La copromerite (dal greco “κόπρος“, merda, e “μερίς”, pezzo facente parte di un insieme) è una sindrome che colpisce uomini e donne di ogni età e ceto sociale, trasformando persone apparentemente normali in un branco di stronzi senza possibilità di redenzione.
Spesso accompagnata da violente crisi di proctopsia (da πρωκτός, culo, e ὄψις, faccia), in Italia colpisce a tutti i livelli, spesso originando vere e proprie epidemie. La sindrome, estremamente subdola, colpisce una fetta della popolazione, per esempio gli utenti di un social network (o gli alunni di una scuola, o gli impiegati di un’azienda) ma miete in realtà una sola vittima per volta, quasi mai affetta da copromerite, che si suicida per la pressione sociale esercitata dai malati.
La malattia si diffonde a causa di un malato, che mette online qualcosa che non avrebbe dovuto, per esempio un video. A questo punto interviene un qualche catalizzatore, qualcuno alla ricerca disperata di click, un blog, un sito, o magari un giornale
e così parte una gara alla presa per il culo, allo sberleffo; la cazzata iniziale – perché sì, si tratta di una cazzata – diventa un incubo per chi l’ha commessa. Fino al tragico epilogo.
Non è il primo caso, ovviamente. Che una massa di bulli si accanisca contro qualcuno, perché finito (più o meno per propria colpa) nel video sbagliato o in foto imbarazzanti, o semplicemente per qualche elemento che da perculatorio diventa discriminatorio o ossessivo. Sempre l’anno scorso una quarantenne di Castelfranco Veneto si è tolta la vita per la vergogna in seguito alla pubblicazione di foto un po’ osé da parte di una testa di cazzo. Nel 2013 una ragazza di 15 anni, ubriacata e ripresa mentre vomitava circondata dai compagni in atteggiamenti sessualmente equivoci, si è uccisa per la vergogna. E si perde il conto se si aggiungono gli episodi bullismo i casi di copromerite aventi come vittime gay, persone in sovrappeso, disabili e via dicendo.
Ok, basta cazzate.
Di come ci sia una fetta della popolazione che anziché dare il giusto peso alle cose non riesce a tenere a freno il pulsante del mouse, specialmente se si tratta di infierire, ne abbiamo già parlato QUI.
Vorrei però puntualizzare come ci sia un po’ troppa gente che non si rende conto di essere parte del meccanismo.
Partiamo dal presupposto che uno che mette online un contenuto infamante senza il consenso della vittima (che sia o meno compreso un reato nell’equazione) è una merda. Senza giri di parole: è una merda, e basta.
Ma anche chi deride e condivide evitando accuratamente di empatizzare con la vittima ma simpatizzando coi carnefici, anche se non è una merda intera, ne è un discreto pezzo.
Davvero è così difficile capire la differenza fra qualcuno che si mette al centro dell’attenzione volutamente e per fare scandalo – come può fare un Povia con le sue cazzate a metà fra complotto e ritardo – e una persona vittima di una leggerezza e, soprattutto, dell’altrui cattiveria? Davvero non si riesce a vedere il mondo per sfumature, ma solo per bianco\nero, per cui tutto è perculabile, anche quando produce un grave danno?
Fammi capire, ci sono decine di casi di preti pedofili, e tu vai a ridere dietro a una ragazzina che potrebbe essere la figlia del tuo vicino di casa? Com’è che nell’angolo finiscono sempre i più deboli? Sarà mica che sei un pezzo di merda?
Hai condiviso sghignazzando una cosa del genere? Sei un pezzo di merda.
Hai commentato con battutine pungenti? Sei un pezzo di merda.
Hai pensato “se l’è cercata”? Sei un pezzo di merda.
Non è tanto la risata che puoi esserti fatto nel privato al primo impatto con un qualsiasi evento, che sticazzi, non sto dicendo di non ridere delle cose ridicole. Certo, poi magari fermati a pensare. E poi magari fermati del tutto, prima di contribuire a rovinare la vita a qualcuno.
Perché in una società sana la vita rovinata ce la dovrebbero avere gli stronzi che umiliano, non gli umiliati, le cui disavventure private dovrebbero restare private, e in caso di diffusione a fare la parte del coglione non dovrebbe essere chi è dentro il video o la foto, ma chi è coglione davvero, ossia quelli che soffrono, a qualsiasi livello, di copromerite.
[B.K.]
3 risposte a "Copromerite."