Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi.
Ognuno di noi ha un livello di discussione, o più spesso un argomento, che una volta toccato spegne la sua illuminazione, chiude le porte al raziocinio, schianta i neuroni come fossero nel trailer di The Happening. Per alcuni l’argomento è uno e ben celato, per altri si tratta di una fila che nemmeno le prostitute sulla Salaria.
Per un razzista è l’immigrazione.
Per uno di sinistra è qualsiasi altro di sinistra.
Per una mamma è “essere madre” e, secondariamente, “bambini”.
Per un vegano è la pace degli altri essere umani.
Per un grillino è tutto.
Per me è la frangetta corta.
Per un laziale è Lotito. E l’immigrazione.
E così via.
Tranne Piero Angela.
Per gli individui soggetti all’attacco del proprio argomento sensibile, che per sensibilità chiameremo “argomento merda”, le discussioni improntate in modo diverso dalle proprie convinzioni sono un affronto all’essere creature umane, un motivo sufficiente ad estrarre la bestia per combattere la bestia. Ad esempio un articolo mal scritto è bastato a far dichiarare a una lettrice dei paperi “il corpo è mio e ci faccio quello che voglio io“, con un piglio a metà tra la fine degli anni ’60 e Hannibal Lecter.
È così che un individuo qualsiasi si trasforma in un benpensante da tastiera.
L’indignazione così spesso non è legata all’insostenibilità civile di certi comportamenti, avvenimenti o gestioni, bensì alla mera espressione di concetti di qualsiasi qualità. I benpensanti della tastiera inizierebbero una guerra per un “argomento merda” alzato al bar dei blog, anzi spesso lo fanno, con il loro fucile da ventisei lettere e segni di punteggiatura a volontà. Ma per fortuna o purtroppo, i benpensanti da tastiera sono anche quelli che con il loro comportamento assecondano o peggio sostengono lo status quo; ossia lo stesso che denigrano o che permette l’origine degli “argomenti merda”.
Ad esempio i razzisti che assumono stranieri sottopagati, i comunisti che non mangiano bambini, le madri che lasciano i propri figli urlare al cinema, i vegani che non attaccano la terra, i grillini che poi sono italiani 100%, i laziali che esistono, e così via.
Nulla toglie che un benpensante da tastiera possa essere nella vita una brava persona per la maggior parte del tempo, ma quando la maggior parte della vita che spendiamo con la maggior parte delle persone è attraverso una tastiera, il rischio che il mostro c’ingoi e ci rivomiti è altissimo, la qual cosa può creare una serie di reazioni “anafilattiche” a catena, portando praticamente ogni argomento ad essere un “argomento merda”: dalle cicciottelle del tiro con l’arco a l’ultimo kamikaze, da gli atti osceni in luogo pubblico alla necessità di un controllo demografico, dalla ruspa alla crisi economica, da Totti bandiera del calcio a Candreva mercenario.

Altro effetto, dato da questi attacchi praticamente acritici, superficiali o da branco, è quello di portare gli spettatori a mettere in dubbio la posizione della ragione, fino a pensare di dover difendere dei cretini solo in conseguenza dell’aggressione da parte di una mandria di altri cretini, assumendo posizioni che non rispecchiano la reale volontà del moderato, bensì una reazione che costringe allo schieramento anche là dove la lotta sarebbe proprio su di un altro pianeta.
Non per nulla è da considerare anche il rischio di generare del poderosissimo benaltrismo. – Cioè, vi incazzate per le “cicciottelle” quando quelle non hanno vinto un cazzo e chissà quanto ci sono costate solo di colazioni?
Ovviamente più l’asticella di un argomento è bassa, maggiore sarà il numero di benpensanti che attirerà, poiché ognuno arriva dove può, pur tentando qualche slancio su argomenti “un po’ oltre” ma troppo ghiotti per rinunciare.
E credo che questo sia il terreno di genesi per il populismo e il motivo per cui generalmente le persone più equilibrate non riescono ad accettare il grillismo se non come forma patologica; nonché il motivo per cui il grillismo sta dominando.
Questa volta non ci sono un suggerimento o una morale, che non potrebbero essere altro che un assist per il buon Petrelli. C’è semplicemente l’amarezza per il fallimento del contatto tra persone che, come vittime di un esperimento, chiuse nella stessa rete si comportano nella stessa maniera ma parlano fino a schiantarsi per qualsiasi motivo.
Così si vive on line l’attesa della prossima provocazione per esplodere idiozia, frustrazione e odio.
Ma non è l’attesa della provocazione essa stessa provocazione?
Sono come me, ma si sentono meglio.
Conclude il buon Frankie hi-nrg, ma di questo non sono più tanto convinto.
[D.C.]
I miei “Argomenti Merda” sono quelli che mi hanno fatto smettere di andare su facebook, in quanto mi causavano un “nazismo cieco” con conseguenti flame inopportuni…