Pensieri sparsi, ma malamente esposti, di Marco Valtriani.
Ieri, alla Festa dell’Unità di San Miniato, un imprenditore toscano ha aggredito il Presidente della Regione Toscana prima verbalmente, poi fisicamente, rovesciandogli addosso un secchio di letame e spingendolo a terra.
Come mai? Per una questione di maiali.
L’uomo, Giovanni Cialdini, alleva suini. Recentemente, l’imprenditore ha avviato nel suo podere nei pressi di Corazzano un centro di macellazione islamica (che non c’entra niente con l’Islam, è semplicemente un metodo per mattare i maiali). Purtroppo l’uomo vorrebbe che il suo centro avesse dimensioni importanti, ma non ha le autorizzazioni per un centro di quel tipo così grosso: le attuali norme igienico-sanitarie non consentono la macellazione islamica se non per una quantità di capi molto inferiore a quella desiderata dall’allevatore. L’uomo, prima di attaccare Rossi, ha accusato il Presidente e la Regione di non averlo ricevuto, di non ascoltare le sue ragioni, di non risolvere il suo problema.
Ora, che la situazione sia frustrante per Cialdini è chiaro, ma se c’è una regola va rispettata. E non è certo aggredendo fisicamente l’interlocutore che le cose miglioreranno: la violenza non risolve un cazzo nulla, anche se qualcuno ancora fatica a capirlo.
Purtroppo ho avuto la malaugurata idea di andare a leggere i commenti degli utenti di Facebook sotto la notizia dell’aggressione, sia sulla pagina di Rossi che sui giornali locali. A fianco della (comprensibile) solidarietà nei confronti dell’aggredito, spuntano come funghi commenti il cui tenore è “ben gli sta, a Rossi, la doccia di merda”. A occhio e croce, pur trattandosi di una questione suina, più che porcini questi funghi mi sa che sono passilli involuti: funghi dall’aspetto normale, ma caratterizzati da una pericolosissima velenosità da accumulo, con effetti molto vari e imprevedibili e decisamente poco salutari sul lungo termine.
Quest’odio verso l’altro – non importa se si parla dell’altro sesso, di un’altra razza, di un altro orientamento sessuale, di un’altra fede o di un altro partito – è tristemente noto a chiunque bazzichi un po’ internet, dove la cattiveria esplode senza freni e i bassi istinti trovano un appagamento almeno virtuale: si dice quel che non si può fare, insomma. Finché qualcuno non lo fa davvero, quel qualcosa, e allora sono cazzi.
Oh, io lo capisco che le regole rompono i coglioni, ma no, non puoi pisciare sulla scrivania del tuo capo ufficio, non puoi andare a caccia di rom col fucile, non puoi scoparti le minorenni anche se ti attizzano. Non puoi, ci sono delle leggi che lo vietano e che se lo fai ti fanno un culo tanto; pure io, che normalmente sono non violento, ogni tanto avrei voglia di prendere a sberle gli antivaccinisti: ma non lo faccio, perché ci sono delle regole che mi dicono che se lo faccio vado in galera. E giustamente: l’antivaccinista pagherà le conseguenze di quello che fa, ma non per mano mia, non è un mio compito e non sta a me giudicarlo.
Ma il problema, secondo me, è che si è persa la percezione del perché le regole ci sono; non si vede il miliardo di casi in cui queste ci tutelano, si percepiscono solo le leggi che ci ostacolano; e – ancora peggio – si è persa completamente l’empatia: ognuno vede solo i propri problemi, che sono gli unici degni di nota, gli unici che andrebbero risolti anche a discapito degli altri; e se le istituzioni non si occupano immediatamente e nel modo voluto di questi problemi scatta l’ira, la voglia di vendetta, di violenza. Violenza di solito semplicemente urlata, ma sempre più spesso espressa, emergente, eversiva.
Badate bene, non parlo di discutere animatamente. Sono l’ultimo che si può lagnare, in questo senso: qua sopra siamo spessissimo irriverenti quand non rudi, sarcastici ai limite della maleducazione, arroganti e incazzati insieme. Ma si cerca sempre di avere argomenti logici da portare avanti in mezzo alle battutacce, e senza giustificare mai il crimine o il sopruso. Perché il rischio è quello di lasciarsi andare a pensieri pericolosi, pensieri per cui fare violenza, godere delle disgrazie altrui o negare diritti sia accettabile. Pensieri cupi, in cui un reato, magari brutale, viene percepito come giusto.
Siamo arrivati al punto in cui si applaude, si appoggia, o magari si pensa di fare quello che, se venisse fatto a noi o a qualcuno che ci sta a cuore (o che semplicemente sosteniamo) ci farebbe incazzare come bisce. Eppure non è un concetto difficile da capire: se la merda l’avessero rovesciata in testa a te, come avresti reagito?
“Ma io non me lo merito, lui sì”, è la risposta classica. Non te lo meriti? Sei sicuro? Non hai mai trattato a cazzo nessuno? Non hai mai bloccato nessuno parcheggiando in doppia fila? Non hai mai detto al meccanico che no, la fattura non serve? Non hai mai infranto nessuna regola a discapito di qualcuno?
Lui se lo meritava, e tu no? Può darsi, e ovviamente sei libero di pensarla come vuoi, gioisci pure di un secchio di letame tirato in testa a qualcuno. Ma tieni in conto che non sei solo: prima o poi qualcuno ragionerà esattamente come te, e il prossimo a meritarsi una secchiata di merda potresti essere tu.
[M.V.]
Tutto quello che hai scritto può stare perfettamente in piedi.
Quello che hai dimenticato di dire è che un cittadino, qualsiasi cittadino, ha diritto di poter essere “ricevuto” in udienza da chi sta (o dovrebbe stare) su quella poltrona al servizio del cittadino… e non dell’amata poltrona.
Dico questo perché, come medico responsabile di un servizio in un ospedale di provincia in Liguria non ebbi la possibilità (malgrado ripetute richieste) di essere ricevuto dall’Assessore alla Sanità (comunista). Il problema era grave ed era la conseguenza di “leggi” o “regolamenti” nuovi che mettevano in pericolo la pelle della gente. Chi aveva fatto certi regolamenti aveva pensato solo al borsellino e non al benessere del cittadino.
Termino dicendo che se il cittadino è portato all’esasperazione ha quasi diritto di comportarsi male. È necessario che TUTTI I GOVERNANTI si mettano in testa che sono al servizio del cittadino.
Buon pomeriggio.
Quarc
Vede il punto è che lei ha rispettato una regolare PRASSI (ossia chiedere un’incontro privato istituzionale), il signore qua sopra ha deliberatamente voluto cercare un’occasione per scatenare zizzania perché le risposte ufficiali non erano state di “suo gradimento”.
Mi è sembrato di aver capito che lui ha tentato (invano) un colloquio col Governatore della Regione.
Buona Notte.
Quarc
ha tentato, ma il fatto che non gli abbiano (al momento) concesso un colloquio, non l’autorizza a fare quel che ha fatto
Non si deve in nessun modo diventare violenti e maleducati. Ribadisco però che, chi sta nella “Stanza dei bottoni” è lì per servire il popolo e non deve neppure essere arrogante. Se un cittadino ha un problema deve essere ascoltato il più presto possibile, nello stesso modo come un malato che arriva al Pronto Soccorso non deve essere abbandonato su una barella (salvo catastrofi).
Il cittadino che paga le tasse deve ricevere dei Servizi.
L’Assessore che non mi ascoltò si comportò in modo delinquenziale perché dimostrò di fregarsene della pelle dei cittadini, Il Presidente della Regione Toscana, che si sarebbe comportato male non capendo l’urgenza di un cittadino, ha ricevuto “quella merda materiale” che lui credette di poter scaricare “in modo metaforico” (non avendolo ricevuto) sul cittadino.
Certe cose non si fanno!… ma sembra possano succedere.
Buona Domenica.
Quarc
Non sono sicura che il “diritto a essere ricevuto” debba essere una cosa così universale e sacra, che altrimenti gli amministratori pubblici non dovrebbero fare altro che fare udienze, considerato il numero di gente che vorrebbe essere ricevuta per vedersi risolti i propri problemi.
Una cosa è una rivendicazione di ordine pubblico, ad esempio la sua nell’interesse dei pazienti e quindi essere ricevuto dall’autorità aveva un senso. Ma io allevatore che per mio esclusivo interesse vorrei avere un’esenzione dalle regole vigenti, devo essere ricevuto per forza? Per me non ti dovrebbe neanche saltare per l’anticamera del cervello di andare dal politico di turno a “presentare il tuo caso”. E se il politico ti lascia fuori dalla porta amen, si deve occupare dell’interesse della collettività, non del tuo particolare.
A parte questo, si torna al cuore dell’articolo: non è in discussione se Rossi “se lo meritasse” o meno, un gesto del genere non deve proprio esistere.
Il discorso sta diventando di lana caprina, e, l’ho scritto: “Certe cose non si fanno”.
Sono molto contento che Gabriella dica la sua, ma non datemi del lei, dato che, dopo un certo numero di anni, ho imparato che qui sui blog ci si dà del tu.
Indipendentemente dalla puzzolente cacca, gli Amministratori della nostra beneamata Repubblica si sentono dei “padreterni” e bisognerebbe che si ricordassero che se sono su quelle poltrone è perché hanno chiesto il voto per mettersi al servizio della comunità.
È questa la ragione n° 1, e cioè la presunzione degli Amministratori, che mi ha spinto a emigrare… dove c’è più rispetto per il cittadino.
Sono italiano e piango al pensiero di come viene trattata l’Italia dai suoi Amministratori.
Grazie Gabriella per il tuo graditissimo commento.
Buona giornata.
Quarc