Non è un posto dove si fa sesso senza gemere, né è proprio il silenzio della ragione che comunque batte i piedi, si tratta solo di come il “primo mondo” stia abusando dello strumento della comunicazione.
Avrete notato, o magari no, che i paperi non hanno scritto una parola riguardo la sciagura del terremoto e tutta la merda che vi si sta formando attorno. Vi garantisco che non è perché non ce ne freghi un cazzo, ma c’è momento e momento, e in questo momento parlarne è quasi peggio che pregare.
Questo momento di silenzio, anche riguardo a un tema così vivo e sentito, mi ha portato a riflettere sul già paradossalmente decantato valore del silenzio. Un valore a cui noi stessi spesso, anzi regolarmente, rinunciamo, un valore la cui rinuncia, moltiplicata per tutti i frequentatori della rete, diventa una fiera di esposizione di QI versione tanga, cromosomi extra e diagnosi mancate che nemmeno una mostra canina dei freak.
Sembra banale ma pare che ci sia davvero una relazione tra il tempo impiegato a pensare e il risultato di quanto viene espresso.
Questa forma di libertà, unita allo sconsiderato aumento demografico e alla visone della cultura come bene superfluo, ci sta offrendo una visione della più innata, infantile e primordiale natura umana attraverso uno degli strumenti più sofisticati che l’umanità abbia creato. E credo che questo sia stato possibile solo perché 25 anni fa, alla nascita di internet, non c’era Facebook.
Stiamo entrando in un medioevo 2.0, in cui l’ignoranza diventa elemento legante della società, talvolta persino senza il supporto, pur importante, della religione. La resistenza al cambiamento è così forte da trainare la storia indietro fino a far diventare Salvini un politico, Magalli un eroe e Zaza un rigorista.

L’egocentrismo affianca l’economia come filosofia dominante, l’immagine del proprio corpo, il suono della propria voce, le parole dei propri testi, sono lo specchio distorto del proprio valore, elementi il cui unico senso è quello di esistere, elementi che danno valore senza avere valore. Ma un valore senza valore è un post su Facebook, è una foto su Instagram, è un tw… naaaa, ma chi usa twitter davvero?
Così la voglia di emergere dell’individuo lo mette in fila sulla Salerno-Reggio Calabria della notorietà, riuscendo solo a partecipare alla formazione di un enorme e viscido serpentone d’idiozia.
Generalmente sotto forma di pagine Facebook utili solo a far scrivere noi di pagine Facebook.
D’altra parte non è al lettore dei paperi che posso chiedere di limitare la propria esuberanza, la cosa non farebbe che lasciare ancora più spazio a quelli che se ne sentono offesi, lasciando loro credere di essere rimasti soli al mondo e consolidare l’idea che siano gli immigrati negri a liberare le scie chimiche che trasformano i nostri alimenti negli ogm che fanno diventare i nostri cuccioli cavie per la vivisezione carnivora con cui Big Pharma realizza i farmaci con cui ci avvelena aprendo la strada all’ISIS.
Però, parlare un po’ meno e ficcare un po’ meglio (in ogni senso) potrebbe essere una buona cosa. Un campanello che suoni solo quando è arrivato il pacco dal corriere verrà ascoltato con più attenzione di uno del portone accanto ai testimoni di Geova.
Campagna per la sintesi degli interventi sui social.
[D.C.]
Un affettuoso saluto al volto del più intelligente ridicolo offerto alla nostra infanzia: ciao Gene.