche questa è prerogativa del tutto femmina (non accusateci di maschilismo ma di realismo, che chi scrive qui è donna). Parliamo del romanticissimo selfie, con lei che stampa bacio sulla guancia del moroso di turno, con annesso trasferimento di olio solare alla cannella che lo renderà, nelle ore successive, più simile a una fettina panata che a un uomo. Attenzione: il moroso che si deve prestare a questi selfie dell’ammore, è lo stesso che se si avvicina a baciarla mentre lei prende il sole, si becca un urlo agli ultrasuoni tipo “LEVATI MI TOGLI IL SOLEEE” o “HAI IL COSTUME BAGNATO MI SCHIZZI CRETINOOO”. Ma è giusto che agli amici di Facebook, almeno una volta al giorno, arrivi la prova che in vacanza è tutta una sintonia particolare.

– il romantico giro in barchetta: questa pratica, di solito proposta dagli uomini in uno slancio post prandiale di romantica euforia, s’infrange sul disastro economico post Euro che ancora paghiamo caro. Così, quello che sarebbe stato un invidiabile giro con rematore al servizio, da postare per far vedere ai colleghi che #questasìcheèvita, #ciaone, trasfigura nel classico, spossante, bordellosissimo giro in pedalò. E non sarà nemmeno quello con scaletta e scivolo, ma il classico biposto che imbarca acqua da tutte le parti. C’è la crisi. La vera beffa? Che lei fingerà spudoratamente di pedalare, mentre lui, tutto sudato, con sistole e diastole a puttane, dovrà sorridere a ogni suo urletto ultrasonico “AMOREEE, SELFIEEE”.

L’inverno lavorativo è stancante, certo, ma le ferie, da quando ci sono i social, sono la vera rotture di palle. Coraggio, passa tutto.

Sturate, gente, sturate.

[M.C.]

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